Le leggi toccano quasi ogni aspetto della nostra vita, ogni giorno, e far sì che esse siano chiare interessa tutti noi

Le ragioni del perché No sono conosciute e sono chiare e riguardano più il soggetto della riforma (Renzi) che l’oggetto della riforma (la Costituzione). Quelle del perché Sì sono meno evidenti, meno raccontate e per questo più interessanti. Cosa c’entra la generazione dei trenta-quarantenni con la riforma costituzionale? Girotondo fogliante.

La sensazione di sentirsi in un labirinto è quella che ogni cittadino italiano ha provato la prima volta che si è trovato a contatto, per i più diversi motivi, con la legislazione italiana: perché le leggi sono tante, sparse in mille contenitori, piene di rinvii ad altre norme. E quindi sono spesso oscure: perfino per chi, come me, lavora da anni a contatto con le leggi. Ciò significa costi – anche in termini di tempo – per le amministrazioni che devono applicare le norme, per i cittadini e le imprese che devono rispettarle, e più in generale per il sistema economico e per la sua competitività. La riforma costituzionale segna una significativa svolta anche sotto questo punto di vista, andando aincidere sulle principali cause che hanno determinato questa situazione di inflazione normativa e di bassa qualità della legislazione.

 

La prima è l’abuso da parte del governo della decretazione d’urgenza, cui si mette un argine tramite la costituzionalizzazione dei limiti che negli anni sono stati introdotti dalla giurisprudenza costituzionale e con la legislazione ordinaria. Si mette così fine anche alla pratica di porre la fiducia su maxiemendamenti, da cui discendono leggi composte da un singolo articolo e migliaia di commi: qui i problemi non riguardano solo il tema della qualità della legislazione, ma la stessa trasparenza e democraticità del procedimento legislativo (non sono rari i casi di emendamenti mai approvati che spuntano nei testi dei maxiemendamenti, soprattutto durante la sessione di bilancio). Il facile alibi con cui governi di ogni colore politico hanno abusato di uno strumento che la Costituzione consente solo in “casi straordinari di necessità e urgenza” è sempre stata la mancanza di una “corsia preferenziale” per i provvedimenti più importanti.

 

Alibi che la riforma elimina introducendo in Costituzione il “voto a data certa”, con cui il governo potrà chiedere che un disegno di legge essenziale per l’attuazione del programma di governo sia sottoposto alla pronuncia in via definitiva della Camera entro settanta giorni. Ciò permetterà una migliore pianificazione legislativa, facendo venir meno la necessità di inserire le questioni più disparate all’interno del veicolo del decreto legge, con effetti positivi sull’omogeneità dei settori toccati dal singolo intervento normativo. Infine, per quanto riguarda l’intersezione tra normativa statale e regionale, l’eliminazione delle competenze concorrenti avrà indubbi vantaggi sia in termini di chiarezza delle norme sia nell’individuazione delle fonti competenti. Potrebbero sembrare questioni molto tecniche: invece le leggi toccano quasi ogni aspetto della nostra vita, ogni giorno, e far sì che esse siano chiare e organiche interessa tutti noi. Votiamo Sì anche per questo.

 

Valentina Tonti, giurista, collaboratrice parlamentare, classe 1984

 

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