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Il centrosinistra dei riottosi sarà la ripetizione in forma di farsa delle alchimie dell’Unione

Giuliano Ferrara

Da soli al voto oppure con tutti, anche con i grillozzi. Ci vuole uno che comanda e detta le regole del gioco a sinistra, e altri che seguono senza fiatare e in fretta, data la situazione. E il comando non può essere il gioco estenuante alle combinazioni di maggior gradimento degli Ego espansi dei would be leader del campo largo

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Ieri il sindaco di Peccioli, che non è un commentatore di passaggio come me ma un amministratore capace di fare soldi con una discarica, altro che inceneritore!, ci ha scritto una lettera formidabile. Diceva a Letta e Meloni: abbiate coraggio, andate da soli alla battaglia nei collegi uninominali piuttosto che partecipare al balletto delle finte alleanze. Era il nostro sogno del giorno prima, e l’ipotesi di scuola di qualche settimana prima, firmata dal senatore Petruccioli.

        

Ora la destra sembra aver risolto i suoi problemi, cioè il problema della regola di leadership, decide del capo del governo chi ha più voti, e anche sull’assegnazione dei collegi se la sono sbrigata. Sono già tutti “in uscita” e promettono sfracelli agli avversari a colpi di coalizione e identità. Formulo un’ipotesi di pancia, semplicistica, incurante delle ansie di Twitter e dei social, ché la goffa sofisticazione politica e l’intima grossolanità dei sofistici del centrosinistra democratico-libbberale o del campo largo già ci ha fatto perdere l’occasione Draghi al Quirinale, che ora ci rassicurerebbe tutti per sette anni.

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L’ipotesi è questa. Se vuol prendere una standing ovation, forse la prima e l’ultima della sua carriera, forse no, Letta capo del Pd e occhi di tigre, nel giro di quarantott’ore, dovrebbe tenere questo discorso all’Italia e al suo elettorato e alla sua base militante. “Io sono un cattolico di sinistra educato prima alla politologia che alla politica, ma se Togliatti a Salerno ordinò al popolo del nord in armi di appoggiare il governo del generale Badoglio e il piccoletto Savoia, con risultati direi alla fine apprezzabili e con l’appoggio di Stalin e Churchill, nessuno mi impedisce di dirvi ora che, visti i capricci e i veti e controveti, e le incongruenze di un polo di centrosinistra fondato su liti e idiosincrasie e narcisismi perdenti, le cose stanno così. Io nel mio piccolo di primo partito a sinistra vado da solo, nei collegi maggioritari chi si aggiunge per vincerli è benvenuto, chiunque, dico chiunque. Ho detto che il distacco dai grillini è irreversibile, era una cazzata. Hanno i voti necessari e sono stati nostri alleati di governo contro i pieni poteri di Salvini, contro la pandemia, per l’Europa del Recovery plan, dunque sono abilitati a partecipare a una battaglia elettorale comune anche se in occasione della fine del governo Draghi e della legislatura si sono comportati come una banda di sprovveduti scappati di casa. Benvenuti loro, benvenuto Fratoianni, che a Draghi la fiducia non l’ha mai data, e benvenuti i libbberali: è un’alleanza elettorale contro il sovranismo e per un programma di interessi e diritti nel quale all’ingrosso, e senza ortodossie balneari, ci si deve ritrovare causa forza maggiore e legge elettorale. I collegi si ripartiscono secondo sondaggi e idoneità dei candidati, punto. Il tutto nel giro di una settimana, anzi anche meno. Per dirla con Calenda, o così o ciccia”. 

         

Tagliare corto quando l’andare per le lunghe diventa un disgustoso marasma capace di allontanare forza, orgoglio e molti elettori, è un atto di prudenza e di realismo. Può essere che il confronto con la destra arrembante sia perso comunque, ma così come sta andando è perso di sicuro e senza remissione del peccato di ignavia. Ci vuole uno che comanda e detta le regole del gioco a sinistra, e altri che seguono senza fiatare e in fretta, data la situazione. E il comando non può essere il gioco estenuante alle combinazioni di maggior gradimento degli Ego espansi dei would be leader del campo largo, camposanto o campo Lapo. Twitter starnazzerà, Facebook impazzirà di ortodossismi e divisionismi minoritari e vocianti, ci saranno appelli alla coerenza antigrillina, liste di mai più con quello, mai più con quell’altro saranno stilate, ma alla fine per lo meno il paese capirà che l’alternativa sole o luna, noi o Meloni, non è un puzzle per caratteri deboli di capi senza voti ma una vera alternativa tra forze effettive e competitive in una seria battaglia elettorale. E’ vero che votare nel collegio della Taverna sarà un revulsivo. Ma è anche vero che stavolta, senza una vocazione maggioritaria ben temperata e guidata da un partito locomotiva che esclude solo gli schizzinosi, il centrosinistra dei riottosi e degli incompatibili sarà la ripetizione in forma di farsa delle alchimie dell’Unione dei Prodi e soci ulivisti. Rimpiangeremo Turigliatto.

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