L'intervista

Martelli: "Bettini e Orlando? Sono i sonnambuli di Conte. Agorà è una corrente anti Letta"

"Cercano in Conte il loro lord protettore"

Carmelo Caruso

"Le idee di Bettini? Paccottiglia romana. Zingaretti, Orlando coltivano la strategia della subalternità M5s. Portano avanti la tattica della parentesi Draghi. Ma Draghi invece rimarrà". Intervista all'ex ministro socialista Claudio Martelli

Roma. Leggete cosa dice Claudio Martelli che tutto si può dire eccetto che sia di destra: “Nel Pd esiste una corrente che si chiama ‘Agorà’, ma che sarebbe più giusto chiamare la corrente dei ‘sonnambuli’. L’ha costituita Goffredo Bettini. E’ una corrente che insegue il Conte Tre e che vede in lui ancora un lord protettore. E’ una corrente che coltiva la strategia della subalternità, che porta avanti la tattica della parentesi. Pensano che Draghi sia solo una esperienza che si completerà da qui a pochi mesi. Non è così. Non sarà così”. Il Pd o solo una parte del Pd? “Una parte. E’ una corrente che lavora contro il nuovo segretario Enrico Letta. Quelli che rimpiangono Conte non sono altro che quelli che stanno segando la gamba dell’albero dove siedono”. Oltre a Bettini chi altro fa parte di questa corrente? “Nicola Zingaretti e, mi dispiace dirlo, anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando”.

 

Cosa gli è preso al Pd? Cosa gli è preso al partito che più di tutti dovrebbe difendere il governo Draghi? Per l’ex ministro socialista, delfino di Bettino Craxi, c’è una ridotta di reduci del contismo che si sta superando “in una panoplia di formule”. Bettini ha scritto che il governo Conte II è caduto per una “convergenza di interessi nazionali e internazionali”. Il ministro del Lavoro ha parlato di “un’ostilità delle élite”. Martelli, che lingua è questa? “Non è altro che una paccottiglia terminologica di cui si servono i comunisti romani. Una paccottiglia che per fortuna è stata spazzata via da Letta”. In un’intervista sul Corriere, che precedeva la presentazione della sua corrente, Bettini ha detto che bisogna “indagare” sulle ragioni della caduta del governo. E siamo certi che intendessi indagine “intellettuale”, ma siamo pur sempre in area “paranoia”. Non utilizziamo la parola complotto ma ragioniamo sul clima. Lei, Martelli, ha indagato su quanto sta accadendo a sinistra? “Non utilizziamo la parola complotto anche perché, in Italia, è la più abusata. Sarebbe da mettere al bando. Chi mi ha colpito, e più di Bettini, è Orlando che, parlando di ostilità delle élite, ha in pratica dato ancora più peso al concetto bettiniano. Io, già a gennaio scorso, ero ostile al governo così come lo era una parte del Pd. Sono per questo élite?”.

 

Si ripete che allearsi con il M5s è necessario per vincere. Perché è sbagliato collaborare? “Non dico che sia sbagliato ma una cosa è la collaborazione nella competizione mentre un’altra è la subalternità. Il Pd in questi anni è stato subalterno su taglio dei parlamentari, sul reddito di cittadinanza, sull’abolizione della prescrizione. E ancora subalterno alla leadership di Conte”. Non è il suo riferimento “progressista”? “Non lo è così come non lo è neppure per Letta, per Dario Franceschini, per i riformisti del Pd. Cercare altrove leader non è una novità. Già D’Alema lo aveva spiegato. Diceva: “Siamo figli di un dio minore”. Lo saranno loro. Ma non lo sono stati, e non lo sono, Prodi, Renzi, Letta”.

 

Il Pd sta con Mario Draghi o non abbastanza? “Il segretario ha parlato chiaramente. Il suo governo è il nostro governo, ha ripetuto. Il problema riguarda l’Agorà”. Lei ha capito chi sono le élite, anzi, l’establishment che ha lavorato contro Conte? “Secondo quello schema anche Draghi lo sarebbe. Parliamo di colui che ha salvato l’Italia durante la crisi economica. Senza di lui, alla guida della Bce, l’Italia sarebbe affondata. Mi ha sorpreso quanto ha detto ultimamente Filippo Andreatta . Il governo Draghi durerà fino al 2023. E’ questa la volontà di Letta. Ne sono certo”. Nelle sue dotte analisi, Bettini spiega che senza la “gamba” contiana non si governa e si soccombe. Non la convince? “Ma dov’è quest’alleanza? Napoli, Roma, Torino, Milano. Il M5s corre separato. La verità? Il M5s è ormai un non movimento né di destra né di sinistra. Ricorda quel verso di Eugenio Montale: “Solo questo possiamo dirvi/ ciò che non siamo/ ciò che non vogliamo”. Auguri”.

 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio