La corsa al colle

Dall'autocandidatura all'ipotesi Amato, fino a Zampetti. Alfabeto Quirinale

Ruggiero Montenegro e Luca Roberto

Parole, grandi presidenti e ipotesi più o meno probabili. Le strategie sempre verdi e quelle proprie di questa tornata. E poi i luoghi e gli oggetti ricorrenti. Un dizionario minimo delle espressioni più significative, dalla a alla z

Parole ricorrenti, grandi presidenti e ipotesi più o meno probabili. Episodi storici e cenni di cronaca. Ma anche strategie che tornano buone a ogni elezione e meccanismi propri di questa tornata. E poi i luoghi, gli oggetti e la pandemia che impone accorgimenti, distanziamenti e qualche strappo alle consuetudine.

Quando c'è di mezzo il Quirinale, dietro ogni lettera dell'alfabeto può celarsi una storia, un dettaglio, una curiosità. Dalla a alla z, abbiamo ripercorso la strada che porta al Colle: un glossario delle espressioni più significative. 

 

A come autocandidatura

Qualcuno potrebbe pensare siano persino serie. Eppure hanno tutte come minimo comune denominatore il risultare improbabili. Sono quelle candidature che nascono da appelli in cui ci si auto propone, si sonda il terreno, si domanda esplicitamente: “Cosa ne pensate se mi facessi avanti?”. In queste settimane ci hanno provato, tra gli altri, una deputata del Pd (rimasta coperta da anonimato) e il forzista eternamente in dissenso col suo gruppo Elio Vito. Poi ci sono casi come quello del professor Stefano Putinati ma lì siamo nell'ambito dello scherzo. 

 

 

B come Bis
 

Quello che Sergio Mattarella ha escluso più volte, sebbene non manchi chi, come i senatori 5 stelle e alcuni deputati del Pd, vorrebbe un secondo mandato dell'attuale capo dello Stato. Sarebbe una una riedizione di quanto accaduto con Giorgio Napolitano nel 2013, rieletto e rimasto al Quirinale altri due anni dopo il settennato. 

 

C come catafalco (a metà)

La pandemia ne ha imposto, dopo trent'anni di utilizzo, la dismissione. Parliamo delle cabine elettorali, in legno e bardate di velluto, pensate per ospitare il voto a scrutinio segreto dei grandi elettorali. Introdotte per la prima volta nell'elezione del capo dello stato del 1992 che incoronò Oscar Luigi Scalfaro, quest'anno saranno sostituite da cabine realizzate in maniera da poter essere facilmente areate e igienizzate. Catafalco a metà! 

 

 

D come “Divisivo”

È l'aggettivo con cui solitamente viene bocciata una candidatura. Divisivo o “di parte”, seguendo l'accezione quirinizalia, finisce per diventarlo chiunque abbia fatto un minimo politica, o abbia preso posizione, nel momento in cui è indicato da uno schieramento. Quasi per inerzia, l'altra coalizione risponderà sottolineando la necessità di un candidato “super partes”. 

 

E come Einaudi

Sta per Luigi, primo presidente della storia della Repubblica (come capo dello stato provvistorio ricordiamo Enrico De Nicola, non proprio entusista di essersi ritrovato in quel ruolo tant'è che preferì non trasferirsi mai al Quirinale). Eletto nel maggio 1948. Presente nelle votazioni fin dalla prima chiama, fu dichiarato presidente al quarto scrutinio con 518 preferenze. Economista tra i più illustri esponenti del pensiero liberale italiano. Non appena asceso al Colle si chiese come avrebbe fatto, claudicante com'era, a presenziare agli eventi pubblici istituzionali.

 

F come franchi tiratori

I parlamentari, o i grandi elettori nel caso della consultazione per il Colle, che votano, sfruttando il voto segreto, in dissenso rispetto al proprio gruppo, alla propria coalizione, schieramento o partito. Il termine franco tiratore pare sia apparso per le prime volte nelle croncache della guerra franco-prussiana del 1870, aveva un'accezione militare. Ma la storia della politica è piena di tradimenti e colpi mancini. L'ultima volta, per restare in tema Quirinale, è stata nel 2013 quando gli ormai famosi 101, dall'interno del Pd,  affossarono la candidadura di Romano Prodi.

 

G come grandi elettori
 

Vengono così definiti coloro i quali, materialmente, eleggeranno il nuovo presidente inbucando la scheda nella cosiddetta insalatiera. Sono 1009 in tutto: si tratta di 321 senatori, di 600 parlamentari ai quali si aggiungono i delegati dei territori, tre per regione a esclusione delle Valle d'Aosta che esprime un solo delegato.
 

 

H come Hotel

Un Covid Hotel per permettere ai grandi elettori contagiati di poter comunque partecipare all'elezione. È la proposta arrivata per esempio da Italia Viva. In questo modo verrebbe allestito un seggio unico e successivamente le schede sarebbero trasportate a Montecitorio per lo spoglio. Allo studio anche la possibilità di votare a distanza, ma resta in piedi anche l'eventualità che i positivi, alla fine, debbano rinunciare al voto. In caso di assenza, va ricordato, il quorum necessario all'elezione non cambia. 

 

I come "Ipotesi Amato"
 

Giuliano Amato, giurista, accademico e due volte presidente del Consiglio, è l'ipotesi che eternamente ritorna in occasione di ogni elezione al Colle. Come candidatura di bandiera, come riserva dello stato o come uno della provvidenza, nel caso in cui fosse impossibile fare sintesi su un altro nome. C'è sempre un retroscenista pronto a garantire che il suo, sia un nome caldo. È successo anche in questa tornata. Per questa ragione è nata anche una pagina Facebook, che archivia i titoli e gli articoli migliori. Si chiama “L'ipotesi Amato”, ormai anche un fatto di costume (politico).
 

Giovanni Leone, in una foto del 1996 (Ansa)


L come Leone

Lo spauracchio. Il sesto presidente delle Repubblica, Giovanni Leone, fu eletto nel 1971 al 23esimo scrutunio. Si tratta dell'elezione più lunga della storia della Repubblica. Un precedente che oggi fa quasi paura, lo stallo infinito, in cui uno dopo l'altro vengono bruciati nomi e proposte. Uno scenario che richiede geometrie variabili, tattica e opportunismo. Ma anche spalle ben coperte, è proprio qui che i franchi tiratori si agitano. E forse, proprio per questo, gran parte dei leader attuali farebbe volentieri a meno di un altro Leone. 

 

M come Montecitorio

Le votazioni che porteranno a eleggere il nuovo presidente della Repubblica avranno luogo, come al solito, a Montecitorio, sede della Camera dei deputati. Provate a indovinare da cosa dipenda. Nulla di particolarmente arzigogolato. Semplicemente, essendo Montecitorio più grande della sede del Senato ovvero Palazzo Madama, storicamente si è optato per questa soluzione. La seduta comune è presieduta, quindi, dal presidente della Camera (in questo caso Roberto Fico) affiancato dal presidente del Senato (Elisabetta Alberti Casellati). 

 

N come "nonno al servizio delle istituzioni"
 

La frase con cui il premier Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa di fine anno, si è praticamente messo a disposizione del Parlamento per la carica di presidente della Repubblica. Ma la strada che porta da palazzo Chigi al Colle, oltre che in salita, potrebbe essere piena di trappole e incertezze. Soprattutto senza un accordo, tra le forze che sostengono l'attuale premier, che garantisca un governo in conitnuità con questo.

O come "Operazione scoiattolo"

È il termine giornalistico dato alla strategia d'ascesa quirinalizia di Silvio Berlusconi. È stato lo stesso Cavaliere a descriverla in termini etologici, dal numero di piccoli scoiattoli parlamentari che sta cercando di portare alla sua causa, anche grazie al lavoro di moral suasion di Vittorio Sgarbi. Consta di una mistura di promesse e lusinghe. Tutto per mezzo di lunghe telefonate agli incerti.

 

P come Pallottoliere (e come papabile)

Cartaceo o digitale, professionale o di fortuna, è simbolicamente lo strumento che misura e indica rapporti di forza o le preferenze potenziali per questa o quella scelta. È sul pallottoliere che i leader segnano i voti, quelli certi e quelli possibili. Quelli che rendono una personalità politica, oltre che disponibile per la carica e competente per il ruolo di presidente della Repubblica, anche papabile o come si suol dire quirinabile. Il toto nomi passa anche da qui.

 

R come Responsabili (e rimpasto)

La "responsabilità della scelta", sentita dal leader della Lega Matteo Salvini, o "la responsabilità che devono dimostrare le forze politiche" in questo passaggio istituzionale, come ha chiesto il segretario Pd, Enrico Letta. Ma la responsabilità è anche quella dei cosidetti "costruttori", che un anno fa dovevano salvare il governo Conte II e che, chissà, torneranno in auge nelle trattative per il Colle. O quella necessaria per un nuovo accordo di governo per portare a termine la legislatura, forse un rimpasto, come garanzia migliore per trovare un nome comune sul quale far convergere le forze parlamentari

 

Q come Quorum

La soglia di voti, variabile, da raggiungere per nominare il presidente della Repubblica. Nei primi tre scrutini infatti per eleggere il capo dello stato occorre la maggioranza qualifica dei due terzi dell'Assemblea: almeno 673 voti su 1009. Dal quarto scrutinio, è sufficiente la maggioranza assoluta, quota 505.

 

S come scheda: bianca, nulla o segnata
 

Tra le strategie di voto c'è anche quella di segnare in maniera specifica il nome di un candidato, caratterizzandolo attraverso una particolare punteggiatura, un'abbreviazione riconoscibile e riconducibile a qualcuno o qualcosa. A un gruppo politico per esempio. In questo modo le forze parlamentari possono contarsi e capire se e in che in misura qualcuno venga meno agli accordi.

 

Il transatlantico (Ansa)

T come transatlantico

Il corridoio di Montecitorio, sede della Camera dei deputati, che ricorda per arredamento e fattezze una nave transcoceanica, da cui prende appunto il nome. È probabilmente il corridoio più famoso della politica italiana, da non confondersi con Corea, il corridoio parallelo a cui i giornalisti non hanno accesso e dove quindi i parlamentari potevano tessere le proprie trame a riparo da occhi e orecchie indiscrete. Una distinzione che risale ai tempi pre covid (poi anche il Transatlantico è stato chiuso ai giornalisti)

 

U come una “Una donna”

Chi al Quirinale? "Una donna". Espressione abusata e ripetuta da più parti, in questi giorni, dalla sempre più folta truppa che vorrebbe al femminile la carica più alta dello stato. Ma per dovere di cronaca bisogna anche sottolineare che nella stragrande maggioranza dei casi l'espressione “una donna” non è accompagnata da nessuna preferenza o nome specifico.

 

V come veto
 

Anche se spesso i veti sono molto più di uno e sono pure incrociati. La logica per cui le varie forze parlamentari bloccano un nome o una candidatura, spesso come riflesso di scelte effetuate da altri gruppi o schieramenti. Una delle dinamiche tipiche favorite dal voto segreto.  E dopotutto, per essere eletto al Quirinale, "Più che i voti, contano i veti", ebbe a dire Romano Prodi,  che suo malgrado ha maturato una certa esperienza in questo campo. Parole simile a quelle pronunciate in passato anche da Luciano Violante.
 

 

Z come Zampetti

Da Ugo Zampetti, segretario generale della presidenza della Repubblica con Sergio Mattarella. Uno dei suoi più stretti collaboratori nonché presenza fissa, in particolare nella fase delle consultazioni (fu colui che annunciò la convocazione di Mario Draghi). Per dire dell'importanza del ruolo basta fare il nome di alcuni suoi predecessori: Alberto Gifuni, Sergio Berlinguer e Antonio Maccanico. Per questo c'è curiosità di capire chi potrebbe occupare quella casella (potrebbe rimanervi lo stesso Zampetti, tra l'altro).

 

(Bonus) K come kingmaker

Lo si è letto a più riprese un po' ovunque nella cronaca politica di queste settimane. Sta per colui che, dalle retrovie, gioca un ruolo determinante per influenzare un certo evento com'è in questo caso l'elezione del capo dello stato. Ha un'origine cinquecentesca e affonda nella tradizione monarchica inglese. In passato, per fare due esempi, Ciriaco De Mita con l'elezione di Francesco Cossiga e Matteo Renzi con la convergenza su Sergio Mattarella sono stati considerati kingmaker.