
Operazione facce
I partiti in crisi si affidano a volti nuovi (e nuove leve) per le ospitate in tv
Da Beppe Grillo a Conte, passando per i piccoli "editti". Ma davvero basta cambiare facce per cambiare la musica? I casi di Lega e M5s
C’erano una volta le facce inamovibili da talk show, quelle presenti a reti unificate. Erano i tempi d’oro gialloverdi, e ovunque imperversavano i Matteo Salvini e i Luigi Di Maio e i Danilo Toninelli, i Claudio Borghi e gli Alberto Bagnai, per non dire dei tempi precedenti (exploit del grillismo, con Alessandro Di Battista mattatore dei teleschermi). Ma i tempi sono cambiati, e l’avvento di Mario Draghi a Palazzo Chigi, per non dire dei prossimi mesi di preludio all’elezione del presidente della Repubblica, impongono altri modi e altri stili. Non per niente Silvio Berlusconi, qualche giorno fa, inaugurando la nouvelle vague di presenza sulla scena politica post Covid, ha annunciato la partecipazione al congresso dei Popolari europei a Rotterdam, il 17 e il 18 novembre sottolineando, seppure sottotraccia, il concetto rivolto ai suoi: non potete, voi che siete al vertice di Forza Italia, andare così poco in video, bisogna al più presto correggere il tiro e le lacune comunicative. (E si ricordano i recenti tempi in cui il deputato e responsabile tv di Forza Italia Andrea Ruggieri aveva cercato di lanciare una campagna per un turn-over di volti azzurri).
Nei Cinque Stelle, intanto, è stato Giuseppe Conte in persona a lanciare un piccolo editto, diverso da quelli per cui era noto Beppe Grillo ma pur sempre editto: qualche settimana fa, infatti, l’ex premier (con l’ausilio del suo ex portavoce a Palazzo Chigi Rocco Casalino) ha deciso lo schema delle presenze in televisione: non appariranno più tutti i deputati e senatori grillini, ma soltanto i cinque volti dei vicepresidenti del Movimento, più Conte stesso. E dunque si vedono e si vedranno sui piccoli schermi Michele Gubitosa, Paola Taverna, Riccardo Ricciardi, Mario Turco e Alessandra Todde.
Ma davvero basta cambiare i volti per cambiare la musica, specie in un momento in cui i Cinque Stelle sono dilaniati sulla linea da tenere per l’elezione al Colle?
Ma è la Lega il partito dove “l’operazione facce nuove” ha assunto una certa sistematicità. Il punto è: trovare alternative ai salvinismi roboanti, anche come manovra diversiva rispetto ai dissapori emersi in seno al consiglio federale (quello del “decido io”) e ai sondaggi non trionfali del post-amministrative. Ed ecco che si preparano a una stagione di ospitate le nuove leve del Carroccio, in alternanza con Salvini.
S’avanza dunque l’europutata trentaquattrenne Isabella Tovaglieri, volto rassicurante da annunciatrice di programmi per bambini cui è stato affidato il compito di confezionare videomessaggi per i tg. E s’avanza anche il trentunenne Luca Toccalini, segretario nazionale della Lega giovani dopo Andrea Crippa, colui cui si pensa per parlare senza toni troppo accesi delle bestie nere comunicative per la Lega (tipo il Green Pass), mentre la deputata Rebecca Frassini sarà incaricata di sostenere le tesi leghiste sulla giustizia. Che nella Lega abbiano pensato al gattopardesco adagio “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”?