Quirinale-Chigi

Nasce il "bispresidenzialismo" Draghi-Mattarella. E lui: "Parlo solo con Mario"

Carmelo Caruso

La telefonata che sblocca è quella tra Draghi e Mattarella. I leader vengono superati dai capigruppo e dal Parlamento E ora Draghi può spendere la forza di Mattarella per tenere insieme i partiti usciti ammaccati

Attenti, non è un semplice bis, ma è la replica (“bis, bis”) che costruisce l’originale, anzi, la nostra nuova originalità. E’ la fortuna della sciagura. Nasce dunque il “bispresidenzialismo”, un nuovo regime costituzionale, la democrazia binaria, il menomale “che ci sono loro due”. Secchio e corda, inchiostro e stilo, teoria e pratica, ma anche la sicurezza per entrambi, l’idea che “se resti tu al Quirinale mi rincuori”, avrebbe detto Mario Draghi per convincere Sergio Mattarella al bis, mentre la replica di Mattarella è stata: “E però, se accetto un altro mandato, e mi costa molto, voglio solo parlare con te e poi sarai tu a riferire ai leader”. Come Dante, che nella selva trova in Virgilio il suo braccio, “quel savio gentil che tutto seppe”, il premier trova in Mattarella il lume nella sera, il buon senso nel manicomio. Dopo l'elezione Draghi non poteva che esultare: "E' una splendida notizia".

 

Bruno Tabacci, che a Draghi vuole bene dai tempi di Giovanni Goria e che da mesi era l’Aristotele del Mattarella bis, ripeteva, in Transatlantico, che non c’era altra soluzione che questa e che tutta la politica dovrebbe arrossire: “Se i leader di partito si presentano al Quirinale, il presidente li farà rotolare giù dal balcone. Sono uomini privi di equilibrio e quindi squilibrati”. Quando la candidatura di Mattarella si trasformava da possibile a indispensabile, dal Quirinale veniva comunicato che non si desideravano leader pellegrini e che sarebbero stati ricevuti solo i capigruppo e i delegati regionali. Luca Zaia, che si dovette genuflettere di fronte a Giorgio Napolitano, e che è effervescente come il suo prosecco, la bevanda speciale made in Veneto, rivelava che anche lui, questa volta, aveva pudore nel chiedere a quest’uomo il doppio turno, lo straordinario, il “ti prego, resta, altrimenti ci incartiamo”. E non solo perché per un siciliano non c’è nulla di peggio che tradire una promessa, e quella di Mattarella era di non ripetersi, ma perché Mattarella non è uomo da mezze porzioni, e quindi il suo bis è da intendere come pieno, di sette anni: è l’uomo del tempo ma non un uomo a tempo.

 

E’ stato Draghi, il premier scoraggiato, a incoraggiare Mattarella e dicono che la loro chiamata fosse quella senza fronzoli. Raccontano che, tutti e due, utilizzassero l’aggettivo “grave” e che dunque la situazione era grave e grave che i partiti non siano stati capaci di eleggere un presidente. Ecco perché questo bis non è “l’ancora tu”, ma l’alta velocità del decidere, Quirinale-Chigi, un referendum tra i pronti a tutto, e a fare tutto (Draghi e Mattarella) e gli irrisoluti a tutto. Sono simili anche nel carattere e quando si telefonano di certo non corrono a farlo sapere a differenza di Salvini-Conte. Hanno scaricato il loro credito telefonico e sono riusciti pure a screditarsi tra di loro. Tra Mattarella e Draghi ne è bastata invece solo una. Era la telefonata levatrice. Si dice in questi casi “relare”, ebbene, Draghi “relava” il messaggio di Mattarella ai leader ed era come se ricevesse anche lui un bis. E’ già un bis pure quello di Draghi che rimanendo a Palazzo Chigi evita l’a(bis)so dello stallo. Giancarlo Giorgetti, che nell’analisi è il più fine ma che difetta nella determinazione, sapientemente, ha minacciato, alla sua maniera, le dimissioni e chiesto un incontro a Draghi, insieme a Salvini, perché teme la rappresaglia. Chiede al premier una moratoria: “Se ci vuoi, ci devi difendere”.

 

Luigi Zanda, che è il loden del Pd, raccontava che con il gesto di Mattarella, Draghi ne esce senza dubbio “fortissimo perché alla fine non ha trattato”. Bis sono quindi  i buoni muscoli che si gonfiano anche se la novità è però un’altra. E’ il primo bis senza la domanda: “Bis”. Andrea Orlando, che è un tattico, spiegava che questa elezione nasce da un moto parlamentare. Lo paragonava quasi a un “vespro” compiuto nel riserbo. Nessuno leader ha avuto il coraggio di telefonare a Mattarella e Mattarella ora fa “tandem” con Draghi. E’ dunque il bis che separa definitivamente i segretari dai parlamentari, i numeri uno dai loro numeri due e loro due (Draghi e Mattarella) dal resto. E’ un’innovazione, e si ripete, e non il già visto, perché è il bis del bis di Napolitano e perché adesso, che accaduto due volte, si potrà dire che è “si bis in idem”.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio