Mario Draghi all'uscita dal Consiglio dei ministri di giovedì (Ansa) 

Draghi vede nubi all'orizzonte: pesa l'incertezza politica 

Carmelo Caruso

“La situazione richiede un clima di consapevolezza e credibilità”, dice il premier. Varato il dl “Aiuti-bis”. Tensione con Franceschini

Da oggi diventa premier emerito, l’assente che sarà presente, l’altro, “l’immeritato”. Sorprendendo tutti, partiti, ministri, Mario Draghi ha deciso di parlare alla stampa da presidente “corrente” per celebrare l’ultimo dei suoi Cdm “robusti”, il Cdm “eredità”. 15 miliardi di euro spalmati tra bonus, taglio cuneo fiscale (1,6 miliardi) conguaglio per pensioni e poi anche riforma del penale. 40 articoli da esaminare. I ministri sono rimasti seduti a Palazzo Chigi oltre due ore. La conferenza annunciata slittava e slittava. Draghi tardava ad arrivare tanto che i giornalisti con aria di festa dicevano “eh, che è? Si è dimesso un’altra volta?”.

 

Quando si è presentato era radioso ma “preoccupato”.  Il provvedimento, raccontava Draghi, era, “ancora straordinario”, e Daniele Franco “che lavoro che hai fatto, quasi quattro finanziarie senza ricorrere a scostamento, eh”. Draghi non ha nascosto che “all’orizzonte ci sono le nuvole”. E cosa sono le nuvole? “Caro vita, inflazione, caro energia, e l’incertezza politica e geopolitica. Le previsioni per il futuro sono preoccupanti. Bisogna difendere la ripresa che c’è stata”. Ha anche detto una volta per tutte cosa sia l’agenda Draghi: “Significa credibilità e dare risposte pronte. Credibilità internazionale alta. Come l’Italia l’ha avuta oggi”.

 

Sembrava non finisse mai. E’ stato uno dei Cdm più lunghi di sempre. Lo ha animato Dario Franceschini, il ministro della Cultura, l’eternità del Pd, che è già in campagna elettorale. Durante il Cdm ci sarebbe stato un confronto accesso su una norma che riguardava opere sul territorio. Franceschini si batteva per “valutare l’impatto ambientale” per ripristinare l’enormità di potere dei sovrintendenti. Sono tutti i veti che Draghi insieme al ministro Roberto Cingolani (lo cercano già all’estero per offrirgli un lavoro, altro che doppio mandato) ha provato a smontare in questi mesi di governo. La conferenza prevista si è allargata alla fine, negli ultimi minuti, a un altro partecipante. Presente era anche il “soprasegretario” Roberto Garofoli (“il più bravo di tutti” lo ha definito il premier; ma cosa aspettano i partiti seri a dire “continua a fare quello che stavi facendo”?).

 

Ci sono ministri che hanno portato a casa pezzi di agenda Draghi. Il solito Giancarlo Giorgetti (10 miliardi per tv nelle zone montane) e poi Andrea Orlando, Renato Brunetta. Ma a Orlando non bastava: sta già inseguendo Carlo Calenda, “ti faccio vedere io come trionfa il socialismo”. Alla fine del Cdm, Orlando ci teneva a fare sapere che a lui le risorse del taglio al cuneo fiscale “non sono bastate” e che in “sede di conversione cercherà di fare di più”.  Anche Draghi avrebbe voluto fare di più se glielo avessero lasciato fare. Quando illustrava le misure non nascondeva quelle che appunto ha chiamato le nuvole… Garofoli parlava della siccità, della crisi idrica. Molti leader dicono siamo pronti a governare. Anche Draghi ha detto che il suo governo è stato “pronto” e i livelli dei nostri stoccaggi “sono i più alti d’Europa”. Ma quando gli chiedevano “quali priorità avrà il prossimo governo?” Draghi si scostava “non sta a me stabilirlo”.  E Ita, la ex Alitalia, a chi la vendete? Franco diceva che nessuna delle proposte arrivate erano sufficienti ma Draghi aggiungeva “non lasceremo al prossimo governo. La delega fiscale sarà votata il 7 settembre. Draghi: “I partiti hanno promesso che non ci saranno scherzi. Sono certo che il prossimo governo rispetterà gli impegni del Pnrr”. Scacciava le nuvole che per Aristofane non erano solo le nuvole ma la metafora per indicare i demagoghi.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio