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“Cambiamo il ddl Zan”. Parla Elena Bonetti

Maurizio Stefanini

Il ministro ci spiega come si può intervenire sul disegno di legge. Poi l’idea Draghi al Colle, le famiglie da difendere 

“Il Family act è la prima riforma strutturale e integrata delle politiche familiari di cui l’Italia si dota e ha l’obiettivo di contrastare la denatalità. Oggi c’è uno scontro tra la sfida a proiettarsi in avanti e la sensazione che manchi una prospettiva sul domani: il tema è ridare a ciascuno una visione del futuro e far sì che questa diventi un progetto di vita su cui l’intera comunità si impegna. Il Family act lo fa con un sostegno economico universale per i figli, investendo nelle spese e nei servizi educativi, in un modello paritario di famiglia, in un incentivo del lavoro delle donne e del protagonismo dei giovani”. Così il ministro Elena Bonetti spiega al Foglio la legge che rappresenta un po’ il suo fiore all’occhiello.

Professoressa associata di Analisi matematica presso l’Università degli Studi di Milano, esponente influente di Italia viva, Elena Bonetti è ministro per le Pari opportunità e la Famiglia del governo Draghi, dopo esserlo stata nel Conte II. Dai tempi del Conte II aveva appunto impostato il Family act con l’obiettivo di venire incontro a problemi come il decremento demografico. “I primi segnali di una ripresa demografica li si potrà vedere già nel breve periodo”, spiega. “Per una famiglia, sapere che avrà una cifra stabile per i figli, che ci saranno servizi pronti a sostenerli, che una donna non sarà obbligata a scegliere tra maternità e lavoro, sarà un incentivo a osare la scelta della genitorialità”.

Subito la legge si è trovata alle prese con trasformazioni epocali della società. Come esce la famiglia italiana dalla pandemia? “Le famiglie hanno vissuto il periodo più drammatico della nostra storia repubblicana e ne hanno pagato le ferite sia economiche che relazionali e sociali. Al tempo stesso la famiglia esce riconosciuta dall’intera società come l’energia fondativa sulla quale investire per ripartire. Nel Pnrr abbiamo indicato il Family act come riforma di accompagnamento ed è un processo già iniziato, nel dl ‘Semplificazioni’ abbiamo inserito condizionalità e premialità sul lavoro di donne e giovani e con una misura ponte parte da luglio l’assegno unico e universale per i figli. Due milioni di famiglie che finora non avevano mai avuto aiuto per i figli, tra cui liberi professionisti e partite Iva,  riceveranno un assegno mensile, e chi già lo aveva lo avrà maggiorato. Tre miliardi in più in sei mesi”.

Lei ha definito l’assegno unico universale come una “tassa negativa”. Non era un concetto di Milton Friedman? “L’idea di fondo è quella di un patto di fiscalità nuova con cui costruire un’alleanza che riconosca la capacità di tutti i cittadini e di tutti i soggetti di contribuire con le proprie scelte allo sviluppo della comunità. Le risorse che le famiglie investono sono di fatto messe a servizio di un valore universale e sociale, che è quello dell’educazione delle nuove generazioni. Questo contributo va riconosciuto e detassato”. 

Un altro punto importante su cui insiste il suo Dipartimento sono i centri estivi. “Investiamo fortemente nella cosiddetta ‘educazione non formale’, che  attiva competenze, socialità, protagonismo dei giovani a partire da volontariato e terzo settore. Per sostenere queste attività a breve arriveranno in tutti i comuni d’Italia 135 milioni di euro, un investimento per i ragazzi, dai più piccoli ai giovani. I centri estivi li aiuteranno a superare e a ridare significato a un percorso educativo finora vissuto in solitudine a causa della chiusura delle scuole”.

Lei viene dal mondo cattolico, da cui stanno venendo critiche al ddl Zan, come dimostra anche  la presa di posizione  della chiesa. Il suo partito sul ddl Zan ha avuto varie posizioni. Il suo dipartimento starebbe in prima linea su questo tema. Lei come lo valuta? “Da ministra non commento ipotesi su ordinari scambi diplomatici nel rapporto tra stati. Sul ddl Zan nel dibattito politico c’è stato finora uno scontro ideologico a nostro giudizio dannoso. Italia viva ha chiesto per prima un tavolo politico per ricomporre le posizioni e arrivare a un risultato condiviso nel più breve tempo e nel miglior modo possibile. Oggi sembra che su questo ci sia stata un’apertura dagli altri partiti: bene, era quello che avevamo chiesto”.

La questione della famiglia riguarda purtroppo anche un dramma come quello di Saman. Ritiene che ci sia un problema di maschilismo generale o c’è  un problema specifico con un certo tipo di interpretazione dell’islam? “Deve essere ovviamente accertato in modo definitivo, ma quello di Saman è il caso di una violenza disumana nei confronti di una donna ed è un femminicidio. Come ogni forma di violenza sulle donne trova la sua motivazione in una vasta e profonda cultura di discriminazione. Le violenze contro le donne attraversano tutte le età, tutti i contesti economici, sociali, culturali, religiosi e hanno forme, nature e motivazioni diverse. Bisogna ripudiarle tutte e dire chiaramente che nessuna di queste può produrre una ragione. Abbiamo bisogno di una svolta comunitaria che ci faccia diventare tutti rete di sicurezza per le vittime. Anche per questo due assi della nuova Strategia nazionale antiviolenza sono il rafforzamento della sinergia tra istituzioni e risorse strutturali alla rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio”.

E uscendo dallo specifico del dipartimento: lei cosa preferisce tra Draghi a Palazzo Chigi fino al 2023 e Draghi al Quirinale per sette anni? “Mi sembra prematuro parlare di elezioni al Quirinale. Prima di decidere su quali posizioni mettere i giocatori in campo il paese deve decidere che partita giocare. E per me la partita è un rinnovo della politica, delle modalità delle leadership e del dialogo tra i partiti. Di fatto, una rinnovata scelta riformista, quella a cui il presidente Draghi si sta dedicando con molta chiarezza. Draghi ha aperto nella politica una strada del tutto inedita, ha introdotto un metodo di governo che guarda a un indirizzo chiaro e che procedendo verso quell’indirizzo compone le contrapposizioni. Penso che il mondo politico ne sarà profondamente colpito e trasformato e che quel che accadrà dopo sul Quirinale, sul governo, sulle elezioni, sarà conseguenza di questa scelta. Di metodo e di obiettivi”.

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