Massimo Artini. Foto LaPresse/Fabio Cimaglia

L'ex M5s Artini ci spiega come funziona il "metodo Casaleggio"

David Allegranti

Il commento all'intervista andata in onda su La7 giovedì scorso 

Roma. “Già dopo tre minuti ti veniva voglia di cambiare canale o di addormentarti”. Massimo Artini, portavoce di Alternativa Libera, si è fatto forza e ha seguito la performance di Davide Casaleggio giovedì su La7 a “Otto e Mezzo”. Lui, già deputato del M5s, conosce bene quel mondo. A partire da come funziona il “metodo Casaleggio”, che si riassume così: non disturbare il manovratore. “Non era accattivante come intervista. E alle domande incalzanti non ha risposto, come quella su come vengono proposti gli argomenti su questa meravigliosa piattaforma che è Rousseau. O sulla funzione del garante, che poi si potrebbe anche chiamare direttamente con il suo nome e cognome: Beppe Grillo. In studio poi c’era Domenico De Masi, pagato dal M5s per affrontare i temi del lavoro. Insomma potevano chiamare Di Maio a fargli le domande scomode, no?”. Ormai siamo all’apologia del guru Casaleggio, definito da Gianluigi Nuzzi in studio a “Otto e Mezzo” addirittura “un filosofo”. “Se mi dai Gianni Morandi come sponsor del mio progetto politico, ci scommetti che, anche se non sono un guru informatico, tiro su in poco tempo 12 mila like? Non è difficile, eh. Gianni Morandi quei like li prende anche se dice ‘buona domenica’. Io, davvero, questo mito di Gianroberto Casaleggio non lo capisco: ha avuto la fortuna di ritrovarsi in quelle condizioni. L’ho sempre detto: è facile fare il guru con uno come Beppe Grillo accanto; è una cosa che viaggia da sé”. Artini poi non trova coerente con i principi “democratici” del M5s la successione dinastica. “Non comprendo come sia possibile farla bere a chiunque; la democrazia è l’opposto della dinastia. Loro dicono che Rousseau o la Casaleggio Associati sono solo il servizio tecnico. Ma se una scelta è democratica, allora io voglio poter scegliere anche il servizio tecnico”. Insomma, “posso comprendere Gianroberto e Beppe, che si sono conosciuti e hanno fatto un percorso insieme. Ma Davide Casaleggio chi è? Ha creato Rousseau, di cui è presidente, ma è anche rappresentante legale della Casaleggio Associati. E allora non torna più niente e ha ragione Berlusconi. A questo punto dovresti essere coerente e sdoganare Berlusconi dicendo che con le sue televisioni ha fatto bene. Altrimenti, se ha torto Berlusconi ha torto anche Casaleggio”.

 

Artini è un attento osservatore del partito di Grillo. In definitiva ha trovato l’intervista a Casaleggio jr. “deludente. Era totalmente programmata ma non ha brillato. Ora, io non voglio offendere nessuno, ma da un guru, campione di scacchi, geniale, ci si aspetta altro. Non di ritrovarsi un’intervista in cui emerge il solito metodo Casaleggio, che poi è un copione pre-formattato che vale per Grillo, per Di Maio, per Di Battista e appunto per Casaleggio. E’ un metodo di comunicazione”. E come funziona? “Anzitutto, le interviste vengono concesse solo se non si fanno domande stronze. Altrimenti la prossima volta i Cinque stelle non vanno. Vale per Floris come per altri. Poi ci sono quelli come De Masi, chiamati in studio a commentare, che sono pagati come consulenti. Sarebbe interessante dirlo, magari, così la gente lo sa. Insomma, è un format: è il mondo come lo vedo io”, cioè come lo vede Casaleggio. E i risultati ci sono. “In quattro anni qualcuno è stato messo davvero in imbarazzo in tv? No. Perché nei posto in cui potresti trovarti in questa condizione non ci vai, come Di Maio a “DiMartedì” quando c’era il caos sulla Raggi. Poi aspetti che il flusso di notizie copra le altre notizie. E’ un metodo, ripeto. Che funziona perché il M5s fa audience e le televisioni cedono. Che devono farci? Anche loro devono vendere un prodotto editoriale”.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.