Consigli al Pd

Giuliano Ferrara

Tre idee per il futuro. Più una cruciale: prepararsi a trattare con la Lega, esfiltrando l’Infltrato

Qualche consiglio non richiesto e non strettamente necessario al Pd imbufalito e prono dopo l’onesto Zingaretti.

   
Uno. Le alleanze non sono tutto, vengono dopo, alternare il termine “strategico”, che vale per i simili, per quelli che vorresti nella tenda, nella costituente, con la parola “convergenza”, che vale per i grillini sulla via del verdismo transizionale (una buona cosa, in fondo, e se lo dico io che della transizione ecologica mi faccio due grandi baffi, credeteci).

  

Due. Recuperare tutto, sopra ogni altra cosa quelli che ti hanno fatto del male, boicottandoti e bullizzandoti, i Renzi, i Calenda, le Bonino (l’ho pure votata con Gentiloni e un peso forte sul cuore). Non esiste che gli ex presidenti del Consiglio e della Commissione di Bruxelles se ne stanno per i fatti loro, è ridicolo.

 

Tre. La Cgil non è una quisquiglia. Landini si mostra una persona affidabile, uno che sa come stanno le cose, fa e deve fare il suo mestiere con foga e pragmatismo. L’unità sindacale non ha più molto senso, secondo me bisognerebbe liquidare la regola dell’autonomia e reintrodurre in Parlamento i capi sociali della sinistra, con il loro prestigio e bagaglio (tra di loro ci sono molte donne non occasionali). So che un dogma ideologico parla contro questa prospettiva, ma non bisogna essere dogmatici. Primum vivere, e tutto è cambiato.

   

Quattro. Trattare con la destra. E qui mi dilungo. È un affare delicato. Bisogna per così dire Esfiltrare l’Infiltrato, cioè mettere il senatore Salvini in condizione di sentirsi un normale interlocutore politico, con gli obblighi del caso, e dunque aiutare il modello politico che deriva dal governo Draghi a agire in profondità, non con i soli Giorgetti e i bossiani delle regioni del nord. È dura, ma si può fare, yes they can. Governando nella stessa compagine, oltre tutto, non c’è gran che di alternativo. Si può essere avversari “strategici”, qui ci vuole, ma interlocutori politici senza troppi secondi fini. Agenda Draghi sul Recovery e riforme istituzionali, con la sfiducia costruttiva e una legge elettorale seria, sono le due poste di un contatto e di un conflitto regolati dalla sagacia del negoziato. Perfino l’immigrazione rischia di diventare un terreno di ricomposizione, se è vero che l’Infiltrato agita temi attivistici a gran voce, e qualche volta in modo insopportabilmente egotistico, ma per l’insieme sembra orientato, se non deciso, a non rinnovare i fasti dell’orbanismo spinto, che perfino a Meloni prima o poi andrà stretto, a parte la concorrenza elettorale, che non c’è solo a sinistra. Trattare con la destra vuol dire anche mettere in soffitta un passato polveroso di antiberlusconismo parolaio e fanatico. Quel che è stato è stato, oggi l’uomo ha la sua età, ma non ha perso lucidità, sa anticipare i tempi, muoversi con agilità, è circondato da un personale politico non ributtante, da Tajani a Brunetta e ad altri ministri e parlamentari. Triangolare e discutere è una funzione essenziale della politica, non farsi chiudere in un cantuccio di apparente centrosinistra legato solo all’esperienza, da rivendicare senza iattanza, della ex maggioranza di governo.

       

Per il resto, il solito Bernstein. Il partito è nulla, il movimento è tutto. Allargare, amalgamare, offrire uno sbocco a partire dalla forza di una continuità e tradizione che sfiora il venti per cento. Reimbarcare i leader litigiosi, che fanno male sia dentro sia fuori, dentro meglio, meno male. Provarci. Vale sempre il modello fallito all’epoca di Veltroni. Il partito è i suoi elettori e i suoi eletti, una naturale vocazione maggioritaria che non vuol dire la maggioranza assoluta nelle urne ma una disposizione verso il paese, una struttura agile che raccoglie legalmente fondi per la politica, che ispira perché fa discutere di cose serie, manda avanti i migliori nelle amministrazioni, si sforza di configurarsi come una occasione e una piattaforma non chiusa, anzi apertissima, per la crisi italiana e per la ricostruzione.

  

Fine dei provvisori consigli non richiesti e totally unnecessary.

 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.