A Roma, un tranquillo weekend elettorale di paura

Andrea Venanzoni

Lo scotch che manca, la disperata ricerca di presidenti di seggio, la caccia su Facebook per trovare uno scrutatore. E poi le telefonata a casa, il ricorso ai parenti, per sopperire le assenze impreviste. Per l’ennesima volta, la macchina organizzativa vacilla e sembra fare cilecca

Eruzioni vulcaniche. Fenomeni meteo eccezionali. Terremoti. Sono alcuni tra gli eventi in assoluto più difficili da prevedere e a cui sarà ormai il caso di aggiungere anche le elezioni politiche e amministrative. Perché in effetti, a ripercorrere la surreale giornata del sabato romano, il pomeriggio caldissimo dell’allestimento e della costituzione dei seggi, sembrerebbe quasi di esser stati alle prese con un evento fortuito, eccezionale e impossibile da organizzare, adeguatamente, per tempo.

  

Quando inizia l’afflusso di presidenti, segretari e scrutatori, assiepati dietro le cancellate degli istituti scolastici in attesa che si consenta la formale costituzione dei seggi, con la preparazione e la vidimazione delle schede, la apposizione dei cartelli prescritti contenenti le liste e i nomi dei candidati ci si rende conto subito di una innegabile realtà: manca il personale. Mancano presidenti, mancano scrutatori.

  

   

Per l’ennesima volta, la macchina organizzativa vacilla e sembra oggettivamente fare cilecca. Alle assenze dei presidenti di seggio, cerca di sopperire Roma Capitale, attingendo alle liste faticosamente compilate nei giorni precedenti, ricorrendo a fantozziani e temutissimi sorteggioni, di suoi dipendenti estratti e da utilizzare come personale di potenziale surroga: principalmente appartenenti alla polizia locale, mentre alle altre famiglie capitoline toccano in sorte compiti come quello del ‘rappresentante del Sindaco’, mitologica figura di raccordo e coordinamento tra la struttura elettorale e l’amministrazione che dovrà gestire le procedure di raccolta e consegna dei plichi.

   

La penuria di presidenti di seggio, ormai un ‘classico’ delle varie tornate elettorali, non sembra avere una spiegazione unica, ma un insieme di fattori tra loro cospiranti e che ogni volta mettono in crisi la piena tenuta della votazione. Scarso appeal economico, responsabilità elevata, l’oggettiva pesantezza del rimanere a languire chiusi al seggio per quasi tre giorni.
Non va meglio sul fronte scrutatori, tanto che nei vari gruppi Facebook ‘Sei di Casalotti se…’, ‘Sei di Torre Maura se…’, su cui in genere si vendono oggetti, si offrono servizi e ripetizioni, cominciano a comparire allarmanti messaggi di ricerca di…scrutatori. Vengono indicati gli estremi del seggio, l’indirizzo e l’indicativo fabbisogno.

  

E sempre a proposito di fabbisogno, non bene nemmeno l’aspetto prettamente logistico: tra i materiali consegnati ai presidenti di seggio per l’allestimento scarseggia lo scotch con cui si dovranno appendere i manifesti con le liste. Ragion per cui sorge un immediato tam tam di presidenti disperati ma che, con italica arte di arrangiarsi, chiamano in soccorso amici, genitori, mariti, amanti, per farsi portare lo scotch.

  
Nel pomeriggio inoltrato di sabato sono ancora centinaia i seggi non costituiti: alle dieci di sera, ne mancano ancora decine e solo alle undici si riesce, assai faticosamente, a chiudere, in apparenza, la partita.

   

In apparenza, perché la domenica mattina diventa un fiume di avvistamenti, segnalazioni, critiche, insulti. Un flusso continuo che inizia a rendere bollenti le comunicazioni, telefoniche e digitali.

   

Come sempre avviene in questi casi, il vero si unisce al verosimile, la realtà alla leggenda metropolitana. Come in Fantozzi,  dove nel buio della sala correvano voci incontrollate e pazzesche. Si diceva che l'Italia stava vincendo per 20 a 0 e che aveva segnato anche Zoff di testa, su calcio d'angolo, così nel buio dei seggi elettorali iniziano a rincorrersi voci di elettori nominati scrutatori seduta stante dai presidenti, si immagina a seguito di rituali feudali, di seggi in cui non si può ancora votare perché sarebbero arrivate loro le schede di altri Municipi, di presidenti di seggio che vista la mala parata si sarebbero fatti portare via in autoambulanza, come Calboni in gita al mare.

  
Carlo Calenda, sabato sera su Twitter, laconico ha commentato: "E' grave. Molto". Più che altro, è tutto, semplicemente, assurdo.

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