Enrico Letta e Roberto Gualtieri (LaPresse)

passeggiate romane

Il Pd si azzuffa con Renzi e si prepara a sparare su Calenda

Letta è sempre più diffidente verso il leader di Italia Viva, mentre crescono le lamentele dei parlamentari. Intanto i dem romani hanno deciso: l’ultimo mese di campagna elettorale per Gualtieri sarà contro il candidato di Azione
 

Raccontano che la diffidenza di Enrico Letta nei confronti di Matteo Renzi, diffidenza peraltro mai sopita, si sia intensificata. Il motivo non riguarda la legge Zan, su cui pure il leader di Iv sta dando non poco filo da torcere al Pd. Dicono che piuttosto il segretario dem abbia maturato il convincimento che Renzi (ieri la notizia di una indagine a suo carico per finanziamento illecito) abbia fatto cadere il governo Conte due non tanto per problemi nei confronti dell’allora premier (che in realtà il leader di Iv non ha mai stimato più di tanto nemmeno quando convinse il Pd a non mettere veti sul suo nome pur di giungere a un governo con i grillini) ma per spezzare l’asse che si era creato tra il Pd e il M5s.

 

Se quell’asse non si fosse incrinato Renzi non avrebbe più avuto margini di manovra. Perciò ha fatto saltare il governo e perciò Letta, nonostante le fibrillazioni  in casa grillina, non demorde e continua a dire che il dialogo con il M5s è sempre aperto, che “il rapporto con Conte è solido” e che un’alleanza, benché non strategica è più che possibile. Già Renzi è sempre di più l’uomo nero del Pd. I dem ne sono letteralmente ossessionati. Si guardi per esempio alla questione del reddito di cittadinanza. Che sia stato un mezzo fallimento, anche “se ha aiutato gli italiani nella crisi della pandemia, ne sono più che convinti anche i dem. E infatti al Nazareno si aspettava il momento opportuno per porre nuovamente la questione alle altre forze politiche e per proporre di “rimodulare” il reddito di cittadinanza. Ma l’uscita del leader di Italia viva che ha addirittura preannunciato l’idea di un referendum il prossimo anno per abolire quel provvedimento, ha costretto i dem a fermarsi. “È sempre un passo davanti a noi”, si lamenta più di un parlamentare del Pd.

 

Al quartier generale di Roberto Gualtieri ormai sono convinti: l’ex ministro dell’Economia andrà sicuramente al ballottaggio. Secondo i sondaggi in possesso dei dem capitolini infatti i consensi di Virginia Raggi, che una ventina di giorni fa era data in ripresa, stanno scendendo a un ritmo costante e Carlo Calenda, benché abbia molti più voti di quanti ne ottenga il suo partito, non ce la farà a scalzare Gualtieri. Tutto a posto, dunque? Nemmeno per sogno. L’ex ministro dello Sviluppo economico comunque sottrae un buon numero di consensi al candidato del Pd alla poltrona di sindaco di Roma. E questo non va bene. La preoccupazione dei dem romani infatti è che Gualtieri vada al ballottaggio contro il centrodestra con una grande scarto rispetto a Michetti. Questo creerebbe un notevole problema al Pd perché gli elettori che al primo turno hanno scelto di votare per Raggi o Calenda nel secondo non sarebbero troppo motivati ad appoggiare l’ex ministro, dando per persa la partita con il centrodestra. Perciò i dem hanno deciso che l’ultimo mese di campagna elettorale per Gualtieri dovrà a essere un cannoneggiamento contro il leader di Azione. Al grido di “Calenda fa vincere le destre” gli esponenti del Pd daranno addosso all’ex ministro dello Sviluppo economico. Una rivisitazione del voto utile, insomma. Basterà a far vincere Gualtieri? Al Pd romano ne sono convinti, anche se qualcuno in verità ne dubita, ma c’è la consegna del silenzio per “non scoraggiare le truppe”.

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