Il profilo

Il Michetti "rosso". L'altro cv del chiromante del diritto che sogna di guidare Roma

"E' la maschera capitale, l'uomo dal pensiero scorciatoia: “Ho più amici a destra ma ho buone conoscenze a sinistra”.

Carmelo Caruso

E' il candidato della destra, ma ha conosciuto tutta la sinistra regionale. Da Badaloni a Marrazzo. Il cavalierato gli è stato dato dal governo Gentiloni. Scafista delle povere amministrazioni locali

Roma. Lo candida sindaco Matteo Salvini ma lo ha proposto “cavaliere al merito” Paolo Gentiloni. Perché Enrico Michetti, il “vedete Giorgia Meloni chi indica a Roma”, “il deejay amministrativista”, il “ma questo da dove viene?”, non andrebbe canzonato e sottovalutato? Non andrebbe preso in giro perché è la maschera capitale, l’uomo dal pensiero scorciatoia: “Ho più amici a destra ma ho buone conoscenze a sinistra”.

 

In Basilicata ha creduto nei suoi algoritmi giurimetrici “Talete” e “Pitagora”, e forse nei suoi pasticci (se ne è occupata l’Anac), il socialista-democratico, Marcello Pittella. Nel Lazio tutto la vecchia guardia del Pd lo ritiene “un esperto di contenziosi”. La prima volta che Michetti si è affacciato in regione era presidente Piero Badaloni che era l’esperimento rosso e indipendente, il primo dei mezzibusti Rai che hanno cercato di farsi interi. Ed era  una presenza nota ai funzionari del governatore Piero Marrazzo (non era la sinistra che nel Lazio cercava i suoi candidati a viale Mazzini?). Michetti, chi? Negli anni ‘90 ha ricevuto incarichi dall’Anci regionale quando alla guida c’era Ugo Sposetti che del Pci è il baffo identitario, “il comunismo te lo do io”.

 

Davvero il peggior modo per provare a superare Michetti alle elezioni è fare finta di non conoscerlo e rimpicciolirlo a mezzo speaker. Farebbero male il Pd, Carlo Calenda a scherzare sui suoi audio tribunizi, quelli da paglietta con il microfono, a irridere la sua trasmissione su Radio Radio “La pulce e il prof” (da una delle sue puntate: “Il bisogno fisiologico giustifica la sosta in corsia d’emergenza”? Risponde il prof. Michetti”). E ancora peggio sarebbe dunque prendere sul serio le sue sbronze da diretta contro lo stato d’emergenza (“I poteri di ordinanza sono i poteri del dittatore. Quello che decide che da domani c’è il coprifuoco”) che qui, a Roma, sono invece “vedete, quello è uno di noi”.

 

Nelle 18 pagine del suo curriculum vitae – quelle che da anni Michetti smercia a tutte le amministrazioni del Lazio (è consulente giuridico del comune di Rieti e si dice non solo) – manca la verità sul suo cammino lungo: dalla parrocchia di Nostra Signora di Coromoto, quartiere Monteverde, fino alla segnalazione arrivata agli uomini del cerimoniale di Palazzo Chigi che gli ha permesso di essere promosso addirittura “Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana”. Anche la sua foto, con tanto di diploma da Cav., di “gratitudine allo stato italiano” e l’informazione decisiva che alla cerimonia era presente “il prefetto di Roma, dott.ssa Paola Basilone che ha consegnato al Prof. Avv …”, non dice nulla sulla sua trasversalità che è il suo vero anti-cv, la mappa autentica del “giurista con la lacca”.

 

Fabio Mellili, che è presidente della commissione Bilancio alla Camera e uno dei dirigenti del Pd, conosce Michetti da vent’anni, da quando ricopriva l’incarico di dirigente Anci Lazio e il candidato di Meloni, Salvini, Berlusconi, il loro “Mr.Wolf”, era solo un avvocato. Bruno Astorre, segretario del Pd regionale, uno che non ama la sinistra quando si fa smorfiosa, dice che “Michetti non è un politico ma non è un impreparato. Ha solo scelto di fare il populista”.

 

Lo hanno dato negli anni vicino  al socialista Guido Milana che è stato presidente del Consiglio regionale nel Lazio prima di Astorre. Il vero riferimento di Michetti, oggi, è invece Paolo Trancassini che è il deputato Fdi, il suo navigator mentre Giorgia Meloni è la sua “patrocinante” tanto da averlo presentato come “il difensore di tutti i sindaci del Lazio”. Su una cosa ha ragione lei. Tra le tante cause legali di Michetti ce n’è una per “euro 53.44” promossa dal comune di Corsoli contro “i rincari autostradali dell’A24”. Se fossimo i consulenti della ministra Marta Cartabia, la ministra che vuole riformare la giustizia, passeremmo sul serio delle ore sui i due quotidiani online che Michetti eleva al grado della Frankfurter Allgmeine Zeitung, la sua Gazzetta Amministrativa e il Quotidiano della Pa. E’ in tutti gli articoli che pubblica, nei pareri scritti o orali  (salvo iscrizione annuale a soli euro 50) che dovrebbe fare paura non il “candidato Michetti”, ma il “docente a contratto esterno” Enrico Michetti dell’università di Cassino. C’è infatti  tutta l’oscurità della giustizia amministrativa. Ci sono testi dal titolo “Ricorso cumulativo: la deroga alla regola generale dell’impugnabilità, con un ricorso di un solo provvedimento”. Il problema non è tanto che Michetti possa diventare sindaco di Roma, ma che è stato eletto a chiromante della legge: lo scafista di tutti i nuovi poveri Renzo del Manzoni.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio