Il profilo intervista

Fumagalli, l'anti Giorgetti del Pd: "Meno selfie e più fotografie sul territorio"

L'agenda del nuovo responsabile dello sviluppo economico del Pd

Carmelo Caruso

"Il gap del Pd con il nord esiste ma non trascurerò il sud. Non faccio parte di correnti di partito ma non parlerò ma male del partito. Sfideremo Giorgetti, che conosco". Parla l'uomo scelto da Enrico Letta per occuparsi di imprese e che siede nella nuova segreteria dem

Roma. Sarà l’anti Giorgetti o sarà lei il Giorgetti del Pd? “Non sono l’anti Giorgetti, ma una cosa la assicuro: sono uno a cui piace la competizione. Giorgetti è ministro dello Sviluppo Economico mentre io ho l’onore e il privilegio di ricoprire un incarico su cui scommetto tutto. Mi occuperò di terzo settore, piccole e medie imprese per volere del segretario e per il Pd. Ai militanti prometto dunque che lo incalzeremo e che concorreremo”. Insomma vi sfiderete? “Con Giorgetti ci conosciamo”. E con Enrico Letta da quanto tempo vi conoscete? “Dal 2006. L’ho visto all’opera ed è uomo che opera davvero”. E’ infatti ha chiamato lei che è stato ex segretario di Confartigianato e sociologo. Sua è la delega industriale ed economica della nuova segreteria. Perché ha scelto lei? “Forse perché condividiamo lo stesso modo di affrontare le cose. Siamo uomini che prediligono i sostantivi più che gli aggettivi”.

 

Si chiama Cesare Fumagalli ed è la risposta al ritardo che il Pd ha accumulato nei confronti del nord. Ha 68 anni ed è sposato con una dolcissima signora, professione architetto, che gli riempie la scrivania di “romanzi” malgrado lui preferisca i saggi irregolari e lunghi. L’ultimo qual è? “Ne spilucco molti. Adesso sto leggendo ‘Le scomode verità su tasse, pensioni sanità e lavoro” di Alberto Brambilla”. Possiamo dire che tra le scomode verità c’è quella che con Letta cambia l’area d’influenza del Pd? Lei di dov’è? “Lombardo. Vivo a Lecco dove torno ogni settimana. La bicicletta è il mio svago e il lago la mia ricarica”. Ancora come Giorgetti? “A volte ci siamo ritrovati sul treno insieme. Siamo uomini di lago e abbiamo bisogno di tornarci”. Piero Chiara scriveva che il lago trasmette sicurezza perché solo sul lago la vita ristagna: “Giocatori di magri pokerini e vetrate appannate d’autunno”. Ci ritrovate questo? “Forse sì”. E’ vero quello che si dice? “E cosa si dice?”. Che con Letta premier stava per diventare ministro. “E’ vero. Si discuteva di rimpasto e Letta mi voleva al governo. Non ce l’abbiamo fatta”. E però, si ritrova oggi in segreteria. Prima cosa faceva? “Ho fatto parte del gabinetto del presidente della Lombardia, Cesare Golfari. Negli anni Settanta”. Non era un democristiano? “Sì”. Dunque pure lei è democristiano? “E se non rispondessi a questa domanda? Non voglio marchi”. Ma diranno che è timoroso. “Ma possono anche dire che sono un uomo prudente”.

 

Fumagalli si occuperà di smontare una delle grandi accuse che è stata in questi mesi rivolta dai sindaci del Pd lombardo ovvero che il Pd è stato finora un partito romanocentrico. “C’è stato senza dubbio un gap fra Pd e nord e non lo penso io. Quello che penso io è che non basta la mia nomina a coprire un gap”. Conosce Goffredo Bettini? “So chi è ma non ho mai avuto la fortuna di conoscerlo”. Ha mai sentito parlare della “corrente thailandese”? “Non faccio parte della corrente thailandese, ma in verità neppure di altre correnti”.

 

Fumagalli conosce invece la provincia che ha girato da segretario degli artigiani e che promette di ripercorrere da membro della segreteria ma senza “dimenticare quelle del sud”. Spiega che c’è una grande fabbrica nazionale “A4”, si intende l’autostrada, che va da Torino a Trieste, e che esiste anche una fabbrica “appenninica” e poi quella “adriatica e, ancora, al sud, un’ economia minuta a cui guarderò con attenzione”.

 

La chiama economia diffusa anzi di “prossimità” che adesso è parola in voga, democratica. Tutti hanno un’agenda. La sua quale sarà? “Combattere per eliminare le strozzature della pubblica amministrazione senza considerarla però una bestia ostile. Riformare la giustizia civile, e poi riforma fiscale. Ma senza piagnistei. Sono di natura un ottimista. I punti di forza del nostro sistema industriale sono tre: made in Italy, fierezza, diffusione nel territorio”.  Che Pd deve essere? “Un Pd che deve fare meno selfie e più fotografie del territorio. Che si deve occupare di raccogliere le istanze di fuori al posto dei malumori di dentro. Ma non mi permetterò mai di mettere le dita negli occhi del partito di cui faccio parte”. Con Renzi e Bersani? O solo con Bersani e senza Renzi? O con Calenda senza Renzi e Bersani? “Mi sottraggo alla domanda”. Nel Pd, oltre a Letta con chi ha scambiato opinioni? “Conosco Misiani, Nannicini”. Fra un anno sia lei che Letta scapperete? A Parigi o a Lecco? “Se non ci avessimo creduto nessuno di noi due avrebbe accettato. Fidatevi”.

 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio