Foto LaPresse

Cosa chiede la Lega a Forza Italia per costruire il centrodestra del futuro

Claudio Borghi Aquilini
“Cancellazione delle regole del Bail-in. Garanzia statale sui depositi. Valutare la chiusura delle frontiere. Chi non è d’accordo sull’eliminazione immediata della legge Fornero non ha nulla a che fare con noi”. Le condizioni per una nuova alleanza spiegate dal responsabile economico della Lega. Appunti per Parisi.

Al direttore - A seguito del tuo gentile interessamento sono lieto di precisare qualche punto utile a chiarire la posizione della Lega Nord su temi concreti da cui potranno discendere o meno alleanze con altri partiti o movimenti. E’ una ritualità abbastanza curiosa perché a dire il vero la posizione della segreteria Salvini (e mia, in quanto responsabile economico) non è mai cambiata ed è sempre stata coerente con quanto prospettato sin dai tempi del congresso federale di Torino del dicembre 2013 in cui Matteo Salvini fu eletto alla guida del partito. Del resto non avrebbe potuto essere diversamente, perché in Lega Nord il valore della democrazia è molto sentito e lo posso testimoniare da persona arrivata da contesti lavorativi del tutto estranei alla politica.

 

Qualsiasi cambiamento radicale di linea dovrebbe necessariamente passare per un altro congresso, al contrario di quanto accade in movimenti come il Movimento 5 Stelle che pure proclamano a parole la democrazia diretta e invece si trovano arruolati dalla mattina alla sera nelle file degli europeisti con tanto di stima da parte di Monti. Anche se sembra passato un secolo sono trascorsi solo due anni e mezzo e non dovrebbe essere impossibile recuperare l’immagine di quel congresso, in cui la grande novità fu la presenza sul palco dei rappresentanti di tutti i movimenti che in Europa cominciavano a proporre una grande alternativa all’eurodittatura di Bruxelles. Ebbene, la storia ci ha già detto che l’intuizione di Salvini di allora fu corretta: in tutta Europa il rifiuto verso una tecnocrazia orribile e antidemocratica cresce e vince, costringendo i partiti della conservazione ad inguardabili grandi colazioni pur di rimanere aggrappati al potere.

 

E’ così in Austria, in Francia, in Polonia, in Olanda. E’ stato clamorosamente così in Gran Bretagna, dove un popolo con la schiena dritta ha spiegato a tutti che se si vuole si può scegliere e che la libertà è valore ben superiore a qualsiasi previsione terroristica sul Pil. Come si fa a pensare che di fronte ad una così luminosa prova di autodeterminazione di un popolo, valore sacro per ogni militante della Lega, noi possiamo sentirci attratti da progetti di minestre riscaldate con vecchi arnesi dell’eurismo italico? Quale esercito in vista del successo vorrebbe mai arrendersi per allearsi con gli sconfitti? Non spetta a me giudicare la bontà delle scelte degli altri partiti: noi siamo i rappresentanti dei nostri elettori e il fatto che più del 50 per cento degli Italiani sia avverso a questa Europa ci indica che il lavoro da fare per dare loro rappresentanza è appena iniziato.

 

Ed è un lavoro che va proprio in direzione opposta di chi vorrebbe grandi alleanze con gente che mai e poi ma si ribellerebbe a quella Unione Europea nel cui grembo hanno costruito le loro piccole fortune personali. Da ciò si può capire che le telenovele estive su Parisi o non Parisi sono per noi irrilevanti: noi proponiamo un programma preciso e una direzione chiara da presentare agli Italiani in vista delle prossime elezioni politiche e su questo programma auspichiamo la più larga convergenza possibile ma di certo non siamo disposti a metterci insieme con chiunque per “vincere ad ogni costo” con la matematica certezza poi di non riuscire a realizzare nulla di quanto vogliamo fare. Ricordiamo velocemente ancora una volta i punti di questo programma su cui siamo disposti a discutere su tutto (esempio tipico: l’aliquota ottimale della flat tax) ma non certo a snaturarne lo spirito di base.

 

1) Prima il lavoro in Italia e per gli italiani (come da articolo 1 della costituzione: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro).

 

Ogni politica deve avere come idea di fondo il creare lavoro in Italia, recuperare produzione, difendere l'agricoltura, la pesca, l'artigianato. Puntare alla piena occupazione. Chi delocalizza non può essere con noi. Chi appoggia progetti internazionali contro la nostra agricoltura e contro la nostra piccola impresa non può essere con noi. Chi appoggia euroregole che danneggiano la nostra industria a favore di quella tedesca vada in Germania ma non con noi. Chi non è d'accordo sull'eliminazione immediata della legge Fornero non ha nulla a che fare con noi.

 

Il lavoro statale poi deve essere orientato alla produttività e non allo spreco: netta separazione quindi fra i servizi (che devono essere basati su costi standard sulla base della popolazione servita, in modo da individuare le fonti di malagestione) e attività assistite che devono essere rendicontate, definite come tali e orientate alla produzione, alle infrastrutture e alla ricerca. Chi spreca risorse pubbliche deve essere punito.

 

2) Riprendere sovranità (ancora come da articolo 1 della Costituzione: La sovranità appartiene al Popolo).

 

Non si potrà fare nulla senza avere la possibilità di poter agire con tutte le leve del governo. Riprendere il controllo dei confini, riprendere il controllo della moneta, riprendere il controllo di Bankitalia, rispedire al mittente trattati assurdi tipo il Fiscal compact. Riprenderci i miliardi dei fondi salvastati. Insomma, tornare ad essere liberi e indipendenti. Ovvio che chi sta con Bruxelles e con la Merkel non può essere con noi. Anche i trattati come il TTIP e TISA devono essere rifiutati in toto in nome della tutela delle nostre produzioni agricole, della salute e della biodiversità italiana, valore e ricchezza non negoziabile. Ogni trattato internazionale deve necessariamente essere approvato con referendum dal popolo e non potrà mai essere irrevocabile.

 

3) Stop immigrazione incontrollata.  

 

L'invasione è un pericolo immediato per lo Stato. Deve essere fermata prima che sia troppo tardi perché, oltre all’evidente minaccia del terrorismo, rischiamo di trovarci eserciti di disperati che possono diventare violenti bloccati in Italia perché gli altri chiuderanno le frontiere. Chi è per mare nostrum e per le porte spalancate che ingrassano scafisti e terroristi vada altrove. La strada corretta è quella dei campi di accoglienza sull'altra sponda del Mediterraneo sotto controllo ONU. Se risulterà impossibile l'ordinata gestione dell'identificazione si dovrà procedere al blocco delle frontiere per ragione di sicurezza nazionale e procedere ai respingimenti assistiti con cui prestare prima assistenza ai bambini e ai feriti ma riportando inflessibilmente alla partenza i clandestini.

 

4) I risparmi sono sacri.

 

Stop immediato alla minaccia dei risparmi. Cancellazione delle regole del Bail-in. Garanzia statale sui depositi. Agevolazioni fiscali per gli investimenti a lungo termine. Banca d'Italia se non vigila bene sulle banche sia direttamente responsabile e provveda ai risarcimenti. Separazione totale tra banche d'affari e casse di risparmio. Pene severissime per chi provoca dissesti bancari e per i responsabili dei mancati controlli. Non è possibile che per un disastro epocale (più di 30 miliardi inceneriti) quale quello del Monte dei Paschi non ci sia nemmeno indagato nessuno del Pd o di Banca d’Italia.

 

5) La società si basa sulla famiglia tradizionale.

 

In una famiglia ci sono la mamma e il papà e ci sono i figli che ne sono il cuore e il fine ultimo. Una società che non fa figli muore o viene invasa. L’attuale stagnazione demografica delle famiglie italiane deve essere combattuta a ogni costo. La madre deve essere aiutata con detrazioni, asili nido gratuiti e in prospettiva futura, fatti salvi ovviamente i diritti acquisiti su cui le famiglie hanno fondato il loro progetto di vita, molti benefici come la reversibilità e bonus in denaro dovranno essere concessi solo alle nuove famiglie Italiane che faranno figli.

 

6) Il fisco e il sistema pensionistico devono essere giusti.

 

Semplificazione radicale per mezzo della Flat tax. Principio che l'imposizione fiscale deve essere solo sui redditi effettivi e non su prima casa o redditi che non ci sono. Via gli studi di settore, gli acconti e altri strumenti di tortura fiscale.
Il sistema pensionistico deve essere uniforme, flessibile, basato sui contributi versati e correttamente rivalutati. Le prestazioni assistenziali devono avere una contabilità separata e devono essere riservate alle situazioni di effettiva povertà. Le pensioni del tutto staccate dai contributi versati e i vitalizi devono essere ricondotte alla normalità in modo da non creare ingiuste disparità.

 

7) Rispetto per le comunità e le autonomie.

 

Il federalismo è la cura, non il problema. Rileggere Carlo Cattaneo (non a caso attivamente impegnato per l’indipendenza dalla dominazione straniera) per scoprire soluzioni che hanno aiutato a creare l’Italia. Se il potere e la responsabilità è vicina ai cittadini essi possono controllare e eventualmente cambiare. Superare il sistema dei trasferimenti fiscali con politiche che rendendo direttamente competitive le regioni povere con governi locali valutati secondo criteri oggettivi. Maggior uso dei referendum regionali per coinvolgere i cittadini direttamente nelle scelte. Rispetto di qualsiasi forma di autonomia democraticamente domandata ed approvata dai cittadini.

 

8) La difesa è sempre legittima.

 

Abolizione immediata dell'eccesso di legittima difesa. Il criminale è il ladro e il derubato è la vittima, non il contrario.

 

9) Vincolo di mandato.

 

Non significa obbligo di votare sempre tutto come il proprio gruppo ma semplicemente divieto di tradire i propri elettori. A partire dalla prossima legislatura i candidati sapranno che il parlamentare che intende cambiare gruppo rispetto a quello in cui è stato eletto si deve dimettere. Basta nazareni, voltagabbana e verdiniani: rapporto sincero e trasparente con gli elettori.

 

10) Padroni a casa nostra.

 

Il diritto Italiano deve prevalere su quello comunitario. Dobbiamo essere liberi di decidere come vivere, lavorare, produrre e pescare. I nostri interessi devono venire prima e non dobbiamo essere obbligati ad applicare sanzioni economiche contro chicchessia come invece è successo con la Russia o costretti ad importare olio o arance da Tunisia o Marocco. La difesa deve essere rinforzata e i rapporti internazionali devono essere fra pari. I cittadini devono poter avere piena libertà di scelta sulle grandi questioni.  Chi si vuol annullare in megastati senza identità e anima non può essere al nostro fianco.

 

Chiaro, semplice, lineare. Come vedi caro direttore siamo sempre fermi a un programma e a cose concrete che dovrebbero interessare i cittadini molto di più di chi sarà il leader o di chi verrà all’ennesima convention. Si tratta di temi ben diversi da quelli in campo nelle elezioni per i sindaci e sui quali non si potrà evitare di prendere posizione come quando la Brexit ha costretto i rappresentanti dei partiti tradizionali a schierarsi da una parte o dall’altra. Poi decideranno gli elettori. Ovviamente la maggior parte di questi punti è in diretto conflitto con l’orrenda riforma Costituzionale Renzi-Boschi e questo sarà il primo punto di separazione. Nessun sostenitore del “Si” potrà credibilmente essere nostro alleato. Ci aspettano mesi molto difficili e gli Italiani sono stufi di politici che si prendono il loro voto per poi fare tutt’altro rispetto alle promesse. Insistere sul programma è la migliore garanzia che possiamo dare agli elettori, soprattutto ai milioni di sfiduciati che da tempo hanno deciso di non votare più.  
    

 

Claudio Borghi Aquilini è responsabile economico della Lega Nord

 

Di più su questi argomenti: