Valide ragioni per dire "No" alla truffa del referendum

Neoluddismo, generico ambientalismo e plebiscitarismo. Questo è il referendum No Triv

Giulio Sapelli
Dalla truffa mediatico giudiziaria alle risorse da garantire per le future generazioni, dalla pericolosa ideologia anti industrialista alla Costituzione brandita contro gli astensionisti. Girotondo fogliante.

Considero l’istituto referendario molto pericoloso. Se la democrazia rappresentativa è il sistema più adatto per esercitare la virtù dei migliori, la democrazia diretta esalta le virtù dei peggiori. Già il principio ruffiniano della maggioranza (dal giurista Edoardo Ruffini autore de “Il principio maggioritario”, ndr) è pericoloso, se poi lo si lascia scatenare ne derivano gravi pericoli perché le plebi non uniscono mai la maggioranza con la razionalità. A ciò si aggiunge l’avanzare di una mentalità anti-industriale in un contesto in cui l’industria viene venduta ad altri e contemporaneamente vengono allontanati gli investimenti stranieri: si torna così a Luigi Einaudi che ci voleva una nazione agricola-commerciale, mettendo da parte Francesco Saverio Nitti e Pasquale Saraceno che ci hanno fatto entrare nell’industria. Ovviamente è anche una manifestazione della decadenza dell’establishment industriale e la manifestazione non solo della rottura dell’alleanza tra intellettuali e popolo ad opera del partito comunista e del cattolicesimo sociale, ma anche dell’alleanza tra intellettuali e industria, che probabilmente non è mai esistita. In questo caso la gente vota per una generica ideologia ambientalista e neoluddista, non su cosa c’è scritto nel quesito referendario e quali sono le ricadute, questo anche per il lavoro non eccellente dei mass media. Si tratta di decidere su aspetti tecnici sulle concessioni che non sono alla portata degli elettori comuni. In un referendum è facile ed è possibile rispondere a un quesito in cui si chiede di scegliere tra la monarchia o la repubblica, ma su certe cose il popolo non deve poter dire la sua. E’ vero che tutte le grandi democrazie rappresentative si basano sul principio della maggioranza, ma questa deriva plebiscitaria in realtà è solo un segnale della nostra decadenza verso forme di neocesarismo.

 

Giiulio Sapelli è Storico dell’Economia presso l'Università Statale di Milano

 

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