Aspettando il Cav.

Partito, Quirinale e Salvini: Forza Italia invoca il ritorno di Berlusconi

I risultati delle amministrative, le nomine interne e le bizze della Lega: ecco i dossier che lo aspettano. Magari solo per un quarto d'ora

Simone Canettieri

Il presidente degli azzurri dice di voler tornare a Roma per occuparsi del partito e del centrodestra

Lo aspettano: “Dovrebbe scendere in questi giorni”. Lo invocano: “Solo Silvio può indicarci la rotta”. Tutti dicono di parlare con lui: “Guardi, l’ho sentito poco fa”.  Roma chiama Silvio Berlusconi. Il Cav. era atteso oggi nella sua  villa sull’Appia antica. L’ultimo blitz fu una mezza epifania. La foto da divo sulla scaletta dell’aereo. Il ritorno alla Camera. I cori dei parlamentari. Il grazie  di  Mario Draghi “per essere venuto”. Era il 9 febbraio: le consultazioni del premier incaricato. Sarà dunque oggi il giorno buono? Ieri sera era molto più no che sì. Falso allarme. Ma come sta Forza Italia? “Siamo diventati Forza Calabria”.  


La battuta sulla Calabria  circola con una certa  perfidia nel cortile della Camera fra i deputati azzurri. E prende in considerazione il successo del neo governatore Roberto Occhiuto, capogruppo uscente a Montecitorio. Nel resto delle grandi città, al contrario, c’è stato poco o nulla da festeggiare. Da Torino (5,3) a Milano (7,1) passando per Bologna (3,8) e Napoli (6,6). Fino al clamoroso caso di Roma. Nella capitale, mai generosa, il partito di Berlusconi stavolta ha raccolto un misero 3,6 per cento. Correva in tandem con l’Udc. L’unico consigliere eletto è Marco Di Stefano, ex assessore della giunta Marrazzo, poi deputato del Pd. 

Davanti a questi risultati chi parla con Antonio Tajani riceve però rassicurazioni: niente panico, dove non siamo andati molto bene era perché il candidato sindaco non era forte, siamo vivi. E comunque, secondo una tabellina che gira nei piani alti del partito, il saldo con le Europee è positivo (media  nazionale al 9,4 per cento + 0,7). Ma dentro c’è di tutto: dai capoluoghi di provincia, ai piccoli comuni fino all’Eldorado calabrese. 
Adesso ci sarà da sostituire Occhiuto alla Camera. Per i galloni di capogruppo corrono Paolo Barelli, Valentino Valentini, Simone Baldelli. Anche questa pratica, burocratica, ma simbolica dovrebbe sbrigarla il Cav. Ecco perché tutti lo aspettano. Di cose da dire ce ne sono. E soprattutto da decidere. Tutti lo cercano. Tutti vogliono la sua benedizione. E soprattutto una rotta. Il Cav. dice, a chi lo chiama, di stare bene. E di essere pronto a ritornare sulla scena. Per riprendersela a morsi, e chi se ne infischia delle ottantacinque primavere. E delle noie giudiziarie. “Le sue condizioni di salute sono in cauto miglioramento”, ha spiegato l’avvocato  Federico Cecconi durante l’udienza Ruby Ter. Chiarendo che “fosse per lui, conoscendolo, non c’è dubbio che vorrebbe quanto più possibile svolgere attività politica”. 


Giorni fa in un colloquio con La Stampa, Berlusconi è stato scoppiettante: ha bocciato i “ragazzi” Salvini e Meloni a Palazzo Chigi, ha detto che il premier Draghi deve durare e che insomma è pronto all’eterno ritorno. D’altronde qualche segnale lo aveva mandato anche il giorno del voto. Arrivato al seggio con l’amico Fedele Confalonieri aveva spiegato che “i candidati nelle città non si scelgono così”.  

Un pezzetto di aria che tira dentro Forza Italia è raccontato da Andrea Ruggieri: “Le amministrative sono un altro sport rispetto alle politiche, ma il centrodestra porta gente a votare e vince solo dove si presenta affidabile”. E ora?  “Ora si apre un’opportunità e un largo mercato elettorale – continua il deputato romano non proprio folgorato sulla via di Michetti – ma serve ad adeguare il mezzo al fine, quindi ripensarsi in fretta, capire che le esigenze dell’Italia causa pandemia sono cambiate e adeguare idee, protagonisti e mentalità. Se Forza Italia torna a crescere, il centrodestra vince a spasso”. 
Altrimenti? Silenzio. Ecco, la domanda è questa. E rischia di cadere nel buio del voto per il Quirinale. Berlusconi accarezza il sogno del Colle, non lo nasconde. Almeno alla prima votazione. Ma poi? C’è il rischio che il centrodestra si spacchi, che gli azzurri più moderati ascoltino le sirene centriste renzian-calendiane-brugnaresche. Renato Brunetta, che è il custode del draghismo al governo, dice: “E’ ora che nel centrodestra ci sia un chiarimento perché non è possibile procedere per strappi. Per strappi altrimenti si va a sbattere”. L’uscita di Matteo Salvini sulla delega fiscale ha fatto infuriare tutti i ministri azzurri. “Fibrillazioni opportunistiche del momento”, per Brunetta. Mara Carfagna: “Basta competizione nel centrodestra fra Matteo e Giorgia: è ora di smetterla”. Mariastella Gelmini sempre sulle intemperanze del Carroccio: “Non ci sono patrimoniali né tasse sulla casa”. L’aria frigge. Serve una rotta. Tutti chiamano il Cav. Per un gran ritorno. Magari solo per un quarto d'ora. 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.