Salvini nel pantano. I suoi ministri seguono Draghi, la Meloni lo minaccia sulle amministrative

Valerio Valentini

La leader di FdI prepara l'ultimatum. "Se non si trova un accordo, alle comunali andremo da soli". Il premier non lo attende, sul programma. E dopo i balneari, tocca al fisco. Garavaglia in imbarazzo alla Camera, Centinaio se la prende con Giorgetti, e Bitocni mette in guardai Giavazzi. Il Carroccio nel panico

C’è Giorgia Meloni che scantona di lato, e gli scombina i piani in vista delle amministrative di maggio, dicendosi pronta “ad andare da sola”. E c’è Mario Draghi, che invece i sogni glieli rovina semplicemente marciando dritto, su binari fissi. E insomma Matteo Salvini sta lì, sospeso sulle sue contraddizioni. Che sui balneari la strategia del doppio gioco, quello del partito di lotta e di governo, fosse andata in cortocircuito, i senatori della Lega lo hanno capito martedì pomeriggio, quando Gian Marco Centinaio, mentre ancora era in corso il Cdm, diceva chiaramente di averne le scatole piene, di questo modo di fare dei ministri del Carroccio. I quali poi, dopo aver votato un testo che loro stessi avevano contribuito a scrivere, si sono ritrovati smentiti dallo stesso sottosegretario all’Agricoltura, che sparacchiava contro di loro su mandato diretto di Salvini. Quanto poi Massimo Garavaglia, titolare del Turismo e promotore della misura, si sia ritrovato in difficoltà, è stato chiaro ieri mattina. Quando, arrivato a Montecitorio per partecipare a un vertice di maggioranza sulla mozione anti-Bolkestein presentata dalla Meloni, ha preteso che nella contro-mozione governativa venisse corredata da un secondo comma “sulla tutela dei lavoratori del settore”, perché altrimenti “FdI in Aula monterà il solito cinema, e qualcuno dei nostri potrebbe accodarsi”. Al che è toccato al ministro Federico D’Incà prevenire l’imboscata, in vista della conta in Aula di oggi pomeriggio: “Ok, però poi nessuno dei vostri può chiedere di votare, per parti separate, alcuni dei punti dell’opposizione”.

La guerriglia di logoramento della Meloni resta un problema reale, per Salvini. E lo si comprenderà già domani, quando la direzione di FdI darà un mezzo ultimatum alla Lega, in vista delle elezioni nelle grandi città. “L’incompatibilità della linea politica di Salvini con quella di FdI non ci consente, al momento, di organizzare un tavolo di confronto nazionale sul voto di maggio. Il che, visti i risultati delle ultime amministrative, non è detto che sia un male”, ci dice Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera. “Se dunque i territori – prosegue – troveranno intese che soddisfano i leader, bene. Sennò noi di FdI siamo pronti ad andare da soli”.

Più ravvicinato, però, rischia di essere un altro inciampo per Salvini. Quello della riforma del catasto. Perché per il governo, la delega fiscale che contiene la revisione dei parametri catastali non è una norma da accantonare. E il fatto che ieri, per discutere dell’iter del provvedimento, nella commissione Finanze della Camera si sia recato il consigliere economico di Draghi, Francesco Giavazzi, dà il senso di una volontà chiara. Ma chiara è apparsa pure la persistenza della contrarietà della Lega, sul tema: “Perché per noi l’articolo sulla riforma del catasto resta una pregiudiziale sull’intero delega”, ha detto Massimo Bitonci, col tono di chi non ha alcuna intenzione di cedere. Anche perché la Meloni, che ha già gridato all’“esproprio” per la liberalizzazione delle concessioni balneari, è già pronta a scendere in piazza contro “la patrimoniale”.
 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.