L'intervista

"Le imprese si trattengono con le riforme, non con la paura". Parla Carraro

"“Ho in mente di conquistare nuovi mercati. Quando penso all'estero penso a come posso esportare i miei prodotti"

Carmelo Caruso

"La norma antidelocalizzazioni? In una nazione coraggiosa, attrattiva, per ogni impresa che va via dovrebbero essercene dieci pronte a correre e investire". Intervista al presidente di Confindustria Veneto

Come si trattengono le imprese in Italia? “Si trattengono con una riforma come quella della giustizia. Si trattengono con la credibilità di chi ha il compito di guidarla. Si trattengono con una squadra di ministri competenti”. Sarebbe questa l’industria “aggressiva” e dunque da spaventare? Fate voi. A parlare è Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, più di mezzo miliardo di euro di fatturato.


Presidente, se non la fermano per legge, con una norma, ha in mente di delocalizzare la sua Carraro che si occupa di meccanica? “Ho in mente di conquistare nuovi mercati. Quando penso all’estero penso a come posso esportare i miei prodotti. Ragiono sulle nuove opportunità che un nuovo mercato mi presenta. C’è una delocalizzazione di cui nessuno parla. Vogliamo trattenere con la forza qualcuno e non ci rendiamo conto che in un’epoca come la nostra dovremmo chiederci: cosa posso fare per arrivare primo fuori dai nostri confini? In una nazione coraggiosa, attrattiva, per ogni impresa che va via dovrebbero essercene dieci pronte a correre e investire”. Carlo Bonomi, che è alla guida della Confindustria nazionale, ha definito la norma antidelocalizzazioni una norma punitiva.

 

E’ la norma, al momento una bozza, a cui lavorano il ministro Andrea Orlando e la viceministra dello Sviluppo Economico, Alessandra Todde. Vuole provare pure lei a commentarla? “La domanda contiene in verità la risposta. Parliamo di una bozza dove si ipotizzavano multe. Ma è una bozza. Non è con le bozze che si fa politica industriale. Quando si parla di imprese serve serietà”. Non serve anche un freno per evitare casi come la Gkn di Firenze, 422 licenziamenti comunicati in un fine settimana e solo ai dipendenti? “Siamo di fronte a qualcosa di grave e di increscioso. E infatti non troverà nessun industriale pronto a negarlo. Non troverà nessuno che sorriderà di fronte a quell’episodio. Nessuno deve pensare che in Italia si possa prendere del denaro e scappare. Ma non è con la minaccia del castigo, con la punizione esemplare, che si trattiene una multinazionale. E anche se si riuscisse a trattenerne una se ne perderebbero almeno cinque che dovremmo riuscire a convincere. Convincere innanzitutto che questo paese merita fiducia. E lo merita, tanto più oggi. Pure in campo giudiziario si parla di pene riparative. Cosa si ottiene con la punizione?”.

 

Si diceva che dopo la fine del blocco dei licenziamenti si sarebbe licenziato senza tenere conto della pandemia. Non è andata così. In Lombardia si è continuato a cercare manodopera. In Veneto pure. Dice Carraro che quel “fenomeno massiccio di chiusure non è un fenomeno massiccio e che non esiste una moria di aziende”. E’ vero invece che esistono storiche crisi industriali che sono appunto eredità di fallimenti industriali. Sui sussidi pubblici ci sarebbe molto da dire. L’idea che un’industria voglia finanziamenti pubblici è una convinzione di chi ama lo statalismo. Ancora Carraro: “Un’impresa, tanto più una multinazionale, investe, e rimane, se è sicura di avere tempi certi per quanto riguarda la giustizia civile, se ha un impianto di leggi che gli semplifica l’attività. Sono, e non è un caso, quella serie di riforme a cui è condizionata l’erogazione dei fondi del Recovery Plan”.

 

Si sente rappresentato da un ministro come Giorgetti? “Mi sento rappresentato, e bene, da un intero gabinetto. E’ per questa ragione che un governo così valido non può perdere il suo tempo con gli annunci, con la scaramuccia di fine agosto. Quando arriverà la norma sarà la norma di un governo e non di un singolo ministro”. Preferirebbe l’obbligo vaccinale anziché il green pass? “Sono giunto alla conclusione che per alcuni settori serve l’obbligo vaccinale pur rimanendo dell’opinione che il green pass sia un mezzo eccezionale per stimolare le vaccinazioni”. E sui sindacati, “le tute scettiche”? Che fare? “Chi è vaccinato non può avere meno tutele di chi non è vaccinato. Stiamo rischiando di passare dalla difesa delle minoranze al boicottaggio della maggioranza. Intendo la maggioranza vaccinata. Dobbiamo confidare nella seconda ondata. Una bella seconda ondata ma di vaccinati”.
 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio