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Piangiamo sul latte municipalizzato

Redazione

Così viene smontata la legge Madia per salvare le partecipate lattiero-casearie

Non sono solo i numeri della manovra del popolo a far peggiorare le prospettive di crescita del paese, ma anche tutto ciò che c’è attorno. Dalla politica del lavoro che anziché combattere il precariato si è messo a fare la lotta ai contratti a tempo determinato con il decreto dignità, fino al ritorno dello stato imprenditore con la possibile nazionalizzazione delle Autostrade e la promessa statalizzazione dell’Alitalia. Due operazioni che tra l’altro sono in netta contraddizione con il Documento programmatico di Bilancio appena bocciato dalla Commissione europea: il draft budgetary plan inviato a Bruxelles prevede introiti da privatizzazioni pari allo 0,3 per cento del pil. Senza privatizzazioni il deficit sarà superiore al 2,4 per cento previsto, se si faranno addirittura le nazionalizzazioni salirà al 3 per cento. Ma la politica industriale statalista, di cui è impregnata la cultura delle due forze di governo, non si ferma a livello centrale. Prosegue con il socialismo municipale a livello locale. La riforma Madia, seppur in maniera non troppo incisiva, ha avviato un processo di razionalizzazione delle partecipate, che avrebbe dovuto portare alla chiusura delle società in profondo rosso e al divieto di acquisire o mantenere partecipazioni in società che producono beni o servizi non strettamente necessari per le proprie finalità istituzionali. In pratica, le amministrazioni pubbliche non possono fare ciò che fa (meglio) il mercato. La Lega ha presentato una proposta di legge che intende escludere da questo divieto: “Le società aventi per oggetto sociale prevalente la produzione, il trattamento, la lavorazione e l’immissione in commercio del latte, dei prodotti lattiero-caseari e alimentari in genere”. L’obiettivo è mantenere sotto il controllo pubblico le centrali del latte perché il latte è, ça va sans dire, un “settore strategico”. Al quale, visto che ci troviamo, aggiungiamo tutti gli “alimentari in genere”. E’ inutile dire che altre deroghe arriveranno e tante partecipate verranno salvate. Peraltro anche questo è in contrasto con il piano di riforme presentato alla Commissione europea che dice: “Razionalizzazione delle partecipate”. Chissà poi perché a Bruxelles non credono alle promesse del governo.

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