Il caso

Lamorgese si vendica di Salvini: nomina Maroni capo della Consulta sul lavoro nero

Simone Canettieri

La titolare del Viminale nomina l'ex segretario della Lega anti-Salvini (nonché già ministro dell'Interno) ai vertici dell'organismo che si occuperà dello sfruttamento dei lavoratori

Che sia una fredda vendetta contro gli attacchi di Matteo Salvini ("gli idranti contro i manifestanti a Trieste nemmeno in Venezuela: vergogna", l'ultimo attacco solo ieri) o il giusto riconoscimento al merito di chi in altre stagioni ha diretto il Viminale non si sa.

Di sicuro la mossa della ministra Luciana Lamorgese è destinata a far parlare. La titolare dell'interno ha nominato Roberto Maroni, già segretario della Lega nonché ministro dell'Interno, presidente della  consulta per l'attuazione del "Protocollo d'intesa per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e del caporalato”.

Maroni è stato il predecessore di Salvini a capo del Carroccio. L'ex governatore della Lombardia negli ultimi anni a più riprese ha criticato la linea dell'attuale leader della Lega, compreso quando sedeva al Viminale.

L'insediamento dell'organismo avverrà oggi alle 15 al Viminale, alla presenza del ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, e del presidente del Consiglio nazionale di Anci, Enzo Bianco.

Il curriculum di Maroni giustifica comunque la nomina: non è stato solo ministro dell'Interno ma anche responsabile del Lavoro nei governi Berlusconi.

 

"E' per me un grande onore assumere la presidenza della Consulta contro il caporalato. Un onore ed un impegno che voglio portare avanti con tutta l'energia necessaria per dare vigore al protocollo d'intesa ed alla Costituzione che all'articolo 1 riconosce il diritto a lavoro come principio fondamentale di ogni essere umano". Così Roberto Maroni, nuovo presidente della Consulta, all'insediamento dell'organismo oggi al Viminale. "C'è - ha riconosciuto Maroni - molto da fare, gli sfruttatori sono sempre in agguato e condivido la strategia che si articola in iniziative molto concrete, a cominciare dalla mappatura del territorio per acquisire dati sui fabbisogni dei Comuni con la programmazione e realizzazione degli interventi di prevenzione di ogni forma di sfruttamento lavorativo".

"Dobbiamo - ha proseguito l'ex ministro dell'Interno - fare squadra attraverso il coinvolgimento di prefetti, sindaci, associazioni della società civile, organizzazioni rappresentative di aziende agricole e lavoratori. La scorsa settimana a Milano - ha ricordato - c'è stata la prima condanna sul caporalato per i rider con una sentenza che ha sanzionato l'intermediazione illecita: è un messaggio importante che fa ben sperare". 

Velenosa la nota della Lega: "Grande soddisfazione per la nomina di Roberto Maroni nella consulta anti caporalato: per ottenere dei risultati, un ministro palesemente inadeguato come Luciana Lamorgese deve ricorrere a un importante esponente della Lega. Maroni ha il totale e incondizionato sostegno del partito, che lo ha aspettato con affetto anche in questi mesi difficili per la sua salute".  

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.