l'anticipazione

La replica del “mostro” Renzi all'inchiesta Open: i fatti punto per punto

La magistratura che invade il campo della politica, gli abusi dei pm, i dati personali violati, le fake news propalate dai social. Un’anticipazione del libro “Il mostro”

Un’anticipazione del nuovo libro di Matteo Renzi, “Il mostro. Inchieste, scandali e dossier. Come provano a distruggerti l’immagine” (Piemme) che sarà da domani in libreria e negli store online.


  

Ciò di cui si discute nel processo fiorentino è la pretesa dei pm fiorentini di decidere se una manifestazione chiamata Leopolda era organizzata da una fondazione o da una corrente di partito. Per la prima volta nella storia repubblicana l’ufficio del pubblico ministero pretende di definire come si deve organizzare un partito, una corrente, una fondazione. Pretende di disciplinare, cioè, le forme del gioco democratico. Ecco perché lo definisco un processo politico alla politica. Dal punto di vista della tracciabilità non cambia nulla perché i soldi arrivano comunque per bonifico e sono dunque tracciati. Dal punto di vista della democrazia è una novità enorme, perché si tratta di un’invasione di campo: quando la magistratura penale disciplina le forme dell’impegno politico si produce una ferita nella separazione dei poteri. Che è il cardine della democrazia liberale, oggi attaccata in tante parti del mondo. 

 
2. Il capo della procura di Firenze, che ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio, è stato sanzionato disciplinarmente per molestie sessuali contro una collega. La sanzione che gli è stata comminata dal Csm è la perdita di anzianità di due mesi per la pensione. Il vero scandalo a mio avviso è ritenere colpevole una persona per un atto così odioso e comminargli una sanzione disciplinare ridicola. Lui si chiama Giuseppe Creazzo. 
 

3. Il procuratore aggiunto della procura di Firenze è lo stesso che ha voluto l’arresto di mio padre e mia madre – arresti poi annullati dal Tribunale del riesame, che ha spiegato come le esigenze cautelari potevano essere agevolmente garantite dall’interdizione –, che mi ha indagato due volte, che ha indagato per altri reati mio cognato e mia sorella. Si è talmente specializzato su di noi che ormai lo sento come uno di famiglia. E’ noto nell’ambiente per aver indagato con larga eco mediatica la principale azienda del territorio fiorentino, un’azienda farmaceutica, costringendo i titolari a lasciare le cariche operative per evitare di far fallire l’intera società e licenziare migliaia di persone. L’indagine si è chiusa con assoluzioni non solo in Cassazione ma anche direttamente in Appello. Lui si chiama Luca Turco. Fa parte di una corrente la cui rivista è diretta da un ex magistrato, Nello Rossi, che sostiene che attorno a me andrebbe steso “un cordone sanitario”. 

 
4. Il pubblico ministero che ha firmato assieme ai due suoi superiori l’indagine Open e le richieste di rinvio a giudizio contro di me è entrato senza titolo nella stanza dalla quale è precipitato David Rossi, dirigente del Monte dei Paschi di Siena, la cui morte è ancora avvolta da molti misteri. Senza titolo ha effettuato le prime indagini, senza titolo è andato a casa della vittima interrogando la vedova, senza titolo era presente in una stanza in cui la scena criminis è stata inquinata. E nel ricostruire la vicenda ha detto il falso, contraddicendosi platealmente, sui suoi movimenti quella notte davanti alla Commissione di inchiesta parlamentare sulla morte di Rossi. Egli si è reso protagonista anche di una decisione molto dura nei confronti dei coniugi Carrai, intercettandoli all’improvviso, interrogandoli di notte, indagandoli dopo l’interrogatorio avvenuto senza avvocati. Il tutto finito ovviamente in una bolla di sapone già accertata dal Tribunale del riesame. Lui si chiama Antonino Nastasi. 

 
5. Le indagini sulla vicenda Open sono state oggetto di cinque sentenze di annullamento da parte della Cassazione. Cinque. Lo riscrivo: cinque! Non si ha memoria di un’altra inchiesta in cui per cinque volte la Cassazione va a sentenza fin dalle indagini preliminari contro i metodi e le scelte del pm. Le indagini preliminari e le notizie dei pm finiscono in prima pagina, sempre. Gli annullamenti della Cassazione si prendono i trafiletti. Questa decisione editoriale condivisa da quasi tutti i media dimostra in modo solare che il giustizialismo prevale sulla giustizia, non solo tra i partiti populisti ma anche tra i media. Oltre al danno morale e mediatico esiste la beffa processuale: i pm hanno comunque continuato a far circolare il materiale che la Cassazione aveva chiesto di eliminare. 

 
6. I telefonini di alcuni miei amici sono stati acquisiti agli atti in modo illegittimo dai pm fiorentini. E chi dice: “Che male c’è?” provi a lasciare il proprio telefonino con i propri messaggi, le proprie foto, i propri conti correnti, le proprie ricerche su internet, i propri documenti, le proprie email a degli sconosciuti che magari lo passano ai giornali. Al tempo dei Big Data la privacy dovrebbe essere un diritto umano universale e inviolabile. Per tutti, anche per i miei amici. Persino per i miei amici, potremmo dire agli investigatori fiorentini.

 
7. Il mio estratto conto corrente bancario è stato pubblicato su taluni media e discusso in molti talk, violando l’articolo 684 del codice penale. E comunque, la Corte di Cassazione ha definito illegittimo il provvedimento con cui l’estratto conto è stato acquisito. Al momento in cui scrivo, nessuno dei soggetti corresponsabili della pubblicazione ha avvertito la necessità non dico di risarcirmi economicamente ma nemmeno di scusarsi per la clamorosa violazione dei miei diritti. 

 
8. Il Tg1 sovranista, guidato da un direttore proposto dal Movimento 5 Stelle in un consiglio d’amministrazione Rai guidato da un presidente populista la cui elezione era per noi viziata anche sotto il profilo formale, ha trasmesso in diretta le immagini di mio padre sotto interrogatorio mentre era agli arresti. Questa scelta viola tutti i codici deontologici della Rai ma non risultano provvedimenti. Tutte le notizie sulle vicende dei miei genitori sono state oggetto di una eco senza precedenti. E’ stato calcolato che lo spazio dato sui tg, sui talk, sui quotidiani alle vicissitudini della famiglia Renzi in questa legislatura è pari all’attenzione data alle disavventure giudiziarie dei parenti di tutti gli altri colleghi parlamentari delle ultime cinque legislature. Sono numeri impressionanti. E meno male che i miei genitori non sono sotto processo – come altri – per violenza sessuale o per reati di criminalità organizzata ma solo per mere questioni di presunti pasticci amministrativi di aziende fornitrici. 
 

9. Lettere private di mio padre a me destinate, peraltro prive di rilievo penale ma comunque coperte dalle guarentigie costituzionali, sono state acquisite e pubblicate sui principali media violando la sfera intima del rapporto tra un padre e un figlio. I momenti di scontro e di attrito privati, tra un padre e un figlio, sono diventati oggetti di gossip giudiziario e mediatico con l’obiettivo – studiato – di creare tensioni in famiglia e tra gli amici. 
 

10. Esponenti delle forze di polizia giudiziaria sono stati assunti e poi cacciati dai servizi segreti perché implicati in un’operazione sospettata di depistaggio istituzionale contro di me e contro la mia famiglia. Alcuni di loro hanno lasciato i loro incarichi per fare politica in giunte di colore politico avverso al mio, nel silenzio imbarazzato di larga parte dei media.
 

11. Intorno alle politiche energetiche del mio governo si è scatenata una campagna mediatica suscitata da un’indagine aperta dalla procura di Potenza che ha pesantemente indebolito l’immagine mia personale e del mio governo nei giorni referendari. Il fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo – un pregiudicato che diventa garantista solo quando c’è di mezzo la sua famiglia – disse allora che noi avevamo “le mani sporche di petrolio e di soldi”. Il leader della Lega, Matteo Salvini, chiese allora le mie dimissioni per questa inchiesta. Cinque Stelle e Lega, quando sono andati al governo, hanno promosso il pm di questa indagine, Francesco Basentini, alla guida del Dap, una delle strutture più importanti del ministero della Giustizia. Basentini è stato costretto alle dimissioni per la sua incapacità di affrontare lo scandalo del carcere di Santa Maria Capua Vetere e delle scarcerazioni per alcuni boss mafiosi. L’indagine della procura di Potenza si è chiusa con l’ennesimo buco nell’acqua per ciò che riguarda le contestazioni sull’azione del mio governo ma un ministro si è dimesso e quattro ministri sono stati sottoposti a interrogatorio. 
 

12. Gli uffici dell’Uif-Banca d’Italia hanno effettuato segnalazioni ritenendomi responsabile di operazione sospetta per riciclaggio e/o terrorismo anche quando ho passato delle cifre di denaro con un giroconto tra un mio conto e l’altro o quando bonificavo cinquemila euro per creare un’azienda. Anziché inseguire i veri scandali finanziari di questo paese si compiono dettagliate indagini sui miei giroconti che permettono ai media – casualmente venuti a conoscenza del fatto – di dedicare pagine e pagine alle fonti dei miei introiti, soprattutto alle conferenze all’estero. Tutto ovviamente legittimo ma tutto utilizzato in chiave mediatica. 
 

13. Un trojan è stato introdotto nel telefonino del magistrato Luca Palamara, per presunti fatti corruttivi comunque risalenti al passato, ma è stato casualmente utilizzato in modo intermittente e la pubblicazione di alcune intercettazioni – e solo di alcune – ha finito col cambiare gli equilibri del Csm e restituire alla sinistra giudiziaria una maggioranza a Palazzo delle Aquile che il libero voto dei magistrati aveva tolto. Le cene tra magistrati e di magistrati con politici sono sempre state caratteristiche del governo del Csm ma sono state utilizzate come alibi per cambiare la maggioranza e i vertici delle alte magistrature all’interno del Csm meno autorevole che la storia repubblicana ricordi. Alcuni commensali delle cene sono stati radiati, altri promossi ai massimi incarichi istituzionali: una scandalosa vicenda caratterizzata dall’uso di due pesi e due misure. 
 

14. Sono stato indagato per diciassette mesi per una conferenza all’estero che veniva giudicata dalla procura di Firenze “prestazione inesistente” pur essendo la conferenza/prestazione rinvenibile su YouTube e su molte testate internazionali. Alla fine dei diciassette mesi anche la procura ha dovuto richiedere l’archiviazione. 
 

15. Il servizio pubblico della Rai con la trasmissione Report ha sostenuto una tesi palesemente falsa su un mio incontro in autogrill con un dirigente dello stato al termine del quale io avrei preso la direzione opposta a quella del dirigente, rischiando di andare contromano in autostrada. Pur avendo io formalizzato una denuncia penale non risultano – al momento – indagini che possano aiutare a capire chi fosse la presunta testimone segreta che pure, per ammissione della redazione, era in viaggio in autostrada in un giorno di lockdown totale con zona rossa. Dalle immagini delle telecamere dell’autogrill e del casello si potrebbe risalire tranquillamente all’identità della presunta testimone casuale e io questo ho chiesto agli investigatori. Ma non si fa. Perché? 
 

16. Il mio vicino di casa ha realizzato un video chiaramente diffamatorio che ha raggiunto milioni di visualizzazioni ma il procuratore aggiunto di Firenze – lo stesso del caso Open – ha ritenuto che non vi fossero gli elementi per condannarlo per diffamazione. Il procuratore ha però addirittura richiesto una perizia calligrafica per sapere se avessi firmato io la denuncia, perizia che è costata dei soldi sia a me che al contribuente, e che è a maggior ragione ridicola pensando che avevo annunciato in tutte le sedi che avrei firmato una denuncia. Ovviamente la perizia calligrafica ha dimostrato che la firma era mia. Ma un cittadino viene violentato nella propria privacy, fa denuncia, viene costretto a una perizia calligrafica e gli viene poi detto che la diffamazione l’ha fatta qualcun altro. Difficile continuare a credere nella giustizia, ma noi andiamo avanti. 
 

17. Sono stato oggetto di fake news incoraggiate e rilanciate dalle strutture social dei partiti avversari, segnatamente la Bestia guidata da Luca Morisi e la struttura grillina coordinata da Rocco Casalino. In alcune circostanze – soprattutto durante il referendum – sono dimostrate alcune interferenze russe che mi portarono a un colloquio ufficiale sul tema con Putin e a porre la questione sia in sede G7 che in sede Nato. Non tanto per gli attacchi alla mia persona, ovviamente, accusata di tutto l’accusabile, ma per l’evidente interferenza con la vita politica e democratica. Non si ha memoria di una campagna di diffamazione così ampia contro un personaggio politico nell’ultimo decennio. 
 

18. Ho denunciato i miei investigatori Creazzo, Turco, Nastasi presso il tribunale di Genova. Per i magistrati, infatti, la legge prevede che si occupi di esaminare la denuncia un’altra procura. L’ipotesi che ho motivato in decine e decine di pagine è che i pm abbiano violato l’articolo 68 della Costituzione, la legge 140 del 2003, l’articolo 323 del codice penale compiendo un abuso di ufficio grande come una casa. Non si vede come possano essere archiviati senza fare nemmeno un processo ma in appena sei giorni di calendario i pm di Genova hanno letto tutte le carte e deciso di archiviare il caso. Mi sono opposto e produrrò in sede di udienza preliminare ulteriore documentazione, a cominciare dalla clamorosa violazione non solo della Costituzione ma persino della sentenza della Corte di Cassazione compiuta dai pm fiorentini che non hanno ottemperato all’ordine di distruggere tutto il materiale indebitamente sequestrato. 
 

19. Il Senato ha sollevato il conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale contestando anch’esso l’operato dei pm di Firenze. Non si è trattato, come vergognosamente scritto da taluni organi di informazione, di “salvare un Senatore dal processo”, rilevando una qualche forma di immunità parlamentare che pure sarebbe consentita dalla Carta fondamentale. Io, però, ho già dichiarato che ove arrivasse nelle forme costituzionalmente corrette la richiesta dei pm di acquisire il materiale su Open coperto da guarentigie costituzionali, voterei a favore dell’utilizzabilità. Nessuna immunità parlamentare, dunque. Si tratta di difendere il rispetto della Costituzione e l’azione del Senato nella sua interezza, non di un suo singolo membro. 
 

20. Il governo Conte II, dal quale il mio partito è uscito raggiungendo l’obiettivo delle dimissioni dell’esecutivo e dell’arrivo di Mario Draghi, ha operato alcune scelte nell’ambito della gestione dei servizi segreti che suscitano notevoli dubbi, mai chiariti fino in fondo. La visita del ministro della Giustizia americano Barr, sotto la presidenza di Donald Trump, alla ricerca di prove di un fantomatico complotto ordito da Obama e dal sottoscritto. La presenza inspiegabile e ingiustificata di militari russi in Italia nei primi mesi del Covid, per una presunta collaborazione sanitaria i cui contorni sono ancora oscuri. Il ruolo di alti dirigenti dei servizi segreti nella gestione della complicata vicenda Covid, a cominciare dalla presenza fisica in alcune riunioni presso l’ex studio legale di Conte fino ad arrivare a informazioni riservate che sarebbero giunte al commissario Arcuri nella primavera 2020. Su questo tema chiediamo da mesi una commissione di inchiesta senza ottenere alcun riscontro e nel silenzio mediatico mentre sui miei incontri, pubblici e per quanto mi risulta autorizzati dalle rispettive gerarchie, con dirigenti dei servizi segreti si è scatenata una polemica mediatica impressionante. Perché? Nonostante tutto quello che avete appena letto, o riletto, io sono ancora in piedi, più vivo e vegeto che mai. Soprattutto io sono un uomo felice. E questo, forse, è ciò che non mi perdonano.

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