Zingaretti: “Ecco la riforma costituzionale”

Valerio Valentini

In cosa consiste la riforma avanzata dal Partito democratico per completare il processo riformatore avviato col referendum sul taglio dei parlamentari

"Puntiamo a superare il bicameralismo paritario". L'istanza avanzata dal Pd arriva in grande stile, con tutti i crismi di una proposta che il M5s non potrà rifiutare. Nel salone del Nazareno, di buon mattino, è riunito tutto lo stato maggiore del partito: il segretario Nicola Zingaretti e il suo vice Andrea Orlando, il capodelegazione al governo Dario Franceschini, il capogruppo alla Camera Graziano Delrio, la responsabile delle Riforme Roberta Pinotti e i parlamentari Dario Parrini e Stefano Ceccanti, quelli che più di tutti si sono dedicati alla stesura di questa bozza di riforma.

 

 

Una riforma che, nel merito, vuole superare l'anomalia tutta italiana del bicameralismo paritario, così da completare quel processo riformatore avviato col referendum sul taglio dei parlamentari. Al Senato, spiegano Parrini e Delrio, resterebbero in sostanza solo delle prerogative marginali, esercitati per lo più da rappresentanti regionali. Palazzo Madama conserverà il potere d'inchiesta su specifiche materie e un potere di valutazione sull'impatto delle riforme in cantiere. 

 

  

La vera novità della riforma, stilata sulla base delle proposte avanzate nelle scorse settimane da Enzo Cheli e Luciano Violante, sta però nel rafforzamento dell'istituto del Parlamento riunito in seduta comune. Alle due Camere congiunte spetterebbe infatti la responsabilità di votare la fiducia ai governi. E sempre in seduta comune, Camera e Senato voterebbero la sfiducia costruttiva, mutuata sul modello tedesco. Inoltre, verrebbe attribuito al Capo dello stato il potere non solo di nomina, ma anche di revoca di uno o più ministri su proposta del presidente del Consiglio. "Ci aspettiamo un contributo costruttivo dai nostri alleati, ma non mi pare ci sia una chiusura pregiudiziale da parte dei leader della destra", ha detto Zingaretti. "Forza Italia e il presidente Berlusconi, in particolare, sono sempre stati propensi a una riforma dell'assetto istituzionale".

   

 

Sulla legge elettorale, poi, Nicola Zingaretti ha detto che a suo avviso "la soglia del 5 per cento non è discutibile", e che il sistema di preferenze non è quello migliore per garantire un buon rapporto tra gli eletti e il territorio. "Le preferenze creerebbe un rischio di competizione interna alle liste che non mi pare auspicabile".