A Sesto San Giovanni Conte lancia il campo progressista allargato per provare a vincere in Lombardia

Andrea Emmanuele Cappelli

Nell’ex Stalingrado d’Italia alle amministrative sarà destra contro sinistra: uno scontro in campo aperto, senza maquillage politico. Resta da capire se lo “schema Sesto” potrà essere replicato su vasta scala. Parla Foggetta, il candidato di Sinistra Italiana che ha vinto a sorpresa le primarie

"Rinnovamento" è la parola chiave utilizzata dal centro sinistra che ambisce a conquistare la Lombardia nel 2023, dopo 25 anni di dominio del centrodestra. E di "rinnovamento" parla anche il leader del M5S Giuseppe Conte, intervenuto oggi pomeriggio a Sesto San Giovanni per sostenere la candidatura a sindaco del giovane Michele Foggetta (segretario locale di Sinistra Italiana che ad aprile ha vinto a sorpresa le primarie, superando l’esponente del Pd). E se per arrivare a una “palingenesi progressista” si dovesse passare proprio da Sesto, l’ex Stalingrado d’Italia espugnata cinque anni fa dall’attuale sindaco di centrodestra Roberto Di Stefano?
     

La cittadina - 80mila abitanti, alle porte di Milano - potrebbe rappresentare un interessante esperimento di laboratorio per i progressisti lombardi. A differenza di quanto avviene solitamente nei comuni di media grandezza - dove chi fa politica ricorre spesso all’escamotage della lista civica per coprire le tinte più colorite del suo schieramento politico -, a Sesto le due squadre in campo esibiscono fieramente la loro maglietta. Da una parte Michele Foggetta: 37 anni, una lunga militanza nel campo della sinistra-sinistra, fondatore dell’associazione Shanti Sahara, attiva nel sostegno alle persone con disabilità nei campi profughi saharawi. Dall’altra Roberto Di Stefano, primo sindaco di centrodestra dal dopoguerra a oggi, che nel 2020 ha lasciato Forza Italia per aderire alla Lega di Salvini. Alle amministrative del 12 giugno a Sesto San Giovanni sarà destra contro sinistra: uno scontro leale, in campo aperto, senza strane operazioni di maquillage politico. 
      

E un’eventuale vittoria di Foggetta (esponente di SI sostenuto da Pd, M5S e da un ampio fronte progressista) potrebbe far ragionare anche i più testardi, convincendoli della bontà di superare le reciproche diffidenze per tentare l’impresa delle imprese: insediarsi nel piano più alto di Palazzo Lombardia. Il tour lombardo di Giuseppe Conte (in serata l’ex premier raggiungerà anche Lodi e Cremona, dove i candidati a sindaco sono esponenti del Pd) sembra suggerire proprio questa soluzione. “Sesto - confida al Foglio Foggetta - è sempre stata laboratorio politico per il paese e noi vogliamo che torni a esserlo. Qui l’alleanza tra il centrosinistra tradizionale e il M5S ha creato quell’energia e quello slancio che può ridare alla nostra città la dignità e centralità che ha sempre avuto. Dobbiamo dare anche un nuovo governo alla Lombardia e Sesto, per il suo valore simbolico e politico, può essere volano della rinascita che tutti auspichiamo”. 
      

All’inizio della sua corsa contro il sindaco uscente, Foggetta ha fatto ironicamente ricorso alla metafora di ‘Davide contro Golia’ (“però ricordo che alla fine Davide vince”). Ora, l’ostacolo da superare è ostico: negli ultimi cinque anni Di Stefano ha governato con decisionismo, contrastando la costruzione della “più grande moschea del Nord Italia” e prendendosi la responsabilità di ogni scelta di fronte ai cittadini. Certo è che se davvero la fionda di Davide centrasse il bersaglio, tra gli scranni del Consiglio regionale più di uno potrebbe sciogliere le riserve e acconsentire alla formazione di un “campo largo”, come auspicato anche dal sindaco di Milano Beppe Sala. In caso di vittoria alle comunali del 12 giugno sarebbe più facile far digerire a Calenda l’idea di un fronte unico in vista del 2023; fino a ora, infatti, gli esponenti locali di Azione (tra cui spicca il Consigliere regionale Niccolò Carretta) si sono detti contrari a un’alleanza organica con i grillini. “O noi o loro” è l’aut aut imposto dai calendiani, con il capogruppo regionale dem Fabio Pizzul impegnato da mesi in una fine opera di mediazione che solo la sua proverbiale pazienza gli consente di portare avanti senza sacramentare a ogni piè sospinto. 
     

E a ribadire questo concetto è stato proprio Giuseppe Conte, che non a caso ha definito quello di Sesto “un progetto molto competitivo”. “Lo dico senza polemiche inutili - ha affermato durante il comizio -, si può far meglio e credo che il M5S darà il suo contributo per questo rinnovamento. La Lombardia ha diritto a un cambiamento alla luce di quello che è stato fatto”. Il riferimento - neanche troppo velato - è ai due anni di pandemia, quando Conte presiedeva il governo giallorosso e la coppia Fontana - Gallera si trovava ad affrontare la tempesta pandemica nelle province lombarde. Resta da capire se lo “schema Sesto” potrà essere replicato su vasta scala: e se anche fosse possibile chi sarà il capitano della squadra? Chi l’allenatore? Forse Antonio Conte, attuale tecnico del Tottenham, di cui la pagina social di Michele Foggetta ha annunciato il comizio oggi a Sesto San Giovanni, in sostituzione del suo quasi omonimo Giuseppe. Un errore che lo staff del candidato ha corretto nel giro di un’ora ma in epoca social gli screenshot servono anche a immortalare i lapsus, come a suggerire che per vincere, in Lombardia, due Conte sono meglio di uno.

  

Un lapsus ironico: per far vincere la sinistra in Lombardia ci vogliono almeno due Conte