Progetto Gandalf

Il tema Superleague "ritornerà ancora", dice Andrea Locatelli. "Ma questo goffo tentativo sarà un boomerang"

Gianluca De Rosa

Più di vent’anni fa, tre pionieri dell’intermediazione dei diritti televisivi nello sport in Italia lanciarono la prima proposta di Superlega. Da lì nacque di fatto l'attuale Champions. Ma questa volta "la vicenda è stata talmente caricaturale da dare una botta definitiva al progetto”

“Hanno agito nel modo migliore per riuscire a far fallire il progetto”. Andrea Locatelli non è stupito. Più di vent’anni fa lui, Marco Bogarelli e Rodolfo Hect, tre pionieri dell’intermediazione dei diritti televisivi nello sport in Italia, lanciarono, con la loro Media Partners, la prima concreta proposta di Superlega. A questo punto – visti gli esiti disastrosi del progetto Agnelli-Pérez – la più longeva. La loro proposta, organizzata insieme ad alcuni importanti club, fu protoccolata all’indirizzo di Karel Van Miert, socialista belga allora commissario europeo alla Concorrenza, con il suggestivo nome di “Progetto Gandalf”. E subito iniziò il dibattito. Durò diversi mesi e l’esito fu rilevantissimo: per scongiurare la nascita della nuova competizione la Uefa decise di rivisitare completamente la Champions League concedendo l’accesso a quattro squadre (e non due) nei campionati maggiori, riducendo la quota trattenuta come commissione e, soprattutto, cambiando il sistema di distribuzione della torta degli introiti in base alle differenti entità delle entrate televisive provenienti dai paesi affiliati. Una vittoria a tutto campo dei club europei dei principali campionati.

   

 

Il secondo tentativo, più di 20 anni dopo, sembra essere andato molto peggio. Dice Locatelli: “Penso che l’approccio sia stato completamente sbagliato. La levata di scudi che si è alzata è stata non solo comprensibile, ma sacrosanta: non è stata proposta una soluzione di sistema, ma un’operazione finanziaria mirata ad aiutare pochi eletti. Sono davvero un po’ imbarazzato perché questo progetto è stato pensato ignorando istanze evidenti di cui questi dirigenti avrebbero dovuto essere perfettamente consapevoli”. Secondo lui la principale criticità del progetto è stata l’assenza di una soluzione più inclusiva. “Nella nostra esperienza di più di vent’anni fa avevamo lavorato con diversi club di prima fascia perché già allora, e direi soprattutto allora, c’era la necessità di immaginare un nuovo format delle competizioni europee per club. E ci tengo a sottolineare ‘delle’ e non ‘della’. Il nostro fu un lavoro di sistema: pensammo a due competizioni che avrebbero coinvolto insieme più di 120 squadre: Superlega e Procap”. La seconda critica di Locatelli al progetto di Andrea Agnelli e Florentino Pérez riguarda la scissione completa tra la partecipazione alla competizione e il merito sportivo. Anche nella Superlega immaginata da Media Partners 16 squadre avrebbero avuto accesso diretto senza possibilità di retrocessione per tre anni – altre 16 sarebbero entrate in base al piazzamento nella stagione precedente –, ma la cosa aveva una sua logica. “La competizione – spiega – non si basava su un presunto lignaggio, ma sui meriti sportivi misurati però con due modalità distinte: quelli conquistati nel corso delle ultima stagione, ma anche, per 16 squadre, quelli acquisiti in un arco temporale più ampio, gli ultimi dieci anni”.

   

Anche allora l’obiettivo era rendere il più profittevole possibile le partite. “Il nostro mestiere era quello di valorizzare al meglio i diritti sportivi e il modello all’epoca era del tutto anacronistico”. Anche in quell’occasione fu coinvolta per il supporto finanziario Jp Morgan. “Con il nostro progetto i benefici erano notevoli: stimavamo cinque volte i ricavi che si riuscivano ad ottenere in quegli anni, ma sarebbero stati redistribuiti. I dirigenti d’allora forse erano più sensibili, ma nelle riunioni che facemmo – tra i club italiani c’erano le stesse squadre: Milan, Juve e Inter – lavoravamo per trovare una soluzione solidale, di sistema, non incentrata sull’interesse di pochi, ma che fosse allargata all’intero mondo dei club europei. Avevamo perfettamente chiaro il quadro: l’obiettivo era fare un format più efficiente delle competizioni europee, non certo distruggere i campionati nazionali”.

 

Anche in quell’occasione però tra minacce delle leghe e trattative, la cosa non andò in porto. “I club decisero di abbandonare il progetto perché la Uefa reagì proattivamente proponendo soluzioni diverse che sono che sono di fatto la realizzazione dell’attuale Champions League”.

 

 

Eppure il tema della Superlega ritorna. “E ritornerà ancora – garantisce Locatelli – perché ci sono tuttora dei nodi irrisolti. Temo però che quest’ultimo goffo tentativo possa aver dato una botta definitiva al progetto. La vicenda è stata talmente caricaturale da segnare l’opinione pubblica che anche in futuro a tenderà a dare un giudizio definitivo su qualsiasi progetto ‘Superlega’ anche senza conoscere gli aspetti delle proposte”. Un boomerang in piena regola.

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