Genova per cattivi

Se Zelensky desiderasse il meglio, qualche bomba sulla Superba ci starebbe pure

Andrea Marcenaro

Il presidente ucraino si scomoda per dirci: “Pensate se la vostra Genova fosse sotto le bombe come la nostra Mariupol”. Se fosse possibile far virare in bontà la cattiveria, ecco contro chi cannoneggiare

Marina Ovsyannikova (e cambia ’sto cazzo di cognome, no?). Comunque. Noi genovesi vogliamo bene a Zelensky. Stiamo con lui (quasi tutti), perché purtroppo così sono fatti gli esseri umani, che si sta quasi tutti dalla parte di chi ha ragione. Lo troviamo eccessivamente semplicista e meno complessista di quanto si potrebbe, questo sì. Quando uno ti spara, peraltro, e tu gli rispondi dal divano, facciamo dallo sgabello, che non ha capito niente di Rosa Luxemburg, o neppure dell’amante di Lenin, le risposte certamente coinvolgono. Non risultano garantite però due cose: una, che tu non sia completamente scemo. Due, che il tipo del primo colpo si senta allora esentato dal secondo.  

   

Che Dio benedica Zelensky, perciò, per quanto Dio può. Il quale si scomoda per dirci: “Pensate se la vostra Genova fosse sotto le bombe come la nostra Mariupol”. Bingo. Altre due volte gli siamo grati. Perché non ha detto: pensate se la vostra Milano fosse sotto le bombe come Mariupol. Primo motivo. E questa è una vergogna dal momento che io sì, ma non tutti i genovesi sono stupidi, provinciali o incattiviti come me. Secondo, perché Zelensky ha detto che conosce Genova. Laddove il 99 per cento di merdosi italiani ne sa una sega. Proteggano quindi la Mariupol del nostro cuore, i Javelin e gli Stinger a stelle e strisce.

    
O vedi mai i fiori nei cannoni, mezzi rossi e mezzi no. Genova fu importante. Dopo una Resistenza diversa ma non così dissimile da quella ucraina, le venne addosso l’Iri, attualmente Leonardo. Puntava su Anversa, Genova: 30 chilometri di banchine gestite da maniaci del profitto perfino più del riscatto proletario. Che personalmente amai. Eppure intignati, per quanto pubblici, con l’Ansaldo Meccanico Nucleare. Nucleare. Pazienza. Si trovò appesantita da parecchie zavorre, la gemella di Mariupol. Eppure. Eppure. Eppure se esistesse il sogno. Se fosse possibile far virare in bontà la cattiveria. Se Zelensky desiderasse il meglio, qualche bombardamento sulla Superba ci starebbe pure. Primo: un missile sulla gradinata nord dei genoani. Che va sempre bene. Secondo: un missile ultrasonico sul Circolo Tunnel, dove alcuni palazzinari intercalano il “belin” giocando ancora a fare gli imprenditori come gli Ansaldo, i Costa e i Piaggio. Due cannonate sui comitati contro le Grandi Opere sarebbero utili. A Genova, che senza grandi opere sarebbe Brescello. Tre, dieci, cento, mille missili sul Pd, non perché conti ancora qualcosa, ma perché ha contato talmente tanto, come Pci, come Pds e Ds, che Genova gronda ancora di Berlinguer. Quattro: ci vorrebbe infine una vera bomba atomica su Sant’Ilario (sopra Nervi). La villa grillina. Perché quel coglione di comico semigenovese, paragonato a Zelensky dai comici nazionali più comici più di tutti, ne verrebbe polverizzato. E qualche radiazione innocua, vedi mai, arriverebbe all’autore del cuore grillino: Michele Serra.
 

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