Marco Tirapelle, il primo da sinistra, insieme agli altri fondatori del think thank filorusso Khersones club (Foto Fb)

Chi è Marco Tirapelle, il diplomatico di Salvini che nega l'invasione dell'Ucraina e sta nel think tank russo

Lavora alla Camera per il Carroccio ed è anche il coordinatore europeo dell'internazionale salviniana

Valerio Valentini

Veronese, ha studiato in Russia, e nel 2016 è entrato nel circolo dei putiniani che vede nell'annessione della Crimea il preludio di un nuovo ordine mondiale. Loda il Cremlino e sbeffeggia Zelensky. Non tutti nella Lega lo apprezzano ma Salvini e Fontana lo difendono

Le foto ricordo lo mostrano attento e serioso. Un hotel nella città di Sebastopoli. Qualche sparuta telecamera. Imprenditori vicini a Vladimir Putin e funzionari pubblici del Cremlino. C’è perfino qualche ufficiale in alta uniforme, consulenti militari e generali in pensione. E poi c’è lui: il leghista in trasferta. Eccolo, Marco Tirapelle. E’ il 27 febbraio del 2016. E il 27 febbraio, a Sebastopoli, non è una data qualsiasi. Perché in quel giorno, due anni prima, le Forze armate di Mosca avviarono l’operazione che avrebbe portato di lì a qualche settimana a sancire l’annessione della Crimea alla Russia. Ed è insomma quello il giorno che viene scelto da questi sostenitori del regime di Putin per fondare una specie di think tank, di circoli degli illuminati: è il “Khersones club”, e prende il nome dal vecchio topononimo della colonia greca fondata sul Mar Nero, Chersonesus appunto. L’odierna Sebastopoli, grosso modo. L’intellighenzia moscovita, quella che saluta l’annessione della Crimea come l’inizio della “primavera russa” e che vede nel nuovo espansionismo di Putin il preludio di un “nuovo ordine mondiale” è qui: ci sono, tra gli altri, il direttore dell’ente che realizza sondaggi per il Cremlino, Valery Fedorov, e il vicedirettore dell’Istituto nazionale per lo sviluppo dell’ideologia moderna, Igor Shatrov. Insomma, un bel pezzo della macchina della propaganda del Cremlino. E poi c’è lui: l’ambasciatore di Matteo Salvini, uomo di fiducia del vicesegretario della Lega, Lorenzo Fontana.

E’ veronese, Tirapelle, e non pare un caso. Un altro esponente della Liga filoputinista. E però la sua fede nella Grande Madre Russia questo esponente storico del Carroccio, Tirapelle la esplica ben oltre i confini della città scaligera: lavora nell’Ufficio legislativo della Lega alla Camera, con la commissione Esteri, ed è il coordinatore politico per l’Europa della Lega nel mondo, l’internazionale salviniana. E’ lui che va spesso in giro per i paesi del Vecchio continente a stringere relazioni e trovare nuovi contatti.

Classe ’79, la Russia è da sempre una sua passione. E’ lì che lui, dopo aver diretto i Giovani padani in Veneto, si trasferisce per lavoro. Lì conosce sua moglie, ed è lì che studia presso l’Mgimo, il centro di ricerca che fa capo al ministero degli Esteri di Mosca. Cosa pensi di Putin, Tirapelle lo spiega non solo negli incontri organizzati dal Centro studi Suvorov, da lui fondato a Verona, ma anche sulle bacheche dei suoi ben tre profili Facebook, gestiti con tre nickname diversi. Le sanzioni alla Russia? “Tafazzismo”. Zelensky? “Non è la prima volta che gli italiani inneggiano a un comico… film triste”. Ma la cosa notevole è che la retorica di Tirapelle ricalca esattamente la propaganda putiniana. A metà febbraio, il leghista sbeffeggiava l’intelligence americana. “Chi pensa che la Russia attaccherà non ha capito un granché. (...) Non succederà, ma senza alcuna minima ombra di dubbio”. Poi, la condivisione della tesi per cui “Lenin è l’ideatore e il creatore dell’Ucraina contemporanea”. Quando infine ciò che era impensabile avviene, Tirapelle nega l’evidenza: “La Russia non ha alcun interesse di ‘invadere’ l’ucraina e la mission è chiara ed è stata esplicitata dal suo presidente”. E ancora: “Finalmente la popolazione del Donbass trova protezione”. E’ dunque da chi sostiene che Putin non abbia invaso l’Ucraina che i deputati del Carroccio si fanno assistere per redigere atti e dossier. Del resto, quando certi eccessi di filoputinismo da parte di Tirapelle sono stati segnalati da alcuni parlamentari ai vertici del partito, a difesa del leghista che insegue “il nuovo ordine mondiale” è intervenuto il vicesegretario, Fontana, veronese come lui e responsabile Esteri del partito. 
 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.