Una scena di La guerra del fuoco (La guerre du feu) un film del 1981 diretto da Jean-Jacques Annaud

L'età della pietra. Un paese belluino e diviso in due e come provare a venirne fuori

Maurizio Crippa

La Lega caccia un razzista, bene. (Ma perché sono tutti nella Lega?) Serracchiani, il Pd e le foibe: male

Milano. L’età della pietra è mezza piena oppure mezza vuota, dipende da quanto siete ottimisti. Ma in attesa che qualche giudice da età della pietra ci mandi tutti a spaccare pietre a Yuma, bisogna prendere atto che all’età della pietra siamo. In Italia. Poi si tratta di ottimismo della volontà. Ad esempio nel caso della modella italiana, diciottenne di origini senegalesi, Maty Fall Diba, che è diventata una pietra d’inciampo per la Lega. Lei è in copertina di Vogue Italia e il sindaco Matteo Macilotti (lista civica) di Chiampo nel vicentino, dove la modella risiede, le fa i complimenti su Facebook. Un consigliere della Lega di un comune limitrofo – ma anche coordinatore provinciale di Forza nuova: le doppie tessere sono sempre un problema – Daniele Beschin, gli replica: “Stavolta hai toppato”. E’ una gran bella ragazza, scrive, ma “da lì a dire che è una bellezza tutta italiana ce ne passa. Per me una chiampese doc è una ragazza solare, bianca”. E questa è l’età della pietra più che piena. A renderla mezza vuota c’è che il direttivo locale della Lega si è riunito d’urgenza e ha espulso dal gruppo consiliare il nostalgico della donna bianca. Anzi il commissario provinciale Matteo Celebron ha messo il timbro: “Beschin non rappresenta né la Lega né i suoi valori. Chi giudica le persone dal colore della pelle è ignorante. Dobbiamo denunciare questi comportamenti volgari e razzisti che nulla hanno a che spartire con il nostro movimento”. Molto bene. Significa che la Lega non è xenofoba ed è diversa dai comportamenti, non esattamente sporadici, di alcuni suoi esponenti. Significa che sa evitare certi eccessi (se siano rivelatori o no, sarà ora che se lo chiariscano). Epperò, e non è un caso, sono eccessi ricorrenti negli atteggiamenti del suo leader, Matteo Salvini: dai citofoni aperti in giù.

   

La domanda è dunque se nella Lega ci sia un doppio standard, quel che può fare il Capitano non è permesso agli altri. Ma siccome sarebbe più che illogico, sarebbe ora che dentro al partito qualcuno si chieda perché sono soltanto la Lega e i collegati vari dell’estrema destra ad attrarre i razzisti come mosche. Magari potrebbe chiederlo, ai suoi, Luca Zaia, che xenofobo non è e che ha commentato: “La rete è piena di personaggi che dicono cazzate. Ci vorrebbe una legge che gli tappasse la bocca”. Ci vorrebbe un modo di evitare che entrino nel partito, forse.

 

Ma i problemi non riguardano soltanto la Lega. La Lega che caccia i razzisti la possiamo mettere dalla parte di chi svuota la pietra. Invece certi pezzi della sinistra, e persino del Pd, paiono allo stato della pietra. Non solo Vauro, che da vignettista è diventato la caricatura dell’hater di sinistra: “Il Giorno del Ricordo è un trucido strumento di propaganda”. Ma anche il Pd (e allora il Pd?). I parlamentari dem Debora Serracchiani, Luigi Zanda e Tatjana Rojc lunedì 10 febbraio hanno lasciato lo spazio delle autorità durante la commemorazione ufficiale del Giorno del Ricordo a Trieste: non perché fosse apparso uno stendardo con la svastica, ma perché aveva preso la parola il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, sul palco con Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia. Anche Serracchiani ha ricoperto quel ruolo, ed è inconcepibile che abbia detto che la “Foiba Basovizza ormai è palcoscenico della destra sovranista”.

 

Lunedì sera, intervistato nello Speciale Tg1 “Istria, terra del mio dolore”, un Toni Capuozzo con occhiaie più amare del solito ha concluso dicendo che sulla questione istriana non ci sarà mai una memoria condivisa. E non è questione di età della pietra, è qualcosa di più profondo. Un’affermazione sgangherata come quella di Serracchiani può avere un suo punto di verità, ma espressa così è un insulto alla storia quanto il rifiuto di festeggiare il 25 aprile in quanto festa comunista. E a proposito di età della pietra. In Puglia. Il sindaco di Nardò, Pippi Mellone, che vanta un passato in zona CasaPound ma adesso sostiene Michele Emiliano, ha detto che “l’Anpi Lecce dev’essere chiusa al più presto, perché rappresenta un pericolo per la democrazia”. Del resto l’Anpi di Lecce non si era fatta mancare niente, definendo una studentessa istriana uccisa nel 1943 una “presunta vittima delle foibe”. L’età della pietra e come non uscirne.

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