Emanuele Macaluso, il conversatore che conosceva la lingua stridula dell'esperanto politico
Aveva predilezioni semplici, l’edicola, il caffè, ristoranti o osterie, ma era un uomo di mondo. Aveva amato il potere come pratica e come teoria all’ombra del togliattismo. Era un antieroe, e uno stupendo amico
Un uomo che ha raccontato in mille modi la storia che ha fatto e che l’ha fatto non ha specialmente bisogno di ripetizioni in morte. Emanuele Macaluso (1924-2021) era un camminatore. Per anni lo si incontrava e lo si ammirava nei dintorni romani, a Testaccio dove viveva e da dove partiva, lungo il Tevere. Era di bassa statura, antico e bello, dritto come un fuso a novant’anni, vestito in sobrietà come un lord emerso da una solfatara. Aveva predilezioni semplici, l’edicola, il caffè, quello e solo quello, ristoranti o osterie. Sembrava solitario, come tutti i camminatori, ma non era solo. Era socievole, conversatore, conosceva la lingua stridula e spesso incomprensibile dell’esperanto politico, specie in un’Italia che aveva perso ogni libro di grammatica. Non dispensava lezioni, ma si dissipava nella passione sua e comune, scriveva libri, raccontava, interpretava sul filo di ricordi anche generosamente sentimentali.
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- Giuliano Ferrara Fondatore
"Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.