Solo una balla ci salverà dai truffatori della democrazia

Giuliano Ferrara

La dissimulazione è sacra ma l’ondata farlocca della politica futura ce la siamo costruita con le nostre mani (il 4 dicembre)

Sarà una gara di balle. Le prossime elezioni, un’occasione che dovrebbe essere il fondamento della vita comune e della cittadinanza, saranno obbligatoriamente una partita truccata. Balle grosse così. Berlusconi va con Salvini ma si prepara a governare con Renzi, Renzi va addirittura con D’Alema o altri “de sinistra” ma si prepara a governare con Berlusconi. Non perché siano infidi o cattivi, re e royal baby; perché regole e voto in questa direzione inevitabilmente spingono, e alla fine le hanno volute o subite loro, più o meno di buona voglia. Menzogna ha una risonanza troppo maestosa e un filo moraleggiante, e poi il termine rinvia a un’arte sofisticata di cui nessuno ha fatto mai a meno nella politica antica e moderna. La dissimulazione è un quarto di nobiltà dello stato, ma l’ondata farlocca che ci apprestiamo a cavalcare è banale, coatta, e ce la siamo costruita con le nostre mani. Dobbiamo starci, ma sapere di che si tratta non è male.

  

Il 4 dicembre del 2016 è dies nigro signanda lapillo. Una maggioranza di italiani al voto referendario quel giorno si è privata, oltre che dell’abolizione di un ente inutile buono a pascere presidenti volatili e ambizioni sghembe, di decidere con ballottaggio chi è il migliore o chi è il peggiore. Ora abbiamo una trovata legislativa, e che sia benedetta perché al punto in cui siamo solo una balla ci salverà, che promuove coalizioni tra avversari che si fingono alleati e devono tenersi pronti ad allearsi al governo dopo il voto, passata la festa, con gli avversari del giorno prima. E’ vero che non sono le leggi elettorali a votare, ma i cittadini, e che un eventuale 40 per cento autorizzerebbe una coalizione vincente a governare. Ma “eventuale” e “autorizzerebbe” sono le foglie di fico della nuda realtà. Il ballottaggio è distorsivo, come tutti i marchingegni maggioritari, come tutte le leggi elettorali, compresa la proporzionale pura che sacrifica la scelta del governo alla rappresentatività del voto, ma la vittoria di Macron su Marine Le Pen (migliore e peggiore) viene da un meccanismo che seleziona un’opinione per una politica e una persona, non da un intrigo d’obbligo e sotto gli occhi di tutti, che però bisogna negare in pubblico, cioè da una balla.

 

Non ci si deve scandalizzare quasi mai, eppure è bene sia chiaro come un voto cialtronesco del 4 dicembre, celebrata occasione  di chissà quale riscatto, ha eliminato verità e dissimulazione onesta sostituendole forzatamente con la balla e il modesto intrigo sotto gli occhi di tutti. Si poteva fare diversamente? No, perché la vocazione maggioritaria ha deluso un paese nevrastenico e lo ha indotto a procurarsi una delusione che risulterà ancora più grande. Per ora voteremo una coalizione che sappiamo non essere una coalizione, e si farà un governo parlamentare che è probabilmente necessario o utile ma è il contrario di tutto quello che si è detto in campagna elettorale, ed è il frutto del “liberi tutti” subito dopo la conta nelle urne. Quando via referendum (e come sennò?) rimetteremo a nuovo le vecchie preferenze personali, per dare potere ai cittadini-elettori (come no), subito dopo ci racconteremo che la libertà di voto è sequestrata dal voto di scambio, che è perfino un grottesco reato. Di balla nasce balla, “e il tempo ne governa”.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.