Ugo Sposetti (foto LaPresse)

Sposetti dice che Richetti deve imparare dai francesi anti-anticasta

David Allegranti

Il gentismo come malattia infantile del populismo e buoni consigli di lettura al pd presi da Liberation, via Foglio

Roma. Il gentismo è una malattia infantile del populismo che (da tempo) ha colpito anche il Pd, disperso fra battaglie anti-casta, scontri con il Palazzo e scontrinismi vari. Ma c’è chi strenuamente resiste. Ieri mattina il senatore Ugo Sposetti ha inviato un’email ai colleghi parlamentari contenente l’articolo del direttore di Libération, Laurent Joffrin, che il Foglio ha tradotto e commentato qualche giorno fa, contro i professionisti dell’anticasta. “In Francia – scrive Sposetti – c’è il direttore di Libération che prende posizione netta contro le campagne tese a delegittimare il ruolo degli eletti nelle massime istituzioni repubblicane. In Italia è il Foglio (unico) a riprendere e commentare le riflessioni di Laurent Joffrin. Mi permetto di consigliare la lettura al collega Matteo Richetti!”. Il deputato modenese e portavoce della segreteria del Pd è, fra le altre cose, autore di un ddl che rimbalza alla Camera e che introduce il calcolo contributivo per tutti i parlamentari e per i consiglieri regionali. Per Sposetti è, insomma, un Di Maio qualunque.

 

“C’è molto da fare in materia e l’immagine degli eletti si è talmente degradata nel tempo a causa degli scandali che non è possibile restare inerti. Razionalizzazione, moralizzazione, eliminazione dei privilegi dei parlamentari, sono cose buone e giuste”, scriveva il direttore Joffrin nell’articolo di Libé ripreso dal Foglio. C’è tuttavia un grosso ma. “Dobbiamo tuttavia confessare un disagio: questa messa sotto accusa sistematica della rappresentazione nazionale sta facendo tornare alla luce rigurgiti inquietanti. Stamattina, su France Inter (la principale radio francese ndr), de Rugy rispondeva agli ascoltatori in materia. Ascoltando gli interventi, sembrava che i cittadini-ascoltatori considerassero i deputati come un vasto club di corrotti e arroganti che bisognerebbe braccare senza pietà. Nessuno contesta che ci siano delle pecore nere, deputati assenti, indolenti o remunerati in maniera dubbia da terzi. E’ un buon motivo per domandare l’abbattimento dell’intero gregge?”.

 

Viene il dubbio che Sposetti, già tesoriere dei Ds e sacro custode dell’oro di Mosca, o quantomeno di Gallipoli, voglia difendere solo se stesso, in quest’epico duello con gli anticastisti. Invece no. Il senatore ha già detto, in un’intervista a Repubblica, che intende ritirarsi, a prescindere dalla recente decisione di Renzi di non ricandidare i parlamentari con tre legislature sulle spalle. Un vecchio pallino renziano dai tempi della prima Leopolda, quando ancora c’era Pippo Civati come compagno di rottamazione, e i due si fecero (ri)conoscere proponendo l’inderogabile limite del terzo mandato “Dopo i 70 anni può anche esserci un po’ di rincoglionimento...”, ammette il compagno Sposetti, che di legislature ne ha già fatte cinque. “Ha ragione Renzi. Mi pare che tre legislature vadano bene… Sono un veterano, è tempo che mi caccino. Ma veramente io l’ho già previsto: basta. Largo ai giovani”. E cosa farà? “Faccio il nonno”. Ma Sposetti ha parecchi nipoti di cui occuparsi? Macché. “Zero. Mi dite tutti ‘farai il nonno’… il nonno della sinistra”. E pure quello di Richetti.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.