(foto LaPresse)

Solo due fregate?

Saverio Raimondo

E’ troppo poco per farci dimenticare di Regeni. Vendiamo all’Egitto anche Ilva, Alitalia e Autostrade

Premesso che non ho una laurea in Scienze politiche, non ho una laurea in Giurisprudenza e non ho una laurea in Economia (nemmeno finta), ma soltanto una laurea in Dams (per giunta vera), insomma chiarito il fatto che sono titolato a parlare solo in quota “fiato alla bocca”, non posso non dirmi indignato per la vendita da parte dell’Italia di due fregate militari all’Egitto.

 

Intendiamoci, mi è molto chiaro che per Realpolitik, o se preferite ragion di stato, il nostro Grande Paese abbia rinunciato alla verità sull’atroce uccisione del suo concittadino Giulio Regeni: del resto, facendo il contrario l’Italia si esporrebbe all’infamante accusa di razzismo. Su Ustica e il Cermis abbiamo avuto ginocchia cedevoli e registrato perdita di calcio alla spina dorsale nei confronti di francesi, americani e tutta la Nato, mentre più recentemente il nostro attuale governo si è finto afono persino di fronte alle minacce russe alla stampa italiana; se improvvisamente ci mettessimo a fare gli intransigenti proprio con gli egiziani sarebbe un palese atto di discriminazione razziale nei confronti di un popolo africano. E per il solo fatto che hanno il colore della pelle diverso dal nostro, visto che non se ne vedono altre ragioni: da che pulpito possiamo accusare le autorità egiziane di grossolane messinscene e patetici insabbiamenti, noi che su Stefano Cucchi abbiamo provato a raccontare improbabili attacchi epilettici e funamboliche cadute dalle scale? Per non parlare dell’irruzione alla scuola Diaz e delle torture alla caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova, fatti ai quali al bar della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno dedicato un panino.

 

Insomma, mi sembra chiaro che il governo italiano abbia barattato la giustizia sul caso Regeni in cambio di affari economici; proprio per questo la società civile non può tollerare che l’Italia venda all’Egitto due fregate militari. Solo due fregate militari! Per una volta che un paese ci deve un favore – anzi, fai due: ci sarebbe anche il giovane Zaki che studiava in Italia ma è attualmente detenuto in carcere al Cairo da quattro mesi senza motivo, e sul quale non stiamo dicendo niente nonostante adesso la scusa del lockdown coatto per via del virus non regga più – per una volta che abbiamo un partner commerciale dicevo, per giunta in un momento così delicato per l’economia nazionale, cosa aspettiamo ad approfittarne? Cos’è questo cinismo timido? Se dobbiamo pensare agli affari, facciamolo in grande!

 

Propongo di fare pressione sul governo italiano affinché vendano all’Egitto anche Alitalia, Ilva e Autostrade. Sono mesi che cerchiamo una soluzione e l’Egitto, oltre a non essere nella posizione di poter fare tanto lo schizzinoso con noi, potrebbe persino essere interessato all’acquisto di tutte e tre. Con la nostra leggendaria compagnia di bandiera il governo di al Sisi potrebbe creare un ponte aereo fra Roma e il Cairo per fare ulteriori prigionieri italiani, magari prelevandoci direttamente dalle nostre case in mutande (così non ci sarebbe nemmeno la scocciatura dei vestiti da restituire, che i genitori di Giulio Regeni sono quattro anni che aspettano, peggio della tintoria sotto casa mia!); e quando le carceri egiziane dovessero essere piene, possono tenerci prigionieri direttamente sul suolo italiano, imbottigliandoci nel traffico canalizzato su qualche ponte o viadotto autostradale. Fino alla soluzione finale: ucciderci tutti impunemente con i gas dell’acciaieria di Taranto. Noi però intanto avremmo fatto affari d’oro, vuoi mettere?