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Nella battaglia tra il Sì e il No c'è una novità: oggi è nato un nuovo partito

Claudio Cerasa

Quale che sia il risultato finale, una certezza c’è dopo il voto di ieri: la campagna referendaria ha messo insieme gli elettori della nazione e per le politiche si ricomincia da qui

Ha vinto il No e Renzi si è dimesso. Che cosa resterà di questa campagna elettorale? La questione è chiara e si può sintetizzare in poche parole: c’è un pezzo di Italia nuova, moderna, ottimista, non imbronciata, persino riformista che in questa campagna elettorale si è ritrovata a condividere, da posizioni diverse e trasversali, un Sì alla riforma costituzionale e al di là dell’esito finale del voto su quell’Italia vale la pena di puntare. Antonio Pascale vi racconta oggi nel numero monografico del Foglio le sfumature dell’Italia che dice di Sì (non solo alla riforma costituzionale) e le caratteristiche dell’elettore che combatte contro i professionisti del No e, senza tenere minimamente conto delle percentuali che oggi fotograferanno il valore numerico di questo pezzo di paese, pensiamo sia importante fare un ragionamento di questo tipo per spiegare perché, non solo politicamente, è nato un nuovo elettore. Non sappiamo quale sarà il risultato finale di oggi ma sappiamo qualcosa di importante.

Sappiamo che in Italia esiste un bacino importante, e trasversale, che sogna una leadership impegnata a portare avanti alcune battaglie cruciali che hanno trovato una loro casa nella campagna del Sì: il no al cialtronismo grillino, il no al qualunquismo salviniano, il no al neocomunismo bersaniano, il no al populismo costituzionale, il no a una democrazia governata più dalle minoranze che dalle maggioranze, il no a un paese chiuso, piagnone, pessimista, in cui la concertazione deve sempre prevalere sulla competizione e in cui il consociativismo deve sempre prevalere sul riformismo. La grande differenza tra le due Italie che abbiamo visto in campo in questa campagna referendaria in fondo è questa ed è semplice: da una parte c’è un pezzo di paese che ha provato a realizzare il miracolo di creare consenso attorno a un progetto, e dall’altra parte c’è un’Italia che ha anche legittimamente goduto nel ritrovarsi insieme non per dire sì a qualcosa ma per dire no a qualcuno.

 

L’Italia del Sì, per quanto visto in campagna elettorale, ha molti difetti, ovvio, ma ha provato a intercettare la parte più viva e dinamica del paese e quale che sia il risultato che verrà consegnato alla cronache verrebbe da dire che oggi, cinque dicembre, è comunque nato un nuovo partito, il partito del referendum, che parte o riparte dal numero che leggerete questa mattina accanto alla parola Sì. Il partito del referendum cos’è? E’ un soggetto politico che matura dalla rottura di alcuni vecchi steccati ideologici e che è costituito da un insieme di elettori che nel corso di questa campagna elettorale hanno compiuto una sorta di stress test sulle proprie identità culturali. A destra, c’è chi si è avvicinato a questo partito forte di una consapevolezza: i progetti e le idee vanno valutati nel merito e l’oggetto di una riforma, sempre, deve prescindere dal soggetto di una riforma.

 

A sinistra, d’altra parte, abbiamo assistito a un processo più drastico, che non sappiamo ancora quale risultato numerico avrà prodotto ma sappiamo bene quale risultato culturale ha innescato: aver costretto la sinistra a mettere da parte un progetto perdente, aver assimilato alcune idee stupidamente regalate per una vita agli avversari e aver capito che la sinistra potrà avere un proprio avvenire solo se inizierà a pensare al futuro senza essere ostaggio del passato. Vale per le riforme costituzionali ma vale anche per tutto il resto: il rapporto con la giustizia, il garantismo, il lavoro, le banche, le tasse, i tabù che hanno incatenato per una vita il mondo progressista. Qualcuno lo chiama e lo chiamerà Partito della nazione e non c’è dubbio che l’elettore che si è sentito rappresentato più da un Sì che da un No somigli molto a un elettore della nazione. Ma quale che sia l’esito del referendum, e a prescindere dal fatto che sia Renzi un domani a ereditare questo pacchetto di voti, non c’è dubbio che da oggi c’è un nuovo elettore in Italia e un domani chiunque vorrà sfidare i populismi e i partiti del No non potrà che ripartire da qui: da quel piccolo o grande tesoretto che questa mattina trovate lì, accanto alla percentuale del Sì.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.