No all'odg di Meloni ma Lega e Forza Italia non votano

La disfida del coprifuoco, Salvini è bifronte: in maggioranza ma con distinguo

E si avvicina la mozione di sfiducia a Speranza

Marianna Rizzini

Salvini bifronte smascherato dal coprifuoco. E' contro ma non può votare odg di Fdi perché sta al governo. Domani arriva la mozione di sfiducia contro Speranza: sfiduciare o non sfiduciare. Salvini: "Sceglierò dopo aver parlato con Sileri"

Roma. Non era ancora sopita, ieri, la disfida del coprifuoco tra il governo e la leader di FdI Giorgia Meloni (con Matteo Salvini in mezzo, nella veste di raccoglitore di firme anti-restrizioni ma impossibilitato, essendo al governo, a votare l’odg abolizionista), che già si delineava l’altra disfida, quella di oggi: mozione di sfiducia, sempre di FdI, al ministro della Salute Roberto Speranza in Senato.


Intanto, sul coprifuoco, si sfiorava la surrealtà: un odg comune a tutta la maggioranza con cui si impegnava il governo, nel mese di maggio, a rivedere limiti di orario e spostamento e il respingimento dell’odg di Fratelli d’Italia, ma con Salvini e Forza Italia che non partecipavano al voto, il tutto dopo faticose trattative, con mediazione e triangolazione Mario Draghi-Giancarlo Giorgetti-Federico D’Incà, il ministro m5s per i Rapporti con il Parlamento che, spostandosi dalla Camera al Senato, a fine giornata, sospirava sull’“irresponsabilità” (sottinteso: come si fa ad andare avanti così?).

 

Intanto anche della questione Speranza si dibatteva in un vertice del centrodestra di governo, alla presenza di Matteo Salvini, Antonio Tajani e Licia Ronzulli, prima tappa per avvicinarsi a oggi e per mettere a tacere le indiscrezioni che vedevano la Lega intenzionata a uscire dall’Aula. Sono giorni infatti che i movimenti di Giorgia Meloni mettono Salvini in una posizione potenzialmente “lose-lose” (“come fai sbagli, per dirla in italiano”, ride amaro un leghista). E per non sbagliare, nonostante il rischio di erosione-consenso (i sondaggi già fotografano un drenaggio dalla Lega a favore di FdI), Salvini provava ad attestarsi sulla linea del non creare l’incidente con il governo né sul coprifuoco né su Speranza. E dunque si allineava all’odg di maggioranza ma con riserva, cercando però di intestarsene il merito (anche se la linea non era la sua del “tutto e subito”, ma quella di Draghi: se i contagi scendono e le vaccinazioni procedono le restrizioni possono essere riviste). E Salvini dunque provava a far passare l’idea che, “grazie a FI e Lega”, il governo accettava di rivedere il coprifuoco, anche se sulla revisione delle restrizioni già in Cdm era stato raggiunto un accordo con l’approvazione del decreto riaperture e anche se già il dl del primo aprile prevedeva che, “in ragione dell’andamento dell’epidemia, nonché dello stato di attuazione del piano strategico nazionale dei vaccini”, sarebbero state possibili modifiche allo schema.

 

Tuttavia il problema dell’essere al governo, ma anche alleato di Meloni fuori dal Palazzo, riemergeva per Salvini al pensiero di oggi, momento in cui il leader della Lega si troverà nella condizione di non poter sfiduciare Speranza e di non potersi astenere, a meno di non voler ribadire il gesto di rottura di una settimana fa in Cdm – senza però lasciare campo libero a Fratelli d’Italia. E insomma la Lega rifletteva sulla via d’uscita: non sfiduciare Speranza, ma chiedere una commissione d’inchiesta per accertare eventuali falle di gestione pandemica da parte del ministero. Si spiegavano così le parole di Salvini: “Prima di decidere sulla sfiducia a Speranza, voglio affidarmi ai ragionamenti di Pierpaolo Sileri, che stimo”.

 

Pierpaolo Sileri, cioè il sottosegretario M5s alla Salute autore del j’accuse trasmesso lunedì scorso a “Omnibus”, su La7, a proposito, diceva Sileri, delle “lacune che hanno impattato sulla gestione della fase pandemica”. Intanto però, sul tema del coprifuoco, il Salvini bifronte si manifestava, da un lato, con parole di appeasement (“quando lavori con buonsenso i problemi li risolvi”), dall’altro con il suddetto non voto di Lega e Forza Italia sull’odg di Giorgia Meloni, scelta contestata dai capigruppo Pd, M5s e Leu (come a dire: non si può stare dentro e fuori dal governo). E il coprifuoco diventava linea di confine tra mondi contigui che non possono esserlo. Diceva al leader della Lega il capogruppo di FdI alla Camera Francesco Lollobrigida, che aveva invitato Salvini a votare con Meloni: “Non sei stato eletto per essere una copia di M5s e Pd”. E Salvini, a sera, colorava di rosa la zona grigia: “La Lega non fa capricci, siamo al governo per incidere, si beve il cappuccino al bar grazie a noi”. 

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.