La Lega Ddr

Salvini, lo zingaro. Bossi scuote il partito, lui fa il tour per sezioni

Carmelo Caruso

I vecchi leghisti si associano mentre la Lega pensa alla lista dei ministri. Andrea Ostellari tra i papabili per "ricompensare il Veneto". A Bergamo non si trovano candidati segretari

E’ il viagra dei leghisti “decorati”, Matteo Salvini come il sildenafil. Lo ha fatto tornare eretto a Umberto Bossi, Bobo Maroni, Mimmo Pagliarini, Roberto Castelli… Trecentoquattro anni insieme. Stanno fondando comitati, correnti, associazioni. Sono i nuovi Enrico Toti del nord, l’eroe che urlava: “Nun moro io!”. Inseguono Salvini con le stampelle. C’è chi ha arterie otturate, chi i polmoni guasti e chi l’occhio guercio. Non si fermano. Le loro carrozzine sono più veloci della sua autoblù. Indossano canotte e bevono grappa. Al Consiglio federale, previsto per oggi, il “segretario”, per “ricompensare” il Veneto,  potrebbe indicare come futuro ministro Andrea Ostellari, un veneto che il Veneto detesta. Giovedì sera, a Saronno, Salvini si presenterà di fronte ai militanti. A Seriate, sabato, un’altra assemblea. Intende girare l’Italia che ha deluso. Farà il rom, lo zingaro, l’alternativo nomade.


Si chiama “Comitato nord” ed è la prima corrente nella storia della Lega. L’ha fondata Bossi, sabato sera, ma l’operatività del comitato è affidata all’europarlamentare Angelo Ciocca e all’ex segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi. Era da agosto che Bossi ci ragionava. A chi lo chiamava ripeteva: “Non capisco più quale sia il progetto della Lega. Non voglio tornare al partito del nord ma voglio un partito che riprenda i valori del nord. Dobbiamo essere l’alternativa dei 5s per il meridionale che vuole fare impresa e che non si accontenta del Rdc”. Dice Marco Reguzzoni, uno che nella Lega di Bossi aveva un ruolo, che “ancora una volta Bossi si è sacrificato. E’ il ruggito di un leone al posto dell’occhio della tigre”. Dicono che dietro Bossi ci sia Reguzzoni ma lui nega: “Non ho la tessera della Lega ma mi piacerebbe avere un partito come la vecchia Lega”. E’ chiaramente un’operazione per infiammare l’animo della base, per riscaldare il cuore. A Bergamo, non si trova più un segretario disposto a candidarsi alle provinciali.

 

In consiglio regionale lombardo ci sono già  tre leghisti da “comitato nord”. Uno è Federico Lena, l’altro è Roberto Mura, un altro ancora è Antonello Formenti. E’ possibile che il “campiere” di Salvini in regione, Fabrizio Cecchetti, possa espellerli. Questo sabato ha spedito ai militanti una lettera firmata “Cek” dove straparlava di “giornalisti di regime”. Da due mesi, Cecchetti gira la regione che non ha mai percorso in un anno. Lo fa con autista e lo condivide con Eugenio Zoffili, una specie di segretario aggiunto lombardo, il campione che Salvini aveva dislocato in Sardegna, con il ruolo di commissario. Se Zoffili fosse rimasto ancora nel suo ruolo avrebbe fatto scappare i sardi in Corsica. Nei territori accade di tutto. Ci sono potentati, piccole ganghe. In Veneto, il partito è nelle mani, scadenti, di Alberto Stefani, Massimo Bitonci e Ostellari. A Padova, durante il lookdown, si è verificato qualcosa di singolare. Quando  ogni attività politica era sospesa, non si sa come ma, improvvisamente, si sono iscritti 400 leghisti. Nella Lega, le tessere sono ancora qualcosa di serio. Si diventa tesserati dopo la militanza. Servono almeno sei mesi. Successivamente il commissario provinciale fa un esame. E’ un sistema rigido che è stato scompaginato quando si è deciso di aprire il partito ai transfughi. Uomini di altri partiti, consiglieri comunali, sono entrati in Lega senza fare esame, senza essere militanti. La crisi territoriale della Lega nasce così. Se un leghista che si impegna viene scavalcato da un piccolo signorotto  è chiaro che il suo umore scende. Abbandona.

 

Poi ci sono quelli costretti a lasciare perché non sono vicini al capo. Toni Da Re, europarlamentare, baffo e militanza, è stato segretario della Liga dal 2015 al 2019. Ha dovuto lasciare sapete perché? Perché la Lega, in Veneto, alle europee, era “scesa”, e si dice scesa, al 48 per cento. Oggi la Lega, nella stessa regione, ha perso quasi 35 punti ma il suo commissario, Stefani, è in procinto di essere  valorizzato. Salvini lo vuole nominare responsabile degli Enti Locali, al posto di un giovane promettente come Stefano Locatelli. La Lega è piena di persone valide e lo diciamo sempre troppo poco. Si prenda ancora la Lombardia. Il partito aveva fatto un investimento enorme, e lui per primo, su Guido Guidesi. Lo hanno mandato via da Roma (era deputato) per aiutare Attilio Fontana (un altro che se solo Salvini fosse intelligente chiamerebbe venti volte al giorno). Salvini ha preferito Cecchetti. La Lega è cambiata anche nel bere. Beve come gli arricchiti. Marco Cremonesi, l’Erodoto della Lega, giornalista del Corriere della Sera, lo potrebbe raccontare.

 

In Calabria, il parlamentare Domenico Furgiuele, per festeggiare l’elezione, ha stappato una bottiglia da 500 euro di Champagne Gran brut Jeroboam. Lo hanno preso in giro pure i militanti  sul suo profilo social. Non è questa la Lega. Ce n’è ancora un’altra che sarà cercata casa per casa, raccontata fino allo sfinimento. E’ una Lega che pur scalcagnata, e piena di mali, ha già dato una lezione a chi, con la sua complicità, consente a un segretario, politicamente fallito, di restare alla guida. Oggi un leghista è costretto a pronunciare questa frase: “Ammiro un uomo come Enrico Letta, un uomo che con dignità, con il 19 per cento, si è fatto da parte”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio