La ricostruzione

Il bonus per gli sposi era una fake news

Luciano Capone e Valerio Valentini

La detrazione fiscale per le coppie che pianificano le nozze non è mai stata neppure presa in esame dal governo: si trattava di un emendamento leghista poi cassato. Resta il sostegno a fondo perduto per le imprese del settore wedding, tra le più colpite dalla pandemia

Si può dire che alla fine si tratta di una fake news: non esiste alcun “bonus matrimonio” (sottoforma di generosa detrazione per gli sposi) approvato dal Parlamento né tantomeno dal governo.  A vederlo con gli occhi dei tecnici del Mef, nasce tutto da un grande equivoco. “E infatti noi, come governo, non ci siamo mai pronunciati su un simile emendamento, e di certo non a favore”, ripete la viceministra grillina Laura Castelli. Insomma il tanto propagandato “bonus” per i novelli sposi non è stato altro che questo: una trovata di un gruppo di deputati della Lega che è finita anzitempo nel tritacarte della commissione Bilancio della Camera. E’ stato lì, infatti, che nelle ultime settimane si sono discusse le proposte correttive sul decreto “Sostegni bis”. E così tra i molti, è stato analizzato anche il settore del cosiddetto wedding, ovvero la pianificazione e l’organizzazione dei matrimoni: un settore piegato dalla pandemica che dà lavoro a centinaia di migliaia di addetti.  Ogni partito ha avanzato le proprie proposte al riguardo, secondo la solita dinamica parlamentare:  alla fine, essendo i vari emendamenti abbastanza trasversali, sono stati omologati e ricompresi in un unico articolo su cui si è registrata un’intesa che è andata dal Pd fino a Fratelli d’Italia. Si tratta, in sostanza, di un contributo a fondo perduto di 60 milioni di euro da ripartire, in base alla perdita di fatturato, tra gli operatori del settore del wedding, per quelli degli eventi e per l’Horeca, ovvero Hotel, ristoranti e catering.

 

Ma la stranezza sta nel fatto che, a far notizia e ad alimentare la polemica politica, non è stato  ciò che nel decreto c’è finito davvero, ma quel che invece non c’è mai stato. Ovvero l’ipotesi di un sostegno che sarebbe andato a vantaggio non degli operatori del settore danneggiati da due anni di chiusura forzata a causa del Covid, ma delle coppie pronte a convolare a nozze. Si è parlato molto sui media, dandolo come approvato, di un “bonus matrimonio” sotto forma detrazione del 25 per cento su una spesa massima  di 25 mila euro per i costi legati alla cerimonia del matrimonio (sconto massimo di 6.250 euro, da detrarre in cinque anni). Una “busta” per gli sposi, insomma, finanziata a debito dallo stato: un po’ sul modello di quanto fatto nell’agosto scorso da Michele Emiliano in Puglia. L’idea che il governo Draghi potesse seguire l’esempio del governatore pugliese, in verità, pareva abbastanza surreale.

 

Tantopiù perché la notizia arrivava poco dopo la decisione del governo Draghi di sospendere il Cashback, perché giudicato regressivo. Il “bonus matrimonio” sarebbe risultato senz’altro tale, perché prevedeva appunto uno sconto del 25 per cento senza alcuna limitazione di reddito, per giunta senza alcun ritorno comprensibile. Non sarebbe andato alle imprese in difficoltà, ma a persone che magari non hanno sofferto la crisi. Non avrebbe stimolato l’economia, perché i matrimoni una domanda abbastanza rigida (non ci si sposa per prendere il bonus) né avrebbe stimolato a spendere di più, visto che ad esempio la normativa anti Covid pone dei limiti agli invitati.  

 

E in effetti la notizia non era vera.  Il bonus  era presenta in un emendamento   della Lega, promosso da Rebecca Frassini e firmato dal capogruppo del Carroccio in commissione Bilancio, Giuseppe Bellachioma, Claudio Borghi e Alessandro Villarosa, ex sottosegretario M5s. La misura doveva durare tre anni, fino al 2023, e il costo previsto era di 40 milioni di euro e doveva coprire le spese di ristorante, wedding planner,  addobbi floreali, abiti, fotografo, trucco e parrucco: fino a un massimo di 6.250 di sconto per ogni coppia. Ma alla fine l’emendamento è stato accorpato e questa parte non è stata mai presa in considerazione, per fortuna.  
 

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