Letta e Meloni a vocazione maggioritaria: Yes, they can!

Le lettere al direttore del 28 luglio 2022

Al direttore - Non sono di centro, non me lo posso permettere.
Michele Magno


 

Al direttore - Il merito non piccolo del recente articolo di Luciano Capone sul “programma” di FdI è di avere passato ai raggi X le idee economiche di Giorgia Meloni così come ricavabili da passati documenti  senza pregiudizi. Può darsi che queste cambino in direzione di un maggior rigore, forse è anche probabile, ma il punto qui è andare al confronto anche aspro con l’estrema destra evitando lo stantio ricorso alla delegittimazione politica del nemico sulla base di vecchie frequentazioni “nere” del suo leader più interessante da tenere d’occhio.  Nei diciassette mesi di opposizione Giorgia Meloni ha avuto un rapporto di reciproca stima e rispetto con Mario Draghi, dal quale ha mutuato un apprezzabile stile di interlocuzione con l’avversario. Era solo apparenza? Vedremo. Quello che è certo è che se il centrosinistra e i suoi fiancheggiatori sui media ricorreranno anche questa volta alla pratica della delegittimazione a prescindere non faranno molta strada. Gli attacchi frontali vanno riservati alle idee, alle proposte e ai progetti. Senza pietà. Il Foglio ha fornito un esempio.
Marco Cecchini

 

Meno pregiudizi, più giudizi: il sovranismo si combatte così. 



Al direttore - Le scrivo per condividere un accorato appello al Parlamento affinché intervenga per cambiare la legge sullo svolgimento delle elezioni del 25 settembre e fare in modo che i seggi siano aperti anche il lunedì. Non vorrei che la calura di questa stagione spinga le persone a scegliere le spiagge in luogo delle urne. Il rischio che l’affluenza risulti ridotta ai minimi è molto alto. Sarebbe un danno per la democrazia che ha bisogno di partecipazione.
Angelo Rughetti

 

Saggia proposta.


 

Al direttore - Il prossimo 25 settembre gli italiani saranno chiamati alle urne. Le elezioni arrivano nel bel mezzo di  una situazione di grave crisi internazionale. Voteremo nelle peggiori condizioni possibili, anche considerando che agosto è un periodo difficile per aprire alleanze, organizzare strategie e programmi elettorali seri. Troppo poco tempo per strutturare coalizioni in grado di essere credibili. A queste difficoltà si aggiunge una legge elettorale demenziale e parzialmente antidemocratica che prevede, almeno formalmente, la possibilità di fare coalizioni. Ma la legislatura appena conclusa ci ha dimostrato come queste servano solo per vincere il collegio, poi in Parlamento i rappresentanti hanno dimostrato di poter fare il bello e il cattivo tempo. Questo vale sia per il centrodestra sia per il centrosinistra. C’è un rapporto tra la forza elettorale reale del paese e quella all’interno del Parlamento completamente asimmetrica. In questo momento nel centrosinistra è iniziata la discussione a comporre un quadro per avere un candidato primo ministro. Nel centrodestra la situazione è speculare: si racconta di un fronte unito ma non si vuol riconoscere una leadership forte, quella di Giorgia Meloni, pur decidendo di andare insieme al voto. In una situazione così delicata, il Partito democratico dovrebbe fare un atto di coraggio: scegliere di andare da solo al voto con l’intento e l’obiettivo di essere il primo partito italiano. Lavorare e portare avanti il proprio programma ben identificato e facilmente riconoscibile dagli elettori. Perché se questo ci porta a perdere qualche collegio uninominale, ci rafforza elettoralmente e possiamo sicuramente recuperare qualche deputato sul proporzionale. E potremmo uscire più forti da queste elezioni. Dovremmo lanciare una proposta anche a Giorgia Meloni: quella di candidarsi da sola, in una sfida con il Partito democratico. Senza alcuna speculazione: noi ci affidiamo al voto. A questo punto avremmo due partiti più forti, con idee chiare e diverse, ma in un percorso che ci permetterebbe di avere un paese più governabile. Con meno generali senza eserciti alla ricerca di collegi sicuri e garantiti che, poi, vanno a condizionare e tenere in ostaggio il Parlamento. Faccio un invito, dunque, al mio segretario Enrico Letta: avere coraggio. Sul territorio troverà persone che sono disposte a rischiare e candidarsi in collegi in cui non sono sicure di passare. Sono certo che i cittadini e gli elettori apprezzeranno la forza della proposta che siamo in grado di fare. Avanti Letta, avanti Meloni. Abbiate coraggio, un colpo di reni per cambiare questo paese. Ed evitare una legislatura peggiore di quella che è appena passata. Il sistema elettorale non può produrre una vera e propria coalizione, ma possono farlo le intenzioni dei cittadini prima e dei due partiti più forti poi. In modo chiaro e preciso. L’unico per rinnovare il paese e affrontare le difficili sfide che abbiamo davanti. Coraggio, i leader veri si vedono nel momento del bisogno. Chi tenta di muoversi in un terreno garantito, invece, non serve al proprio paese. 

 
Renzo Macelloni, 
sindaco di Peccioli
esponente del Pd

Vocazione maggioritaria: Yes, they can.


 

Precisazione. L’Associazione Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie Aps ha chiesto di rettificare l’articolo 16/18.7.2022 “I figli del dolore” nella parte alla medesima riferita, atteso che “i beni confiscati in gestione all’Associazione Libera sono complessivamente tre, pertanto non si comprende di quale holding si intende parlare”.
 

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