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Perché i decreti sicurezza sono un problema per il Pd (e il M5s traccheggia)

David Allegranti

Al Movimento 5 stelle ius soli e la modifica dei decreti di Salvini interessano poco. Così la sinistra incalza Zingaretti per superare l'impasse

Roma. Al governo non c’è più Matteo Salvini da quasi un anno, ma i decreti sicurezza – quelli contro cui il Pd si scagliava con forza quando era all’opposizione – sono sempre lì. “Giuste le manifestazioni in questi giorni anche in Italia contro il razzismo, che esprimono un malessere che noi dobbiamo rappresentare, giusto inginocchiarsi in aula, ma i decreti sicurezza? E lo ius soli?”, si chiede il deputato Matteo Orfini, che fin dal primo giorno del secondo governo Conte ha chiesto l’abolizione dei provvedimenti di punta dell’era salviniana, la cui esistenza non permette ad Amnesty International di vedere una “significativa discontinuità nelle politiche sui diritti umani in Italia, in particolare quelle relative a migranti, richiedenti asilo e rifugiati”, ha detto nei giorni scorsi Emanuele Russo, presidente di Amnesty Italia.

 

“Il governo aveva detto che li modificherà non che li abolirà. Ma sono ormai mesi che attendiamo. Sono cose che andavano fatte all’inizio”, dice ancora Orfini al Foglio. Poi è arrivata l’emergenza sanitaria e tutto s’è bloccato. Come il percorso sullo ius soli. Tre proposte di legge – una di Orfini, le altre due di Laura Boldrini e Renata Polverini – sono bloccate in commissione affari costituzionali, adesso il presidente Giuseppe Brescia dovrebbe unificare i testi, ma c’è da ricalendarizzare la discussione. Il problema è che al M5s ius soli e decreti sicurezza interessano poco. D’altronde, sono provvedimenti votati quando erano al governo con la Lega. “Il motivo per cui non si riescono a cambiare è perché il presidente del Consiglio non vuole”, dice Orfini, ricordando però che anche il Pd durante la pandemia è riuscito a produrre “un triste decreto per la chiusura dei porti a firma Paola De Micheli, vice segretario del Pd”.

  

I rimasugli salviniani nel governo Conte sono diventati un problema per la segreteria di Nicola Zingaretti, che adesso viene incalzata da tutte le componenti del Pd: “Esiste un nostro impegno preciso ad intervenire sui decreti Salvini”, dice al Foglio Andrea Romano, portavoce di Base riformista: “Un impegno che abbiamo assunto proprio perché avevamo visto giusto quando ci eravamo battuti contro le scelte scellerate di Salvini al Viminale: quei decreti hanno moltiplicato l’insicurezza degli italiani, spingendo molti migranti verso l’invisibilità, e hanno fatto un gran favore alla criminalità organizzata. E’ un impegno che rispetteremo”.

 

Insomma questi decreti sicurezza si cambiano o no? “Yes we can. Ma queste cose vanno costruite seriamente, non solo annunciate o auspicate. Per raggiungere davvero gli obiettivi”, dice al Foglio il responsabile Giustizia del Pd Walter Verini. Certo, adesso bisogna passare ai fatti. Annunci sulla disarticolazione dei provvedimenti salviniani ne sono stati fatti molti e, come osserva Carmelo Palma, componente della direzione di Più Europa, “non è stata sbagliata la scelta dei deputati del Pd che si sono inginocchiati in aula, aderendo a una forma di protesta nonviolenta che ha coinvolto anche parlamentari statunitensi e che pone il problema di un sempre più evidente ‘rigurgito’ razzista nel cuore delle democrazie occidentali, e non solo di quella americana”. Ad essere sbagliato, semmai, osserva ancora Palma, “è che quegli stessi parlamentari accettino che il monumento più evidente e scandaloso al razzismo legale in Italia, cioè i decreti sicurezza, imposti ai tempi del Conte I dal ministro Salvini, continuino a rappresentare un valore non negoziabile anche per il governo Conte II, con tutto il corollario di decreti e provvedimenti di ostacolo all’attività di soccorso in mare da parte delle Ong”.

  

La questione è inevitabilmente sentita, dopo le manifestazioni di questi giorni. “Ho scritto sui social che vanno aboliti i decreti Salvini e va approvato lo Ius soli (mi sta bene anche il più moderato Ius culturae). Ovviamente c’è chi replica che ‘non è il momento’. Ma allora non è mai il momento. Preferisco mi si dica ‘guarda non ce ne fotte niente’”, dice in un tweet l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino. “Le piazze italiane del Black Lives Matter chiedono una risposta al razzismo anche da noi”, aggiunge la deputata del Pd Giuditta Pini. “Come Pd dobbiamo abolire la Bossi-Fini, i decreti sicurezza e avviare l’iter per l’approvazione dello Ius culturae. Non bastano i segnali, serve la politica”. In effetti, con gli spiragli, le aperture, i segnali incrociati e gli ammiccamenti la maggioranza di governo ha già dato parecchio. Ora resta da capire se il Pd sia oppure no ostaggio del M5s, sovente scambiato da Zingaretti per progressista.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.