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Breadcrumbing gialloverde. Povero Di Maio, che si accontenta delle briciole

Simonetta Sciandivasci

Un nuovo modo millennial di lasciarsi senza lasciarsi mai. Così pietoso che sì, sembra un contratto di governo

Povero Di Maio. Salvini gli fa breadcrumbing e lui non lo sa, e allora spera, aspetta, s’illude che il nemico è passato, vinto, battuto e dietro la collina non ci siano che aghi di pino e silenzio e funghi, mentre ci sono infinite distese di rospi da ingoiare. Il breadcrumbing è un modo di lasciare senza lasciare mai. Una balorda pratica da millennial alla quale però, poiché non possiamo non dirci millennial, ricorriamo più o meno tutti, e sempre di più. Funziona così: due stanno insieme, poi uno vuole sbarazzarsi dell’altro ma non della relazione, che è pur sempre un comfort, e allora comincia ad allontanarsi in modo felpato, risponde a due telefonate su sei, poi una su otto, poi zero su dieci, e non appena l’altro si rassegna all’abbandono, quello ricompare, poco a poco, prima un mipiace a una foto, poi un commento, poi un messaggio privato. L’altro, allora, ferito ma non ancora traumatizzato, e quindi bisognoso di ricucire e non di rimuovere, prende a ricambiare, un mi piace e un commento alla volta, fino a che non ritiene che una reciprocità si sia di nuovo instaurata, quindi si fa coraggio e chiama (chiama!) e dice ehi, perché non andiamo a bere qualcosa?, ma si sente rispondere che è troppo, per adesso è meglio attenersi ai mipiace e ai messaggini, le telefonatine sì ma non troppo, magari una volta ogni tanto, se proprio non se ne può fare a meno, dopotutto a tenerli uniti c’è una storia, così come a tenere in piedi il governo c’è un contratto, e che bisogno c’è di vedersi, e andar d’accordo, e lavorare fianco a fianco? Tutti insieme sì, ma separatamente.

   

Questo addomesticamento alla repressione e all’intermittenza può durare per mesi e nel lasciato mai lasciato crea una dipendenza cronica, così che comincia ad accontentarsi delle briciole, nell’attesa che, prima o poi, gli venga servita un’intera fetta di pane, e poi una colazione, e poi un pranzo, e poi un matrimonio. C’è chi raccoglie briciole per mesi, e chi per anni: non ci sono notizie, almeno per ora, di lasciati non lasciati che siano poi stati riacciuffati, corteggiati, inseguiti, richiesti, sposati, amati. Ci si attacca al “per ora” e ci si illude che prima o poi finirà, perché il dispensatore di briciole è bravissimo a far credere che lo stallo è momentaneo, dice cose come “non voglio perderti, tra noi c’è qualcosa di indissolubile”, anche se sa che così non è, e che il tempo passa, e infatti, frattanto, s’apparecchia un futuro con altre vettovaglie e altri invitati alla cena del signore. Diversamente dal ghosting (sparire senza lasciare più traccia di sé), il breadcrumbing serve a mantenere in piedi una relazione finita, di modo da poterci tornare quando fa comodo o, meglio ancora, da poter contare sul lasciato tutte le volte che serve.

  

“Non ho intenzione di far cadere il governo”, continua a dire Salvini, e mentre persino Toninelli sente puzza di briciole bruciate, Di Maio, che ormai ha perso l’appetito, tenta di reagire, di mostrarsi pronto alla riscossa, ma è tutta finta, tutta strategia disperata e perdente: come qualsiasi briciolato millennial, aspetta il suo tozzo di pane, che Salvini tiene stretto tra le mani insieme al manico di coltello con cui tagliarlo, e nel frattempo sa di non avere scelta, o si accontenta delle briciole e ne elemosina ancora, o va a casa, a mettere like su Instagram, nell’attesa che Matteo richiami. In fondo, richiamano sempre.

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