A destra

Salvini risponde alla Meloni e mette in campo la sua generazione Atreju

Nell'assemblea della Lega a Bari sfila un parterre di ex missini e tra tutti spicca il sindaco di Nardò Pippi Mellone

Michele De Feudis

Dopo l’accoglienza agrodolce alla festa dei conservatori a Roma, il segretario della Lega va a Bari e contende il voto identitario alla Fiamma. Per il Colle annuncia: “Lunedì chiamo tutti i leader dei partiti per discutere insieme”

Bari - Una “Generazione Atreju”, ma con la spada di Alberto da Giussano per arginare l’emorragia di voti dalla Lega governista verso la destra di Fratelli d’Italia:  Matteo Salvini, dopo l’accoglienza agrodolce nella festa nazionale dei conservatori a Roma, rilancia il suo duello con Giorgia Meloni.

 

Nell’assemblea “Formula Puglia”, nell’AncheCinema di Bari, mette in campo un pezzo della sua classe dirigente con solide radici postmissine e riprende temi cari alla destra sociale al fine di recuperare terreno nei sondaggi che premiano il partito della leader di Fdi, stabilmente con più consensi del Carroccio. Nella kermesse, introdotta dal senatore salentino Roberto Marti, l’antica contesa tra sovranisti si rinnova già leggendo il programma degli interventi e rilevando le presenze. Ci sono, infatti, ben tre dirigenti cresciuti in Azione Giovani, la “cantera” fondata e a lungo guidata dalla Meloni: sono il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, il senatore lucano Pasquale Pepe e il sindaco di Nardò, Pippi Mellone (sostenuto alle ultime comunali anche dal governatore progressista Michele Emiliano).

 

“L’opposizione di Fdi? Pura propaganda”

L’atmosfera di confronto a distanza con i meloniani è surriscaldata subito dal capogruppo regionale Davide Bellomo: “In Consiglio noi facciamo una opposizione propositiva, Fdi si caratterizza per pura propaganda fine a stessa”. Rincara la dose Adriana Poli Bortone, signora della destra pugliese, ora in consiglio comunale a Lecce con la Fiamma Tricolore: “Ringrazio la Lega che è stata al mio fianco nelle regionali del 2015, mentre altri (Fdi, ndr) si fanno rappresentare in Puglia dalla Democrazia cristiana di un tempo”. L’ex europarlamentare ha nel mirino il meloniano Raffaele Fitto: “Qui c’è carenza di destra, e noi non ci sentiamo rappresentati con i nostri valori”. Poi tra gli applausi ha ricordato il pensatore schmittiano Gianfranco Miglio per le macroregioni e chiuso l’intervento donando a Salvini un vassoio di pasticciotti salentini.

 

Salvini identitario

Nelle conclusioni dell’evento, nel quale tra i cinquecento in sala erano presenti anche i parlamentari Massimo Casanova e Anna Rita Tateo, e il presidente Invimit Nuccio Altieri, Salvini ha usato toni concilianti ma con argomenti e lessico che collimano con la piattaforma meloniana: “Siamo una comunità e un movimento prima che un partito”, “La Cgil è l’Italia del no, noi quella che costruisce”, fino alla riproposizione dello slogan rautiano contro gli eurocrati, “bevetevi la Coca Cola, noi preferiamo il vino primitivo pugliese”.

 

Poi critiche al ddl Zan, sì al presidenzialismo e alla reintroduzione del servizio militare (“anche tre anni”, gli gridano dal pubblico). Solo un passaggio soft rivolto indirettamente alla Meloni: “Facciamo parte di un governo con Letta, Di Maio e Conte. Ho scelto da italiano e da papà in un periodo straordinario. Ho preferito essere protagonista piuttosto che criticare da fuori ogni cosa che accade in Italia…”.

 

Le ultime battute sono state riservate a deplorare i media mainstream nella vicenda archiviata di Luca Morisi (“finita forse a pagina 37”), le presunte divisioni con l’ala Giorgetti (“non ci sono correnti, siamo la Lega”), e a fare l’annuncio di una serie di telefonate agli altri leader politici (da lunedì) per discutere di Quirinale. “Dobbiamo essere un pacifico e rivoluzionario esercito, non siamo servi di nessuno”, chiosa. Applausi, selfie e poi a pranzo con i dirigenti leghisti nel ristorante al Cancello Rotto. Sul tavolo sperlunghe di frutti di mare. Più identitari di così…