Il consulente nel pallone

Maurizio Milani

Se certi collaboratori di Palazzo Chigi hanno fatto storcere nasi, aspettate di sentire gli scoop del follower fisso sulla task force di Draghi: Lino Banfi alla Rai, Ignazio Marino allo sport, e Daniela Martani salverà Alitalia

Il presidente Draghi è il numero uno al mondo, nel suo settore. E’ chiaro che su alcune materie deve farsi aiutare (da consulenti). Vediamo i settori dove il premier fa tutto quello che gli viene suggerito da questi esperti.

 

Dossier n. 1 calcio: Draghi si avvale del supporto di Ignazio Marino (rimpianto sindaco di Roma). Marino è da tutti considerato un fine intenditore di calcio (anche a 5), tanto da essere allenatore in seconda del Messico nell’ultima Coppa America! Che per cortesia istituzionale non è stata data notizia alla stampa. Vediamo la relazione che Ignazio Marino ha consegnato a Draghi. Titolo: “Per riformare uno sport che non è più tale”.

Comma A: per legge le aziende italiane con più di un miliardo di fatturato devono per forza avere una squadra di calcio (A, al limite B, ma meglio A). parliamo di Barilla, Ferrero, Luxottica, Imi Sanpaolo, Unicredit, Dolce e Gabbana, Armani ecc. Le spese per gli ingaggi dei calciatori e per mantenere in piedi il baraccone sono dedotte al 110 per cento dal fisco che tali holding dovrebbero allo stato. Anche se costruiscono uno stadio a loro spese, l’erario gli riconosce di non pagare tasse per anni 99. Anche se gli utili dell’azienda sono favolosi. Nessuna squadra di queste holding italiane può retrocedere di categoria: rimane sempre in serie A. i favori arbitrali saranno fatti alle squadre più meritevoli. Spieghiamo bene: se una ditta proprietaria dell’Inter fa una donazione spontanea al capo del governo (parliamo minimo di 150 milioni di euro), è chiaro che gli arbitri avranno un occhio di riguardo per i nerazzurri. Certo più di tanto un arbitro non può fare… Può aiutare diciamo. Quindi alle altre ditte conviene fare donazioni analoghe all’istituzione Palazzo Chigi (chiaro: non alla persona che in quel momento ne è inquilino). E’ un gesto di senso civico delle aziende verso la Repubblica e lo stato tutto. 

 

Dossier n. 2 Alitalia: Draghi ha dato la delega di seguire questa crisi aziendale a Daniela Martani, già hostess della nostra compagnia di bandiera. Nel 2010 vincitrice del titolo di hostess più bella del pianeta. Qui fa scuola il conte Camillo Benso. Daniela è la nuova contessa di Castiglione. Fa innamorare Macron, come la mitica contessa risorgimentale con Napoleone III. Obiettivo: vendere Alitalia a Air France, senza tagli occupazionali e mantenendo il nome sugli aerei. Daniela sarebbe completa se riuscisse anche a farsi pagare per la flotta. Ma sarebbe un successo anche avere le condizioni esposte sopra. Vedremo. Draghi ha molta fiducia nella Martani. Per lei pronto un incarico prestigioso: si parla di ambasciatrice in Nuova Zelanda.

La Martani ha espresso alla Farnesina che preferisce la Tunisia.

Sia Draghi che Di Maio hanno risposto: “Daniela! Non c’è problema! Scegli tu la sede diplomatica!”.
Daniela: “Anche Washington?”.
Draghi: “Sì!”.
Di Maio: “Mario scusa, non esageriamo, un conto è un’ambasciata no G20… Ma Washington…”.
Draghi: “Vediamo! Luigi, se riesce a piazzare l’Alitalia a Macron, non possiamo mandarla al consolato boscimane… Con rispetto parlando”.
Di Maio: “Hai ragione! Per curiosità, chi c’è adesso come ambasciatore italiano dai boscimani?”.
Draghi: “Un antropologo di Vicenza che è lì dal 1950. Lo si è fatto console onorario, ma non si hanno più notizie di lui”.
Di Maio: “Non conviene fare una spedizione per cercarlo?”.
Draghi: “Sì! Ma non adesso! Più avanti, ciao!”.

 

Dossier n. 3 che Draghi ha dato in mano a Lino Banfi (artefice anche lui della vittoria a Wembley): trattasi della Rai. Banfi da professionista dello spettacolo ha le idee chiare: ha presentato al premier un dettagliato rapporto sulla riforma della tv di stato. Ecco i punti salienti: 

- canone da togliere dalla bolletta Enel. Torna il famoso libretto che l’Eiar di Torino spediva negli anni 70-80. Sono come degli assegni, ogni anno se ne compila uno secondo la cifra che il governo decide. Chi è onesto paga, chi non paga gli viene sequestrato sia il televisore che il divano. Entrambi vanno all'asta.

- No al tetto dei compensi degli artisti. Se vogliamo essere competitivi, non esiste. Crozza va ingaggiato su Rai 1 (prima serata sabato) costi quel che costi (anche 35 milioni di euro). 

- No agli appalti esterni. La Rai ha capacità e maestranze interne più che valide. Non esiste che Shakira ospite da Fazio imponga la sua presenza con l’avere una sua truccatrice privata. No!! Shakira, ti diamo due milioni di euro per l'ospitata, ma ti fai truccare e pettinare dalle dipendenti Rai di corso Sempione. Vuoi portare per forza la tua truccatrice? Va bene! Invece che due milioni per averti in trasmissione, te ne diamo 1,2. Scegli tu.

Altra riforma Banfi: abolire Rai cinema: “Cosa vuol dire produrre film da parte di una televisione pubblica? No, non lo accetto! Rai cinema va chiusa subito, gentile Mario. Al limite se troviamo qualcuno che la compri… ma la vedo dura. E’ più la spesa che l’impresa. Chiudere, chiudere!”. Banfi continua: “Sì invece alla divisione delle reti alle forze politiche. E’ giusto che chi vinca le elezioni scelga sia il direttore di rete che dei tg. Tu Mario dirai: ‘Come adesso!’. Sì! Qui è inutile toccare una cosa giusta”. 

 

Altro dossier che Draghi ha dato a un esterno: rilancio dell’editoria e della carta stampata. L’uomo designato per tirare in piedi il settore è: Aldo Busi, il più grande scrittore italiano (in odore di Nobel). Busi onorato per essere stato scelto (contro il parere della componente di sinistra che appoggia il governo) ha lavorato benissimo. Ecco il suo rapporto consegnato ieri al premier: “Ogni classe di ogni ordine grado scolastico deve avere obbligatorio tutti i giorni una copia de: il Corriere, il Foglio, la Gazzetta dello sport e Brescia oggi”. Su questo c’è stato un emendamento di Liberi e Uguali: “Perché obbligare delle classi di Oristano ad avere sui banchi il quotidiano Brescia oggi? Forse perché Aldo Busi è bresciano!”.

Risponde su Twitter Busi: “Sì! Perché, cosa c’è di strano, se sceglievano al mio posto Claudio Magris, avrebbe imposto sui banchi di scuola il Piccolo di Trieste. Jerry Calà avrebbe aggiunto ai classici (Corriere Gazzetta Foglio) l’Arena quotidiano di Verona, e Gianni Morandi avrebbe aggiunto il Resto del Carlino”. Draghi interviene: “Ha ragione Busi, Brescia oggi è un ottimo quotidiano e non vedo perché un altro invece che lui. Vada per Brescia oggi obbligatorio letto nel milione e mezzo di classi scolastiche della nazione”. Busi nella seconda parte della relazione parla diffusamente della Settimana enigmistica. Dice: “Consiglio presidente di inserire anche questa in ogni aula scolastica”. Continua Busi: “Consiglio a vostra Eccellenza presidente del Consiglio dei ministri di abolire per legge le scuole di scrittura creativa. Una su tutte: quella di Baricco, che ha filiali in tutte le regioni. Questa Holden non fa altro che illudere gli iscritti che pagano per imparare una cosa che non si impara. E’ come fare una scuola per imparare a correre forte. Ma le sembra possibile. Per cui chiudere, chiudere tutto. Non solo la Holden. Se vogliamo poi mandare Baricco al confino… Ma meglio di no, non abbiamo bisogno di martiri. Chiudiamo questi corsi, se poi c’è un distretto giudiziario che manda un avviso di garanzia a Baricco per circonvenzione di illusi… Ma non penso. Non esageriamo. Obblighiamolo a espatriare e basta. Per quanto riguarda i libri obbligatori, direi di togliere i ‘Promessi sposi’. Se vogliono, se lo leggono per scelta. Al suo posto metterei il ‘Piccolo principe’. Anche la Divina commedia direi di toglierla, come l’Eneide, l’Iliade e l’altra. Metterei ‘Danubio’ del già citato Magris, ‘Guerra e pace’ e ‘Indovina chi viene a cena’. Distinti saluti, Aldo Busi. Spero il mio impegno venga apprezzato. Non mi offendo, nel caso contrario. Però era inutile tirarmi in ballo in questa specie di commissione. Ciao!”.

 

Ultimo, ma non per importanza, il dossier sull’individuare il sito nazionale per lo stoccaggio rifiuti atomici. Delegato a questo rapporto Massimo Giletti (e Marione Tozzi, geologo, a cui da un recente sondaggio tutti vogliono bene, per lealtà e coraggio). Giletti si è messo a girare per tutta Italia. La sua relazione è sconsolante: “Presidente Draghi, non per mancarle di rispetto, ma il sito non c’è: un posto è altamente sismico, l’altro è a rischio idrogeologico, un altro è patrimonio Unesco (mica possiamo farlo su un’isola della laguna di Venezia, su questo sarà d’accordo). Un altro è il paese natale di Giuseppe Parini, l’altro hanno paura che va giù il prezzo delle villette appena acquistate. Insomma! Ho girato in lungo e il largo per il Bel paese, non esiste un luogo idoneo per stoccaggio scorie nucleari. Distinti saluti”.
Draghi nel ringraziarlo per l’impegno chiede: “Massimo cosa consigli?”.
Giletti: “Dispiace dirlo, ma spedire tutto in Amazzonia. Il posto c’è. Le scorie sono in barili sigillati a tenuta mille anni, gli indigeni neanche si accorgono se le mettiamo dove non si aspettano. Inutile avvertire Bolsonaro, facciamo tutto di nascosto. L’Amazzonia è patrimonio di tutti”.

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  • Maurizio Milani
  • Nato a Milano il 20 maggio 1961. Vero nome: Carlo Barcellesi. Diplomato terza media presso Camera del Lavoro di Milano nel 1985, corso serale a numero chiuso. Dopo il militare lavora come sguattero in un hotel. Nel 1987 arriva ultimo a “Riso in Italy”, concorso importante a Roma per giovani. Fa ricorso e vince. Ha uno sfratto ma non riconosce la sentenza. Collabora con il Foglio dal 1986 grazie al direttore Giuliano Ferrara. E' fidanzato con Monica.