Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

“Così FI sembra il partito di Nanni Moretti”, dice il vecchio Urbani

Salvatore Merlo
L'ex ministro berlusconiano promuove il sì al referendum

Roma. “Non so se fa ridere, o se fa pena”. Cosa professore? “Questo linguaggio adottato da Forza Italia. La cosa più ridicola è che sembra mutuato dalla grammatica della sinistra di una volta. E’ una nemesi storica. Sento Renato Brunetta che parla di Renzi, e mi sembra di ascoltare Nanni Moretti che parla di Berlusconi”. Renzi come Erdogan? La difesa della Costituzione? “O Renzi come Mussolini… Che è poi quello che dicevano del mio amico Cavaliere”. Quando Berlusconi appoggiò la candidatura di Gianfranco Fini a sindaco di Roma. “Guardi, a me Renzi non sta simpatico. E credo pure che la sua riforma istituzionale poteva essere scritta meglio. Però se la bloccano, se non passa, non ci sarà più un’altra occasione. Rimarrà tutto così com’è per i prossimi venti o trent’anni. Ed è un male, oltre che un tradimento delle ragioni che portarono molti ad appoggiare Forza Italia ai suoi esordi. Noi entrammo in politica per modernizzare il paese. Non ci riuscimmo. Ma ci provammo. E questa, con Renzi, è forse l’ultima occasione”.

 

E Giuliano Urbani, professore, politologo, due volte ministro con Berlusconi, fondatore di Forza Italia nel 1994, era l’ambasciatore del centrodestra nella famosa Bicamerale di Massimo D’Alema, “ero il vicepresidente”. Ma Berlusconi l’affossò la Bicamerale. “Berlusconi ha sbagliato tante cose, ma pensava di poterle fare lui le riforme. E infatti una grande riforma della costituzione il centrodestra l’aveva approvata”. Fu respinta per referendum, nel 2006. “E dieci anni dopo, adesso, quello stesso centrodestra si trova a combattere contro riforme che assomigliano a quelle del 2006”. E’ un paradosso? “E’ una posizione strumentale. Portata avanti per ragioni meschine. E anche con argomenti che francamente fanno sorridere, perché sono gli stessi della sinistra di un tempo: i paragoni con le dittature, la buona Costituzione… Ma per piacere! Siamo stati noi, per decenni a insistere per modificare l’assetto del sistema istituzionale. Volevamo decisioni rapide in Parlamento, e un governo più forte, capace di decidere. Erano questioni la cui importanza era già avvertita negli anni Novanta, e si sono fatte ancora più urgenti: la minaccia del terrorismo, gli equilibri europei, l’instabilità del Mediterraneo… E adesso siamo contrari? Non funziona”.

 


Giuliano Urbani (foto LaPresse)


 

E perché il Cavaliere oggi è contro le riforme? “In lui prevale la reazione alla delusione per il patto del Nazareno, per come Renzi lo ha trattato. Dunque dice ‘no’. Il suo è il ruolo dell’offeso. Un ruolo sterile. Sa a chi dire ‘no’, ma non sa per cosa dire ‘sì’. E’ una posizione che non serve a niente. Se Renzi uscirà sconfitto dal referendum, dopo non sarà sostituito da una coalizione vincente, solida, capace di riprendere il filo delle riforme. Ci sarà un caos che la metà basta”. Ma Stefano Parisi, in Forza Italia, propone una costituente. “E’ una pecetta messa lì da Parisi, che non un urlatore dissennato, per tenere insieme la giusta idea delle riforme con la necessità tutta politica, di potere, di fare la guerra a Renzi. Ma non funziona. Non è nulla”. E allora lei voterà ‘sì’ al referendum. “Lo farò per coerenza con la mia storia. E per questo trovo preoccupante il linguaggio di Forza Italia, trovo inquietante la sua involuzione, e anche certe scivolate persino euroscettiche in un momento in cui andrebbe riscoperta l’utopia europeista. Se salta l’Europa, i primi a soffrirne saranno i paesi come il nostro”.

 

Eppure negli ultimi tempi il Cavaliere ha ritrovato ragioni per sorridere: i sondaggi danno la destra in ripresa. “Il centrodestra non è in ripresa. E’ Renzi che è in calo. Guardo Forza Italia e scopro che si tiene insieme solo in base alle posizioni dell’avversario politico: guardano Renzi, e fanno il contrario. Come la sinistra con Berlusconi negli ultimi vent’anni. Questo è un modo di fare perdente. Non da forza di governo. E poi se uno deve scegliere tra partiti che urlano, che fanno solo propaganda e maneggiano parole forti, allora c’è di meglio di Forza Italia”. Grillo e Salvini? “Se proprio devi scegliere degli estremisti, almeno scegli gli originali”.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.