Beatrice Brignone (foto Imagoeconomica)

La lista di donne, ambientalista ed europeista, contro i sovranisti di sinistra

David Allegranti

L'appello di Rossella Muroni (Leu), Anna Falcone, Beatrice Brignone (segretaria di Possibile) e di altre donne in vista delle Europee

Roma. Una soluzione al frazionismo elettorale della sinistra in vista delle Europee potrebbe arrivare da un gruppo di donne. “La frammentazione delle proposte elettorali che si prospetta alle prossime elezioni europee è ingiustificabile se si pensa alla domanda di rappresentanza ed unità politica sui temi che le giovani e i giovani che manifestano nelle strade chiedono”, scrivono Rossella Muroni (Leu), Anna Falcone, Beatrice Brignone (segretaria di Possibile) in un appello promosso da donne per una lista unitaria europeista e ambientalista.

 

   

“Una tale frammentazione tra chi sostiene gli stessi valori in questo momento oltre che incomprensibile è irresponsabile. Siamo certe che la chiusura identitaria e la difesa dei piccoli recinti ci porterà ad un risultato elettorale devastante”. Insomma, “facciamo appello a tutte le donne che si riconoscono in questi principi e in questi obiettivi a unire le forze per innescare e costruire insieme un progetto che accomuni tutte e tutti noi, e che si apra alle giovani generazioni, alle donne e agli uomini che si sentono profondamente delusi e a disagio in un quadro così diviso e lontano dalle giuste aspettative e speranze delle persone. Chiediamo agli uomini di essere al nostro fianco e di sostenere con noi un nuovo protagonismo femminile, facendo un passo indietro”.

 

  

L’appello indica alcuni obiettivi comuni di questa lista unitaria promossa da donne: reddito minimo europeo, abbattimento del dumping salariale, una politica fiscale comune e che obblighi “chi fa profitti nel nostro continente a pagare qui le tasse”, un “green new deal”. L’iniziativa piace molto a Pippo Civati, che la fa sua e la rilancia: “Immaginate una lista di leader generose. LA lista. Donne che vogliono decidere della loro vita, che non aspettano di sapere quante sono per iniziare, che non si rivolgono a quello che già c’è, perché è ciò che già c’è a rappresentare il problema, che non accettano logiche che si sono già dimostrate perdenti”. Donne, dice Civati, “che vogliono fare quello che ha fatto la premier islandese per la parità salariale, che non dipendono da nessuno se non da se stesse e dal patto tra loro, che vogliono essere sostenute e non licenziate quando rimangono incinte, che non vogliono essere giudicate se decidono di non farlo... Il potere maschile? Beh, per loro c’è una montagna di errori da stirare. Se ne occupino loro, una buona volta”.

 

Dunque, dice Civati, “tocca alle donne e alle ragazze prendere in mano la situazione. Sarà una battaglia campale. E bisognerà farla. Ciascuno di noi. E anche se consiglio ai maschi di ogni ordine e grado di levarsi di torno, ciò non significa che non m impegnerò come non mai per questa campagna elettorale. Sono defilato, per scelta, ma non sono mica al confino”. Civati darà una mano: “Iniziamo da Verona, scelta da tutti i fasci integralisti fanatici più o meno illiberali per raccogliersi intorno a un progetto di potere, che reagisce alla forza delle donne e al messaggio di liberazione che portano con sé”.

 

Le questioni aperte non mancano. Le firmatarie invitano i partiti a non presentare una miriade di liste alle prossime europee, nella consapevolezza che ad avvantaggiarsene possono essere solo i sovranisti. Il discrimine fondamentale però, e forse la proposta delle donne di sinistra a favore dell’alleanza europeista e ambientalista lo dà troppo per scontato, è proprio l’europeismo. Cioè: in quanti a sinistra oggi sono convinti che l’Unione Europea, per quanto da cambiare, sia effettivamente un pilastro economico e politico da non smantellare? Forse il primo fronte unitario da cercare dovrebbe essere quello contro i sovranisti di sinistra.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.