Carla Ruocco (foto LaPresse)

Insider Ruocco

Valerio Valentini

Il M5s vuole Del Vecchio alla sbarra della commissione Banche. Il monito tradito del Colle. E c’è un caso Minenna

Roma. Chissà che brivido d’onnipotenza deve scuotere l’animo di chi, chiudendo gli occhi, può immaginarsi di mettere alla sbarra l’uomo più ricco d’Italia. “A me il brivido che mi viene, veramente, è un altro”, sbuffa Massimo Bitonci, deputato della Lega. “Qui finiamo tutti per essere accusati di insider trading. E infatti gliel’ho detto chiaro e tondo, alla presidente”. La presidente, nella fattispecie, è la grillina Carla Ruocco: la quale ha pensato bene di audire, nella commissione d’inchiesta sulle Banche, Leonardo Del Vecchio.

 

L’idea, del resto, la deputata del M5s, l’aveva già lasciata filtrare la scorsa settimana con un’intervista a Radio Radicale. Ma era parsa una boutade, una fanfaronata per raccattare qualche like su Facebook. E invece martedì, durante l’ufficio di presidenza della commissione d’inchiesta sulle Banche, che la Ruocco guida da febbraio, la proposta è stata formalizzata: convocare Del Vecchio, il patron di EssilorLuxottica, per interrogarlo in merito al tentativo di aumentare la sua quota in Mediobanca dal 9,89 al 20 per cento. A promuovere l’iniziativa, insieme alla Ruocco, è stato anche Elio Lannutti: il senatore grillino famoso per aver rilanciato le bufale antisioniste sui Savi di Sion e aver annoverato la Merkel tra i “nipotini di Hitler”, dunque promosso sul campo, e con tutti gli onori, a capogruppo del M5s nella commissione Banche. D’altronde, l’ossessione di Lannutti per le mosse di Del Vecchio è assai nota ai suoi colleghi senatori. Come lo è pure a Stefano Patuanelli e Roberto Gualtieri, che a novembre 2019 s’erano visti chiamare in causa da Lannutti con un’interrogazione parlamentare in cui si chiedeva ai ministri di riferire su come intendessero agire “per impedire che aziende strategiche italiane possano finire in pasto a spregiudicate operazioni finanziarie, messe in piedi da affaristi e speculatori per depredare il ‘made in Italy’”. Del Vecchio, appunto. Figurarsi dunque se ora, nel clamore del momento, quell’ossessione possa essere deposta. “L’operazione di EssilorLuxottica – ha dichiarato ieri Lannutti, insieme al collega grillino Pesco, pure lui in commissione Banche – deve essere monitorata da tutte le istituzioni preposte con la massima attenzione”.

 

E qui, però, cominciano i problemi. “Intanto perché l’operazione di mercato è ancora in corso e non è ancora stata autorizzata dalla Bce”, dice il leghista Bitonci, “e quindi, se ci mettessimo a indagare ora, oltre a violare i princìpi della libertà d’impresa, finiremmo per sconfinare nell’insider trading”. E poi perché tra le “istituzioni preposte” a monitorare queste operazioni, non rientra certo la commissione d’inchiesta sulle Banche. “Dobbiamo muoverci dentro a un perimetro ben preciso”, dice infatti Maurizio D’Ettore, che nella commissione rappresenta Forza Italia. E il perimetro lo aveva tracciato del resto anche Sergio Mattarella quando, nel marzo del 2019, aveva scritto ai presidenti di Camera e Senato proprio per raccomandarsi che la costituenda commissione non si sovrapponesse in alcun modo “all’esercizio dei compiti propri di Banca d’Italia, Consob, Ivass, Covip, Bce”, autorità indipendenti preposte a vigilare sulle operazioni di mercato. Un’interferenza della commissione su questo ambito, ammoniva il capo dello stato, “provocherebbe grande incertezza tra gli operatori sottoposti a vigilanza”. E insomma è anche per il riecheggiare del monito quirinalizio, forse, che l’audizione di Del Vecchio è stata, per ora, rimandata a data da destinarsi.

 

E sempre a proposito di conflitti d’interessi e di interferenze, la commissione d’inchiesta sulle banche è diventata l’epicentro anche di un altro pasticcio istituzionale. Perché martedì, in quello stesso ufficio di presidenza, la Ruocco ha formalizzato il conferimento dell’incarico di consulente a Marcello Minenna. Il quale è accidentalmente anche direttore dell’Agenzia delle dogane. E come sia possibile conciliare i due ruoli deve esserselo chiesto anche il ministro Gualtieri, che ieri ha convocato Minenna a Via XX Settembre per avere dei chiarimenti. Tecnici, certo, e forse anche politici, dal momento che Minenna, messo a guidare le Dogane dalla maggioranza giallorossa, è stato poi proposto come consulente della commissione Banche dal leghista Bitonci, in un garbuglio di relazioni su cui non poco ha influito Giancarlo Giorgetti, che deve essersi ricordato di quel suo vecchio collaboratore parlamentare, già cronista della Padania, che ora è stato messo da Minenna alla guida della comunicazione dell’Agenzia, con tanto di video in cui il direttore delle Dogane appare nelle pose dello sceriffo col distintivo al collo.