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A Brunetta i conti non tornano

David Allegranti

Forza Italia alla Camera taglia sette dipendenti. La gestione delle risorse pare essere un mistero ed è un curioso paradosso per chi da sempre chiede trasparenza

Roma. Forza Italia ha i “conti in rosso”, spiegano fonti al Foglio, confermando quanto scritto dal Tempo qualche giorno fa: per questo i vertici del gruppo parlamentare alla Camera, vale a dire Renato Brunetta, presidente della pattuglia di deputati e ministro dell’Economia in pectore di un eventuale governo di centrodestra, ha deciso di non rinnovare i contratti a sette dipendenti su 35. “Per sette di noi non è stato possibile fare rinnovo fino a fine legislatura”, spiegano dal gruppo. “Se hanno preso questa difficile decisione, che influirà anche sulla qualità del nostro lavoro, evidentemente tenendo tutti non si sarebbe arrivati a fine legislatura”.

 

Insomma i contratti semestrali che scadono il 31 dicembre non saranno rinnovati. E’ già accaduto in passato, spiegano alcuni ex dipendenti del gruppo. “Da quando c’è Brunetta si fanno questi contratti a termine, anche da due-tre mesi”, racconta uno di loro.

 

Ma come è possibile che i conti siano in rosso? Negli ultimi mesi Forza Italia ha registrato nuovi ingressi anche fra i deputati e, stando ai regolamenti parlamentari, ogni gruppo riceve circa 50 mila euro per deputato. Ma la gestione delle risorse di Forza Italia pare essere un mistero – alcuni ex parlamentari di Forza Italia raccontano di non aver mai saputo esattamente quante persone lavorassero per i berlusconiani a Montecitorio – ed è un curioso paradosso per chi come Brunetta da sempre chiede trasparenza (dagli stipendi della Rai alla commissione banche). Il Foglio ha provato a contattare l’ex ministro della Funzione Pubblica (messaggio su WhatsApp: il presidente Brunetta visualizza e non risponde). Nel gruppo non sanno esattamente a quanto ammonti il rosso dei conti. E non è nemmeno l’unico buco, perché prima dei gruppi parlamentari era toccato proprio al partito. Franco Bechis su Libero a luglio ha raccontato che “è toccato al suo fondatore dare in pegno alla banca titoli di Stato e obbligazioni che lui aveva acquistato per fare concedere a FI un prestito oneroso da 3 milioni di euro. L’ossigeno indispensabile per potere proseguire l’attività a cavallo fra il 2016 e il 2017. Nemmeno l’ultimo bilancio finanziario degli azzurri porta buone notizie: ancora una volta l’anno si chiude in disavanzo di 1.450.950 euro, sia pure ridotto rispetto ai 3,546 milioni di perdita dell’anno precedente. Il disavanzo patrimoniale complessivo però sfonda con questa somma il buco dei 100 milioni di euro, passando infatti da un passivo di 98.976.343 a uno di 100.427.293 di euro”. Insomma per essere un partito di economisti e premi Nobel mancati, Forza Italia ha qualche problema a far quadrare i numeri.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.