Matteo Salvini (foto LaPresse)

Il golpe (da operetta) al contrario

Redazione

Lo scontro tra Salvini e i militari è indice di una concezione rozza dello stato

La tensione fra il ministro dell’Interno e lo Stato maggiore della Difesa sta assumendo caratteri imprevisti, inediti nella storia repubblicana. Matteo Salvini ha emanato una direttiva per escludere che attracchino nei porti italiani le navi che trasportano immigrati, e ne ha dato comunicazione anche alla Marina militare. Lo ha fatto in base a un articolo della nuova legge sull’immigrazione in cui si dice che le navi della Marina militare “possono essere utilizzate per concorrere alle attività di polizia in mare” e che il ministro dell’Interno emana “le misure necessarie per il coordinamento unificato dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre italiana”. Giusta o no che sia, questa è la legge in vigore e Salvini se ne avvale con la consueta rozzezza. Dunque le proteste fatte filtrare dallo stato maggiore sono infondate? No, perché la legge parla di “coordinamento unificato”, non di una modifica della catena di comando che parte dal capo delle Forze armate, il presidente della Repubblica, e poi arriva alla gerarchia militare attraverso il ministero della Difesa (o il presidente del Consiglio).

 

Se per Salvini la differenza tra coordinare e comandare è troppo sottile, non lo è per i vertici militari, che dei princìpi del comando e della catena gerarchica sono naturalmente più esperti. La legge non attribuisce al ministro dell’Interno il comando della Marina militare quando è impiegata in azioni di polizia, non solo, queste stesse azioni una volta richieste devono essere organizzate sotto la responsabilità dei vertici militari. Trascurare questi passaggi è indice di pressapochismo e di incompetenza, oltre che di arroganza. Anche “comandare” in un sistema democratico richiede il rispetto delle procedure e delle regole. Salvini probabilmente crede che queste siano solo pastoie burocratiche, ma questa volta ha commesso un errore grave. E c’è la funzione del Quirinale, che non può essere scavalcata senza conseguenze. Non è un colpo di stato al contrario, visto che di solito nei golpe sono i militari a impadronirsi del potere politico e non viceversa, ma certo è un altro pesante strappo all’equilibrio tra poteri in un regime democratico.

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