Massimo D'Alema e Matteo Renzi (foto LaPresse)

L'arte di lasciare

Massimo D'Alema

La lettera che D’Alema ha scritto ai suoi tifosi ma non ha ancora avuto il coraggio di leggere

Ho scritto, abbiamo scritto una lettera per voi, non so se riuscirò a leggerla, ci provo. Se non la finisco la finirà mia figlia che non vede l’ora di leggerla. Grazie a voi, grazie mamma e papà, grazie ai miei parenti, ai miei amici, a mia moglie e ai miei figli. Ho voluto iniziare dai saluti perché non so se riuscirò a leggere queste poche righe. È impossibile raccontare 28 anni di storia in poche frasi. Mi piacerebbe farlo con canzoni o poesie.

 

Sapete qual era il mio giocattolo preferito? La politica, e lo è ancora ma a un certo punto della vita si diventa grandi. Così mi hanno detto e il tempo ha deciso. Maledetto tempo... È lo stesso tempo che il 17 giugno 2001 (giorno dello scudetto della Roma, ndr) avremmo voluto passasse in fretta. Non vedevamo l'ora di sentire l’arbitro fischiare tre volte. Oggi questo tempo mi ha bussato sulle spalle e mi ha detto “domani sarai grande”, levati gli scarpini, diciamo così, perché da oggi sei un uomo e non potrai sentire l’odore dell’erba così da vicino, il sole in faccia, l'adrenalina che ti consuma e la soddisfazione di esultare. Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno. Avete presente quando siete bambini, state sognando qualcosa di bello e vostra madre vi sveglia per andare a scuola? Mentre voi volete continuare a dormire e provate a riprendere il filo di quella storia e non ci si riesce mai? Stavolta non era un sogno, ma la realtà. Voglio dedicare questa lettera a tutti voi, ai bambini che hanno tifato per me, e a quelli che oggi sono diventati padri e gridano ancora il mio nome. Mi piace pensare che la mia carriera sia per voi una favola da raccontare. Mi levo la maglia per l’ultima volta, la piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai. Scusatemi se in questo periodo non ho chiarito i miei pensieri ma spegnere la luce non è facile, adesso ho paura, non è la stessa cosa che si prova prima di una partita importante. Concedetemi un po’ di paura, stavolta sono io ad aver bisogno di voi e del vostro calore, quello che mi avete sempre dimostrato. Solo con il vostro affetto riuscirò a buttarmi in una nuova avventura. Voglio ringraziare tutte le persone che hanno lavorato accanto a me in questi anni, i tifosi, un riferimento per noi romani e romanisti. Nascere romani e romanisti è un privilegio, fare il capitano di questa squadra è stato un onore, siete e sarete sempre nella mia vita. Smetterò di emozionarvi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre con voi. Ora scendo le scale, entro nello spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e lascio la politica adesso che sono un uomo. Sono orgoglioso e felice di avervi dato 28 anni di amore, vi amo!

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