l'intervista

"Serve Draghi al Quirinale e una legge proporzionale, lo sa anche Berlusconi". Parla Brugnaro

Valerio Valentini

"Super Mario garantirà stabilità e indirezzerà l'agenda dei prossimi governi. Ma occorre una riforma semipresidenziale". I rapporti con Renzi e con Calenda, gli equilibri nel centrodestra e un ruolo nell'esecutivo. Intervista al sindaco di Venezia

La premessa è chiara: “Fare in fretta”. Sull’intervista, anzitutto. “Atterro alle 14.50, sentiamoci alle 14.51 e in dieci minuti la risolviamo”. Ma non solo. “E’ l’Italia che deve fare in fretta, che deve volere essere un paese decisionista, perché sennò nella competizione globale restiamo schiacciati”. E invece? “E invece a noi piace fare chiacchiere. Anche i partiti che si lamentano per i tempi stretti sulla legge di Bilancio: ma non si ricordano che furono loro a sabotare la riforma di Matteo Renzi nel 2016?”. E come si diventa decisionisti? Su questo, Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, non ha dubbi: “Mandando Mario Draghi al Quirinale”. 

E’ arrivato a Roma col piglio nordico di chi scende nella palude capitolina per bonificarla. “Vengo a venetizzare la città eterna”. Ma a Roma Brugnaro, leader di Coraggio Italia, oltre che per incontrare Luigi Di Maio, è venuto più che altro a sondare gli umori dei suoi parlamentari: 21 deputati, 9 senatori, una pattuglia non irrilevante, nella sfida del Quirinale. “In verità, il solo fatto che ci sia da combattere la dice lunga di come siamo messi”. La assegnerebbe d’ufficio, Brugnaro, la presidenza della Repubblica? “Sono talmente evidenti, le ragioni per cui bisogna eleggere Draghi, che mi sembra  superfluo elencarle”. Facciamo lo sforzo? “Tutti dicono che è il migliore che abbiamo. Super Mario di qua e Super Mario di là. E perché, allora, dovremmo preferirgli altri per la più alta carica della Repubblica? Dicono ipocritamente che vogliono conservarlo a Palazzo Chigi, per averlo operativo sui dossier. Ma sanno benissimo che il 2022 sarà l’anno della campagna elettorale, il premier finirebbe imbrigliato. Invece, dal Colle, per sette anni assicurerebbe stabilità e rassicurerebbe i mercati. E di lì ci si muoverebbe per una riforma semipresidenziale controbilanciata da una legge elettorale di tipo proporzionale. E allora sì che l’Italia riparte davvero”.

 Ma questo draghismo esasperato non cozza con un centrodestra che sostiene la candidatura del Cav.? “Berlusconi sarebbe un ottimo capo dello stato, ma il suo nome è quello su cui puntare a partire dalla quarta votazione. Se invece su Draghi si convergesse tutti, fin dal primo scrutinio, a maggioranza trasversale, sarebbe proprio Berlusconi il primo a incoronarlo”.

Draghi al Colle e poi subito al voto? “Ma neanche per scherzo. Anzi, il premier deve impegnarsi fin d’ora a garantire la prosecuzione della legislatura fino al 2023”. Con un nuovo governo, dunque? “Certo, un governo comunque indicato da Draghi, che dal Colle ne indirizzerebbe l’agenda”. Matteo Salvini però ha già detto che se Draghi va via lui non resta in maggioranza. “Noi di Coraggio Italia sì, invece, e magari reclameremo anche un posto di governo”. E forse sarebbe quella l’occasione per propiziare una convergenza al centro tra voi, Renzi, Calenda. “Alt. Carlo è una persona che stimo molto. Ma lui alla fine tornerà a sinistra, col Pd. Con Renzi c’è sintonia, è un leader vero che ha pagato in modo spropositato alcuni  errori. Con lui c’è una prospettiva reale d’intesa, a patto che si avvicini lui a noi, a rafforzare la componente civica, liberale del centrodestra. Sempre che abbia   senso parlare di destra e sinistra”.

 Non ce l’ha? “Gli italiani vogliono soluzioni, non paternali ideologiche. Io in passato ho votato per la qualsiasi, e ogni volta finivo col dirmi: ‘Cretino, ti sei fatto fregare pure stavolta’”. Suona un po’ grillino, come slogan. “Ma io infatti  all’elettorato grillino voglio rivolgermi. Lì c’è tanta Italia per bene che ha creduto nel valore dell’onestà. Noi ne aggiungiamo un altro: la meritocrazia, la competenza”. Che poi è anche ciò che vuole fare Conte. “Ma Conte è uno del Pd che parla col simbolo del M5s. Perché dovrebbero votare lui?”.

E chi voteranno, nel 2023, gli italiani? “Chi avrà saputo risolvere il problema del caro energia e dell’inflazione”. Soluzioni, al riguardo? “Una di prospettiva. Ed è seguire quel che dice Roberto Cingolani, che purtroppo ha un ministero pieno di funzionari che pensano a bloccare tutto: bisogna puntare sul nucleare pulito e sull’estrazione del gas. Basta con queste balle sul solare. E poi c’è un’altra soluzione, più immediata”. Cioè? “Mandare Draghi al Quirinale”. Per frenare l’inflazione? “Certo. Scoraggerebbe gli speculatori”.

 

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.