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Oggetti svolazzanti

Il Pd vuole il termovalorizzatore a Roma, ma non a Catania. E FdI lo vuole a Catania ma non a Roma

Salvatore Merlo

Non è una questione di destra o di sinistra, ma è una storia che forse investe la natura di questi oggetti volanti non identificati che in Italia vanno sotto l’incongruo nome di partiti. Certamente gli interessi giocano una parte considerevole. La citrullaggine anche

Più che dei partiti sono forse dei palloni aerostatici, delle mongolfiere, o degli aquiloni di varia grandezza che nessun filo tiene più legati alla terra. Dunque eccoli mentre svolazzano. La metafora rende l’idea, perché in nessun altro modo si può spiegare altrimenti quanto segue. State bene a sentire. Il Pd, che con il sindaco Roberto Gualtieri vuole costruire un termovalorizzatore a Roma, proprio mentre lotta contro resistenze corporative e grillini balenghi, proprio mentre si batte spiegando che la monnezza è degrado soltanto quando non la si tratta, ecco che allo stesso tempo si manifesta però ferocemente contrario a costruire due termovalorizzatori in Sicilia. Barricate e paroloni contro il presidente della regione siciliana, che è di Fratelli d’Italia, e si chiama Nello Musumeci.

 

E Fratelli d’Italia allora che fa? Mentre s’impegna a costruire ben due termovalorizzatori tra Gela e Catania, mentre viene persino pubblicato il bando di gara a Palermo a riprova d’una determinazione apparentemente incoercibile, ecco che il partito di Giorgia Meloni è allo stesso tempo fermamente contrario all’idea che se ne possa costruire anche soltanto uno, di termovalorizzatore, a Roma.

  

In pratica i due partiti (anzi palloni aerostatici o aquiloni) svolazzano da cirro a nembo, e poi ancora da nembo a cirro, uniti sotto la grande e bislacca insegna della fotocopia (o del fiasco di vino). I muscoli facciali si agitano, il dito si leva monitore, la bocca si apre e si chiude convincente. Realistica. “Il termovalorizzatore è una tecnologia ormai obsoleta e superata”. Parole definitive. Chi le ha dette? Giovanni Quarzo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Campidoglio. Ma ovviamente si riferisce soltanto al termovalorizzatore del Pd, mica ai due che Fratelli d’Italia vuole fare in Sicilia. Quelli sono diversi. È chiaro.

 

E chi ha detto invece: “Siamo assolutamente contrari a questo genere d’impianti”? L’ha detto Anthony Barbagallo, il segretario del Pd siciliano che però parla di Musumeci, mica di Gualtieri. Perché quello che va bene nella capitale è logicamente inapplicabile nelle isole, lì dove topi e gabbiani debbono poter puntare al sodo e darsi al saccheggio per le strade luride di Gela e di Catania.

 

E allora, come ben si capisce, questa non è una questione di destra o di sinistra, ma è una storia che forse investe la natura stessa di questi oggetti volanti non identificati (ufo) che in Italia chissà perché vanno sotto l’incongruo nome di partiti. Ciascuno tira acqua al suo mulino, spesso però secondo misteriosi calcoli e rimbalzi. Forse non del tutto calcolati, per la verità. Un po’ così. A casaccio.

  

Il cittadino frettolosamente qualunquista attribuisce tale straordinaria mutazione di posizioni, questa misteriosa variabile geografica per la quale una cosa che va bene al nord non va più bene al sud e viceversa, o meglio ancora “se lo fai tu non va bene se lo faccio io sì”, a mera ipocrisia, a semplice bronzo-faccismo, e vede, dietro ogni acrobazia, dei tornaconti.

 

E certamente gli interessi giocano una parte considerevole: in Sicilia il Pd difende i gestori delle discariche, e a Roma FdI cerca quattro voti di periferia. Ma il ruolo del tornaconto non è tanto grande, a noi pare, quanto quello giocato dalla citrullaggine. Se infatti non fossero i piloti di due ufo, ecco che Enrico Letta e Giorgia Meloni, i leader nazionali dei due partiti svolazzanti, si incontrerebbero e ne verrebbe fuori una soluzione buona per i loro partiti e anche per i cittadini. Sì agli impianti, e via la monnezza. Sia in Sicilia sia a Roma. Ma poiché questi oggetti non identicati, chiamati partiti, sono appesi a progetti e idee che dondolano come caciocavalli, l’esito più probabile, si accettano scommesse, sarà quello opposto: niente termovalorizzatori e tenetevi la monnezza per strada.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.