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Letta disorienta le correnti, mossa di Renzi, Gualtieri a Roma

Dal proporzionale demolito al rapporto con il M5s e il premier Mario Draghi, le proposte di rottura del neo segretario spiazzano i piani dei capicorrente del Partito democratico

Lo hanno votato praticamente all’unanimità. Anche masticando amaro. Già perché la prima mossa di Enrico Letta è stata quella di demolire il proporzionale, ovverosia il sistema elettorale di cui il Partito democratico ha fatto la sua bandiera. Il segretario ha infatti seguito subito i suggerimenti di uno dei suoi maestri, Romano Prodi. E’ stato lui, gran sostenitore insieme a Walter Veltroni del maggioritario, a dirgli che se non voleva farsi mettere sotto dai maggiorenti dem o farsi intrappolare dalla rete delle correnti, doveva subito avanzare delle proposte anche di rottura rispetto alla linea fin lì seguita dal Pd. Ora nessuno potrà dirti di no, perché sei stato accolto come un salvatore, se tu aspetterai invece vedrai non ti faranno fare più niente.

 

Un ulteriore strappo del neo segretario del Partito democratico sta nella sua decisione di non privilegiare, almeno all’apparenza, perché nella sostanza non è affatto detto che sia così, il rapporto con il Movimento 5 stelle. Una decisione motivata da due ragioni fondamentali. La prima è che veramente Enrico Letta non sa quale evoluzione potrà avere il M5s. La seconda riguarda un calcolo: comunque vada, i 5 stelle sono in travaglio, apparire come subalterni a loro in questa fase indebolirebbe la sua posizione e quella del Pd.

 

L’arrivo di Enrico Letta guasta in qualche modo anche i piani che avevano fatto i tre capicorrente del Partito democratico. Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini, con Nicola Zingaretti, cercavano di accreditarsi direttamente con Mario Draghi, dal momento che il presidente della regione Lazio non aveva un rapporto diretto con il premier. Ma adesso non sarà più così. Letta ha già fatto sapere che vedrà il presidente del Consiglio nei prossimi giorni. I due si conoscono, si stimano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli è un caro amico di Letta, perciò da adesso in poi l’intermediazione dei ministri non sarà più necessaria.

 

Nel suo intervento all’Assemblea nazionale del Pd, Enrico Letta ha annunciato che pur di costruire un nuovo centrosinistra è pronto a vedere anche Matteo Renzi. Certo non è pronto a riaccoglierlo nel Partito democratico. Ma questa eventualità non è nemmeno nella testa del senatore di Scandicci, che, anzi, sta meditando di sferrare un’offensiva nei confronti del Pd sabato, all’Assemblea nazionale di Italia viva.

 

Nel Pd tutto continuano a chiedersi se Nicola Zingaretti si candiderà a sindaco di Roma. Ma il presidente della regione Lazio continua a smentire questa ipotesi ed è posizionato su Roberto Gualtieri. A giudizio di Zingaretti, l’ex ministro dell’Economia, che ha un ottimo rapporto con il futuro leader dei 5 stelle Giuseppe Conte, è il candidato adatto per Roma. Tanto più che, nonostante le smentite dell’interessato, l’ex segretario dà per scontato che alla fine il centrodestra, per la corsa al Campidoglio, schieri Guido Bertolaso.

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